Non profit
Ora l’Europa vari il “Pilastro Sociale”
Presentata al Parlamento Europeo l’iniziativa “Stan Up fo the Social Pillar”, promossa da cinque reti di rappresentanza dell’economia sociale, dei sindacati e della società civile europea perché l’Ue non faccia marcia indietro rispetto all’impegno di sostenere l’economia sociale
Presentata ieri al Parlamento Europeo l’iniziativa “Stand Up for the Social Pillar”, un’iniziativa promossa da cinque reti di rappresentanza dell’economia sociale, dei sindacati e della società civile europea: Cecop-Cicopa Europa (per le cooperative), Social Economy Europe (per le organizzazioni dell’economia sociale), Social Platform (per le organizzazioni di solidarietà sociale); Movimento Europeo (società civile), CES (Confederazione Europea dei Sindacati dei lavoratori).
In queste settimane a Bruxelles fervono trattative febbrili per la definizione del Quadro Finanziario Pluriennale (ovvero le linee di programmazione economica prioritarie per il settennio 2020- 2027) nonché per la definizione del cosiddetto “Semestre Europeo” con quale Unione e Europea e Governi degli stati Membri cercano di coordinare le priorità e gli obiettivi per l’anno 2019 (per questa ragione entro la fine di settembre i Governi degli Stati Membri) debbono presentare i loro Documenti di Programmazione Economica Finanziaria.
Questo delicato lavoro si deve realizzare quest’anno alla soglia della conclusione del mandato della Commissione Europea e del Parlamento Europeo, determinando così una congiuntura particolarmente complessa da gestire.
Proprio per questo motivo le organizzazioni che hanno dato vita all’alleanza al Parlamento Europeo per richiamare tutte le istituzioni europee e i governi ha dare seguito alle conclusioni del vertice dei Capi di Stato e di Governo che a Goteborg nel dicembre scorso aveva dato via libera all’iniziativa per la promozione del Pilastro Europeo dei diritti sociali, proprio con l’intento di rilanciare un’idea e un’azione europea più attenta alla dimensione sociale.
Ora l’Alleanza per il sostengo al “Pilastro Sociale” chiede che i buoni propostiti trovino concreta traduzione nella programmazione economica e nelle iniziative di cui si stanno gettando le basi appunto tracciando le linee della QFP (Quadro Finanziario Pluriennale) che dovrà fare i contri con una riduzione importante delle risorse complessive disponibili, per effetto della “brexit” che farà venire una dotazione che sui sette anni di programmazione , potrebbe arrivare a pesare per circa 70 miliardi di euro.
A farne le spese rischiano di essere la PAC (Politica Agricola Comune perla quel si potrebbe prevedere una riduzione di circa il 15%); Fondo sociale europeo e Fondi per la coesione regionale.
Riduzioni importante che potrebbero esser in parte compensate da nuove linee di investimento per ricerca, innovazione, digitalizzazione, programmi di contrasto alle frodi e controllo delle frontiere esterne.
Appare quindi subito evidente che senza adeguate correzioni e senza condizionare tutte le linee di investimento ad assumere una parte di “responsabilità sociale” il rischio che il pilastro europeo dei diritti sociali sia privo di “armatura” e quindi sostanzialmente impossibilitato sorreggere interventi e politiche sociale adeguate diventa molto più che una preoccupazione.
Certamente, siamo tutti d’accordo ad esempio che l’Europa debba investire nuove risorse su innovazione, tecnologia, ricerca, intelligenza artificiale, sostenibilità ambientale, perché questi sono settori che potrebbero creare sviluppo e sui quali non possiamo perdere competitività, ma se togliamo risorse dal Fondo Sociale per incrementare i Fondi per gli investimenti strategici, è indispensabile che si orientino gli attuatori di questi investimenti, che sono principalmente attori economici, ha farsi carico della responsabilità che per ciascuna di queste iniziativa si prevedano impatti sociali postivi sul piano dell’occupazione e della re-distribuzione dei benefici.
È giusto e importante infatti che ad esempio che sia lanciato un piano di investimenti per realizzare un’alleanza europea per l’intelligenza artificiale, ma è doveroso allora che ci sia a fianco anche una alleanza europea per il lavoro e soprattutto per il lavoro decente e dignitoso.
È giusto ed importante che si diano risorse al fondo strategico per gli investimenti nelle infrastrutture per mobilità, comunicazione, tecnologie digitali, difesa e ricerca, ma è altrettanto doveroso che a fianco di questi sia varato e dotato di adeguate risorse il piano di investimenti per rafforzare l’infrastruttura sociale europea.
Durante il seminario di ieri al Parlamento Europeo, presenti parlamentari di diversi schieramenti politici dal PPE all’ALDE ai S&D, i nostri interventi hanno sottolineato che senza una programmazione politica più sociale e più attenta al lavoro e alla riduzione delle diseguaglianze il futuro dell’Europa rischia di essere un futuro di divisioni e conflitti.
Per questo serve orientare risorse ed investimenti in direzione del lavoro, dell’innovazione e della riduzione delle povertà, che non si possono affrontare solo con sussidi e assistenza, ma creando occasioni di sviluppo e di protagonismo economico per le persone. Dal movimento cooperativo in particolare è arrivato forte il richiamo alla necessità che la lotta alle povertà si conduca favorendo la diffusione di nuova imprenditoria che dia protagonismo economico alle persone e favorisca la creazione di occasioni lavoro dignitose. Come cercano di fare da sempre le cooperative, riuscendo ad essere strumento per l’emancipazione delle persone ma soprattutto rendendole protagoniste nella democrazia e nella partecipazione all’attività economica e alla vita sociale.
Mai come ora, dopo 60 anni di storia del progetto di edificazione dell’Unione Europea, c’è bisogno di persone e organizzazioni che sappiano lavorare sull’alleanza, sulla capacità di trovare, nel pieno rispetto delle diversità, le cose che uniscono e non quelle che dividono.
Questa è la vocazione principale delle organizzazioni dell’economia sociale che in questi anni sono riuscite a dimostrare che, mentre l’Unione Europea si trova immersa nella più profonda e grave crisi di sostenibilità sul piano politico ed istituzionale, c’è una altra “unione europea” che tesse invece reti di collaborazione e di integrazione che fanno della solidarietà e della partecipazione un valore fondamentale.
La creazione di questa alleanza per il Pilastro Sociale, è anche un’occasione per lavorare insieme tra cooperative e sindacati dei lavoratori perché questa potrebbe essere un’occasione preziosa per ritrovare le comuni radici nel mutualismo di cooperative e sindacati.
Lavorare sui diritti sociali e sul futuro del lavoro è un occasione per noi di recuperare quella funzione di tutela e protezione dei lavoratori che le prime cooperative avevano così forte e che per alcuni aspetti oggi sembra essere smarrita, per il sindacato lavorare con le cooperative è un occasione per vedere nel modello cooperativo uno strumento fondamentale per limitare la diffusione della cosiddetta “Uberizzazione” del lavoro e dell’economia, sviluppando insieme progetto sullo strumento cooperativo per restituire protagonismo, ad esempio, ai lavoratori delle piattaforme digitali oppure ai tanti lavoratori “dispersi” nei popoli delle partite iva minimali, dei “free-lance” del digitale, degli operaotri individuali del lavoro di cura e dell’assistenza familiare.
L’Europa dell’economia sociale che è intervenuta ieri al Paramento Europe, ha ricordato come in tante occasioni le organizzazioni dell’economia sociale e del terzo settore si sono dimostrate capaci di collaborare e contribuire a costruire un disegno di Europa capace di essere inclusiva, sostenibile, solidale. Quasi a sottolineare che mentre i Governi centrali degli Stati membri riescono a dividersi profondamente su questioni decisive per il futuro dell’Europa: sostenibilità, transizione energetica, modelli di sviluppo, gestione delle migrazioni, politiche di cooperazione internazionale su questi medesimi temi le organizzazioni dell’Economia Sociale tessono relazioni di collaborazione e costruiscono percorsi di integrazione.
*Giuseppe Guerini è presidente di CECOP-CICOPA Europe
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