Formazione
Operatori sociali, otto su dieci trovano lavoro in un anno
La docente, Milena Santerini
di Redazione
Direttore scientifico del master in “Formazione interculturale. Competenze per l’integrazione e l’inclusione sociale” all’università Cattolica di Milano, Milena Santerini è ormai alla settima edizione del suo corso. Un’esperienza sufficientemente lunga per provare a fare un primo bilancio dei risultati ottenuti.
Di cosa si occupano oggi i suoi ex allievi?
Lavorano soprattutto nel privato sociale, nelle associazioni e nelle cooperative, occupandosi sia di minori sia di adulti. Molti poi sono impegnati nelle scuole come personale di sostegno ai minori immigrati, nelle scuole di italiano o negli sportelli di servizio agli immigrati. Qualcuno invece ha trovato una collocazione in progetti di cooperazione in Italia, ma anche all’estero.
Quanti sono i precari?
Dal punto di vista culturale e umano, sono lavori che offrono un alto grado di soddisfazione. Poi certo, c’è il tema della precarietà, come del resto accade anche nei primi anni di altre tipologie di carriera. È evidente che i nostri educatori, specialmente quando lavorano in un ente pubblico, non sono immediatamente inseriti con contratti a tempo indeterminato.
Veniamo ai numeri: qual è la percentuale di placement?
Siamo intorno all’80%, considerando il primo post diploma. Un risultato molto alto ma, come ho detto, spesso si tratta di contratti atipici.
Quale requisito personale deve avere un ragazzo per avvicinarsi a questo tipo di curriculum?
Sensibilità, flessibilità e capacità di empatia. E non si tratta qualità così comuni come si pensi.
Qual è invece il percorso formativo che prepara meglio al suo master?
Il ventaglio è abbastanza ampio: vanno benissimo lettere, scienze della formazione naturalmente psicologia, lingue, ma abbiamo anche laureati in economia, giurisprudenza. Il nostro, però, è un master a numero chiuso e quindi per accedervi occorre superare le selezioni.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.