Famiglia

Operazione porta aperta

L'esperienza di Servas

di Emanuela Citterio

Con ogni vera amicizia rendiamo più stabili le fondamenta che sostengono la pace del mondo intero». Questa frase di Ghandi è uno dei capisaldi di Servas, un’associazione nata all’indomani della seconda guerra mondiale. L’aspirazione è alta: riscoprire il valore dell’ospitalità per favorire la conoscenza e l’incontro fra i popoli.
In cinquant’anni Servas si è diffusa in quasi tutti i Paesi del mondo. Vi aderiscono circa 15mila persone. Che potenzialmente possono viaggiare ovunque grazie ad altre persone che le fanno sentire come a casa di amici. «Non si tratta solo di mettere a disposizione un edificio», spiega Giuliana Pellizzari, 39 anni, vent’anni di “porte aperte” alle spalle «ma di accogliere le persone prevedendo di spendere del tempo per stare con loro, per conoscerle».
In Servas c’è chi apre le porte di casa propria e magari non ha mai viaggiato, chi viaggia solamente, chi dà e riceve ospitalità. «In questi anni ho ospitato più che viaggiare», continua Giuliana, «e ogni volta è un’occasione di arricchimento personale: non c’è stata una sola esperienza che possa dire negativa». L’ospite, che può venire da qualsiasi Paese del mondo, deve avere un documento che comprovi l’appartenenza a Servas. Non paga nulla per il soggiorno, e può contare su due notti di ospitalità, a meno che il proprietario della casa non lo inviti a fermarsi per più tempo.
Per aprire le porte della propria casa, inutile negarlo, è necessaria una certa dose di fiducia nel prossimo. «Qualcuno ci prende per pazzi», confessa Giuliana, «ed è vero che la condivisione di un luogo così intimo come la propria casa prevede un continuo esercizio della fiducia. è d’altra parte il modo che abbiamo scelto per costruire un pezzetto di pace. Entrare a far parte di Servas, in ogni caso, non è automatico. Ci sono dei coordinatori regionali che hanno il compito di verificare le motivazioni e la serietà di chi aderisce».
Le persone che scelgono di viaggiare contando su questa rete di ospitalità, totalmente volontaria, aumentano di anno in anno. Una nuova forma di turismo responsabile? Giuliana ne è convinta. «Visitare un Paese come ospiti di una famiglia permette un contatto molto più approfondito con la realtà, di quello che sarebbe possibile stando in albergo. Se vado in India, per esempio, ho più possibilità di rendermi conto della situazione mettendomi dalla parte di chi ci vive, facendomi raccontare da chi mi ospita. è un turismo con meno paraocchi».

Dritte e Consigli
Chi: Servas è un’associazione che lavora per la pace e non un’agenzia che offre un servizio
Come: aderisce chi condivide pienamente i fini e le motivazioni dell’organizzazione. Iscrizione previo colloquio con un responsabile. Si può scegliere di essere:
– porta aperta: accoglie anche per la notte
– day host: non può accogliere ma si offre durante il giorno per dare consigli o semplicemente per uno scambio di idee prendendo il tè
– solo viaggiatore
– simpatizzante
Costo: nessuno
Info: 0321.402842
www.servas.it

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