Famiglia

Ora il cocomero arriva davvero

Nata durante le riprese del film della Archibugi, l’associazione di medici e volontari ha finalmente una sede... La stessa dove fu girata la pellicola

di Michele Caropreso

Il Grande cocomero può finalmente mettere radici. Nel luogo che lo ha visto nascere. Dopo un tortuoso iter burocratico per l?assegnazione dei locali, durato ?appena? quattro anni, l?associazione di aiuto per i minori in difficoltà, nata sul set dell?omonimo film di Francesca Archibugi, avrà finalmente una sede: quelle stesse stanze in cui era ambientata la storia interpretata da Sergio Castellitto. Il lavoro che l?attore romano portava avanti nella finzione cinematografica,aiutando i ragazzi che soffrono di problemi psichici, verrà ripreso dai neuropsichiatri infantili, gli psicologi, gli artisti e i volontari che hanno fondato, nel ?93, l?associazione. Questa volta, però, siamo nel mondo reale.

L?idea del Grande cocomero nasce durante le riprese del film, nel 1992. La Archibugi aveva contattato un gruppo di medici e operatori dell?università di Roma per la sceneggiatura, e da questo incontro è nato un progetto: «Ci siamo accorti delle potenzialità che un?alleanza tra cinema e psichiatria può avere», racconta Roberto Altieri, neuropsichiatria infantile, tra i fondatori del gruppo. «Il cinema propone dei modelli, e i modelli per i bambini sono fondamentali. Le strutture che si occupano di disagio psichico sono piene di piccoli Rambo e Terminator». Questa doppia anima, artistica e scientifica allo stesso tempo, rappresenta l?originale ricchezza del Grande cocomero. Prosegue Altieri: «Fino a oggi siamo stati in una sorta di stand-by, con tante idee in testa, ma senza la possibilità di realizzarle. Se non hai una sede fisica non esisti, gli enti con i quali cerchi di entrare in contatto neanche ti considerano».

E la sede, 200 metri quadrati al primo piano di uno stabile in via dei Sabelli, a Roma, vicino all?università, è arrivata nei giorni scorsi. Ma non è stato semplice. La richiesta per l?assegnazione parte, per la prima volta, nel settembre ?93, alla volta della preside della scuola che allora era ospitata ai piani superiori dello stabile, e degli uffici pubblici competenti. Nel gennaio successivo arriva il consenso della preside, ma le istituzioni non sanno bene che devono fare. A luglio i volontari avviano i lavori di ristrutturazione, in attesa di quella risposta positiva che danno per scontata: quei locali, infatti, sono abbandonati da anni. E invece no. Quattro mesi dopo la Circoscrizione competente fa mettere i lucchetti ai cancelli, e si scopre che vuole destinare quegli spazi a biblioteca, avendo appreso dalla richiesta del Grande cocomero che erano inutilizzati. Si va avanti nella nebbia più fitta fino ai giorni nostri, quando arriva finalmente la sospirata assegnazione. Ma c?è un ma. Ci sono 10 milioni di affitto arretrato da pagare, per regolarizzare l?occupazione, e lavori di ristrutturazione indispensabili, per una spesa di almeno cento milioni.

Una prospettiva che non preoccupa però più di tanto quelli del Grande cocomero, che hanno già iniziato a raccogliere i fondi, e che, soprattutto, stanno mettendo a punto il programma delle attività che il futuro centro dovrà svolgere. «Ci vogliamo affiancare alle strutture sanitarie esistenti», dice ancora Altieri, «occupandoci da una parte di fornire sostegno psicologico e sociale ai ragazzi che vivono situazioni di disagio ?sommerso?, senza che necessariamente ci vengano segnalati da un ambulatorio. E dall?altra cercando di creare un centro di incontro per ragazzi e studenti, uno spazio creativo,che metta a frutto la presenza, nella nostra associazione, di molti rappresentanti del mondo artistico».

L?opinione di Francesca Archibugi

Ho preso. E ora do
L?idea di associarsi, di proseguire il lavoro cominciato sulla sceneggiatura e poi sul set non è stata mia. È venuta dal ?mondo della scienza?, che dapprima avevo cercato per capire, per sapere, per nutrire la storia che mi stava nascendo. L?impulso creativo è sempre più infinitamente solitario di quello che sembra, e l?artista più egoico di quello che i suoi manifesti intenti umanitari vogliono rivelare. Però, alla fine dell?opera, ho sentito così forte il desiderio di ricambiare tutto quello che nel corso del film mi era stato regalato da alcuni neuropsichiatri, neurologi, infermieri e soprattutto giovani pazienti o ex-pazienti, cresciutelli abbastanza da diventarmi fratelli minori, che abbiamo deciso di finalizzare questo incontro in qualcosa di utile, operativo.

regista

Numeri utili

Il Grande cocomero
via Domenico Oliva, 46
Tel. 06/82000484
Per sostenere l?associazione:
versamenti su ccp 88355003

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