Sostenibilità

«Ora non dipendiamo più dal pubblico»

Il Consorzio Abn di Perugia

di Redazione

Un fatturato annuo di 60 milioni di euro, 3mila lavoratori occupati di cui 350 nel campo delle energie rinnovabili, 10 centrali a bio gas in costruzione e tanto altro. Questi non sono i numeri di una multinazionale ma di Consorzio Abn di Perugia, una realtà che raccoglie cooperative sociali di tipo A e B. Il presidente, Roberto Leonardi (nella foto) tiene subito a chiarire: «Il mondo della cooperazione sociale è nel settore da oltre un centinaio d’anni. Basti pensare alle tante dighe che punteggiano l’arco alpino: furono possibili grazie alla formula cooperativa». Un motivo storico che si aggiunge anche al Dna della cooperazione. «L’economia sociale, tra le altre forme organizzative, è quella che più ha il senso del valore condiviso», conferma il presidente. «Non lavoriamo per generare reddito ma per rispondere a bisogni concreti», spiega. Come nel caso di una delle prime proposte del Consorzio “3mila tetti fotovoltaici – Umbria”.
«Si tratta di un patto di reciprocità con le famiglie. Ognuno mette a disposizione il proprio tetto, in una vera e propria comunità solare. Noi montiamo i dispositivi. Al cittadino arriva elettricità gratuita e noi ripaghiamo l’investimento con gli incentivi statali». Un sistema che permette di risparmiare fino a 7/800 euro l’anno a nucleo familiare. «Abbiamo scelto la rinnovabile perché, oltre a sposarsi col nostro modo di vedere le cose, era l’unica energia che ci permetteva di creare valore per la gente senza scimmiottare le multinazionali», aggiunge Leonardi. Consorzio Abn infatti, oltre a produrre 40 MWh di energia col fotovoltaico può anche contare su 20mila metri quadri di solare termico e sta costruendo 10 centrali a biogas distribuite tra Umbria, Sicilia, Friuli, Campania e Toscana.
«Il nostro è un modello che parte da un vissuto di precarietà, di scarsità di risorse», spiega il presidente, «in un momento di crisi come questa per noi è come giocare in casa, siamo abituati». Ma c’è di più. Anche dal punto di vista economico la scelta paga, «se prima in bilancio l’80% delle entrate arrivava dal pubblico, oggi, grazie anche alla vendita degli impianti, abbiamo ribaltato il dato e di pubblico c’è solo un 20%», sottolinea orgoglioso. Naturalmente ci sono anche criticità: «Troviamo molte difficoltà a convincere partner disposti a investire nelle nostre proposte. Uno scoglio dovuto a un diffuso pregiudizio verso il non profit».


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