Volontariato

Ora l’impresa non finisce più al cancello

Secondo il sociologo, «la sbornia global è finita». Ora l’attenzione al sociale è componente fondamentale anche per il profitto.

di Giampaolo Cerri

Nadio Dalai, sociologo, è un osservatore attento dei comportamenti dell?impresa, per averla studiata a lungo e per averla conosciuta dall?interno avendo fatto il direttore generale alla Rai (al tempo dei professori) e alle Ferrovie dello Stato (nel periodo Necci). L?uomo giusto cui chiedere se quella della corporate responsability è una moda o un processo irreversibile. Vita: Dalai, cosa si vede dal suo punto di osservazione? È una tendenza che dura? Nadio Dalai: Quando le aziende crescono, scoprono qualcosa di diverso rispetto alla produzione o alla distribuzione di beni o servizi: che il cancello della fabbrica non è più un limite e che bisogna andare oltre. È tipico dell?esperienza personale dell?imprenditore, ma anche di quella collettiva dell?azienda, scoprire che la società non è fatta solo di consumatori ma anche di consenso, immagine, credibilità: tutti fattori intangibili che sono parte dell?identità e della capacità competitiva dell?impresa. Si fa più vita associativa, si guarda al sociale, si supera quell?autoreferenzialità iniziale: si passa dalla logica di una produzione di profitto tout court a una di profitto sociale. Ma oggi, c?è qualcos?altro… Vita: E cioè? Dalai: Finita la sbornia del pensiero unico dell?economia e della globalizzazione, quando si scopre un item, sembra l?unico ad aver diritto di cittadinanza, ricominciamo a riportare in evidenza la dimensione sociale rispetto a quella economica. Che siano i no global, che siano i terroristi, che sia la paura della gente, ma nessuno oggi osa più dire che la globalizzazione economica sia l?unica possibilità. Il sociale, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra, anche per l?economia. Il caso di Big Pharma, costretta a fare i conti con il superamento dei brevetti in Africa, è emblematico e traumatico. Vita: Ci sono altri segnali interessanti? Dalai: Il volontariato d?impresa. Un modo nuovo di essere responsabili, piccolo ma anche molto significativo. È ancora appannaggio di poche multinazionali o di rare esperienze associative: merita di essere condiviso di più. Il percorso è interessante. Vita: L?11 settembre ha accelerato tutto… Dalai: Guardi, c?è un genotipo dell?impresa che è produrre e vendere ed è quello che prevale all?inizio. Lo scontro con l?ondata ambientale è inevitabile e allora si cominca a guardare ?oltre il cancello?. C?è anche una frattura virtuosa, trasformando quello scontro in possibilità di profitto. L?11 settembre ha piuttosto posto una rottura mentale: ci ha obbligato a guardare in faccia la realtà per quella che era: recessione compresa. Un evento che ha fatto metafora di una crisi: insomma la Swissair non può chiudere dall?oggi al domani, era già decotta. L?11 settembre ci ha pulito gli occhiali. Vita: Era aperto il cancello di Rai e Fs? Dalai: La Rai era ed è malata di narcisismo: neppure oggi guarda oltre viale Mazzini ma sempre dentro di sé. Le Ferrovie erano un monopolista che doveva cominciare a considerare clienti quelli che un tempo erano suolo utenti. Mi sembra che siano stati fatti dei passi concreti.


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