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Ora segno per davvero. L’era Lula vista da un campione.

Il nuovo Brasile. Intervista a Leonardo. Per anni ha incantato i tifosi del Milan. Ma la sua vita è per la fondazione che istruisce i bimbi poveri, premiata anche dall’Unesco.

di Paolo Manzo

Con Rai era da tempo che pensavo di fare qualcosa per incoraggiare una trasformazione sociale in Brasile». Così parla Nascimento de Araujo, per le folle Leonardo. Oggi quel qualcosa è una realtà e con la fondazione Gol de Letra il campione del Milan ha segnato il gol più importante della carriera. Voleva aiutare i bimbi in situazioni d?enorme rischio sociale e c?è riuscito.
Vita: Quand?è nata la fondazione?
Leonardo: Quattro anni fa, quando abbiamo trovato le persone giuste per creare assieme il nostro sogno, un programma pedagogico basato su 4 attività: cultura, sport, informatica e portoghese.
Vita: Quanti bambini aiutate?
Leonardo: Adesso sono 600, 300 a San Paolo e 300 a Rio. Partecipano per cinque ore al giorno al nostro programma. Lottiamo per un?educazione integrale perché, oltre alle nozioni, sono tante le cose di cui ha bisogno un bimbo: dall?autostima alla determinazione, al lavoro di gruppo. E il nostro è stato riconosciuto dall?Unesco come metodo di lavoro educativo.
Vita: Te l?aspettavi?
Leonardo: No, è stata una sorpresa, però è la dimostrazione che la strada è quella giusta, anche se dobbiamo fare ancora tante cose. è stato molto, molto gratificante.
Vita: In Brasile c?è un boom del sociale?
Leonardo: Sì, il Terzo settore da noi sta crescendo tanto. È nato contro il governo degli anni 70. Lo spirito di fondo era: già che non fate voi, cerchiamo di fare noi. Ma oggi non è più così e il governo ha capito l?importanza dei movimenti sociali. Gol de letra, per esempio, arriva in comunità che il governo non può raggiungere.
Vita: Perché?
Leonardo: Perché noi ci arriviamo con l?affetto e l?amore, mentre il governo fa fatica per gli enormi errori del passato.
Vita: Qual è il tuo obiettivo?
Leonardo: Poter dire: guarda, se facciamo così questi bimbi cambiano e diventano cittadini. Perché oggi moltissimi non lo sono e di tanti non si riconosce neanche l?esistenza, non essendo registrati alla nascita. Il problema è molto, molto grave.
Vita: Come ?selezionate? i bimbi?
Leonardo: Tutte le comunità, anche la più povera e violenta, hanno un punto di riferimento. Può essere la Chiesa, la scuola, un leader comunitario. Noi cerchiamo questi punti di riferimento per avere indicazioni sulla reale situazione della comunità. I nostri criteri di selezione sono il reddito familiare, il numero di fratelli e l?età compresa tra 6 e 14 anni.
Vita: E quelli sotto i 6 anni?
Leonardo Abbiamo il sogno di coprire anche la fascia d?età che va da 0 a 6 anni, ma mancano i soldi. Non è facile…
Vita: Quindi avete bisogno di offerte?
Leonardo: Sì, e per raccogliere fondi facciamo aste benefiche. Il prossimo 23 dicembre metteremo all?asta la chitarra di Caetano Veloso, due maglie di Ronaldo e le scarpette del Mondiale di Rivaldo. Ma l?obiettivo è far capire alla gente cos?è il movimento sociale, cos?è il Terzo settore. Si passa per la coscienza delle persone e lo scopo è di creare una nuova etica.
Vita: Il tuo futuro lo vedi di più nel calcio o nel Terzo settore?
Leonardo: Difficile che lasci Gol de letra.
Vita: Perché?
Leonardo: Perché è una malattia, sono malato di Gol de letra ed è quello che ho fatto tutti i giorni l?ultimo anno. Per me e mia moglie, la fondazione è la nostra vita.
Vita: Hai coinvolto altri calciatori?
Leonardo: Sì, tanti. Paolo Maldini ha fatto una donazione importantissima.
Vita: Allora non è vero che i calciatori non sono interessati a certi argomenti?
Leonardo: è falso. Costacurta, Boban e Guly ogni mese versano una quota a Gol de letra e Daniele Tognacini, il massaggiatore, è diventato socio. Il Milan poi ha fatto una donazione importantissima di materiale sportivo. Sembra di no, ma nel calcio c?è tanta gente che ha voglia d?aiutare. Noi li coinvolgiamo, spieghiamo loro dove vanno i soldi, redigiamo un bilancio pedagogico e uno finanziario.
Vita: In Brasile c?è molta violenza minorile. Di chi è la colpa?
Leonardo: Ti dico una cosa che non vuole essere una difesa nei confronti di nessuno: noi, con la società attuale, abbiamo creato una fabbrica di delinquenti. La colpa è tutta nostra. Non si può gettare tutta la colpa su questi bambini di 14-15 anni ma di una società che non ha dato loro altre possibilità. Non voglio rivoluzionare il mondo ma, se non proviamo noi a cambiare, chi lo farà?
Vita: La più grande soddisfazione?
Leonardo: Quando vedo bimbi che arrivano da noi senza valori, senza credere in niente, completamente diffidenti e, dopo un anno, cambiano. Cambiano, capisci? Basta poco. Hanno tutte le potenzialità ma non hanno l?opportunità e questo per me è un errore terribile. Di tutti.
Vita: Lula può cambiare qualcosa?
Leonardo: La gente è curiosa di vedere come sarà al potere. Lui è di sinistra, lotta per il sociale. Proviene da una classe bassa. È nato povero e ha sempre detto di volere fare qualcosa per i più poveri, anzi per i meno privilegiati. Sono solo parole ma vorrei che tu facessi questa distinzione. È importante. Lula è una speranza e ha dietro di lui persone molto capaci, uno staff di persone importanti. Proviamo.
Vita: Come vedi il calcio di oggi?
Leonardo: Come una tremenda forza sociale poco utilizzata, un?attività socialmente importante, fatta d?emozioni. La macchina-calcio poteva anche andare su valori non prettamente economici, com?è invece oggi. Del resto non era nato così il calcio. Non è solo economia ma il problema è di fondo, generazionale.
Vita: In che senso?
Leonardo: La nostra generazione è cresciuta con un unico scopo: studiare, avere un lavoro, un buono stipendio ed essere qualcuno. Abbiamo passato così la nostra adolescenza e oggi resta il vizio di concentrarsi su quello che sei, ciò che fai, quanto guadagni. Si misura tutto coi soldi. Una mentalità da correggere. è venuto il momento di cambiare e di cercare, anche nella macchina-calcio che ha fatto tanti soldi, uno sviluppo più umano e sociale.
Vita: Il sogno di Leonardo?
Leonardo: Un Paese più giusto. Credo che ricchi, poveri, belli, brutti, alti e bassi ci saranno sempre, però il nostro minimo è indegno. Da noi il povero è troppo povero ed è miserabile soprattutto d?opportunità. E ciò non è giusto. Essendo decimi al mondo per il Pil e 73esimi per sviluppo umano, il mio sogno è d?accorciare questo gap. Non facendo arretrare l?economia, ma implementando lo sviluppo umano che deve essere una priorità. Ma senza le persone che possono cambiare questa situazione non si va da nessuna parte. Senza le armi non si può lottare.
Vita: Tu sei credente?
Leonardo: Sì, ma sto ancora cercando la mia identità religiosa. Sono nato cattolico ma ho letto di tutto. Ho vissuto in Giappone dove ci sono filosofie diverse, dallo spiritualismo all?induismo. La religione è bellissima perché nasce dall?uomo: noi che cerchiamo, noi che facciamo.

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