Volontariato

Operatori, la laurea passaggio obbligato

Aumentano le chance per una preparazione scientifica. «Ma non bisogna perdere la capacità di rapportarsi alle persone», spiega Giuseppe Guerini di Federsolidarietà

di Carmen Morrone

Il panorama degli operatori sanitari italiani in questi ultimi anni è decisamente cambiato. Nuove figure si sono aggiunte a quelle tradizionali, sono gli Os – Operatori sociosanitari, gli Asa – Ausiliari socio-assistenziali e gli Ota – Operatori tecnici dell?assistenza, formati nelle scuole professionali regionali. Per diventare infermiere, educatore sanitario o terapista occorre invece seguire un corso di laurea. Lauree ad hoc sono state introdotte anche per preparare i dirigenti delle cooperative sociali che operano nel campo dei servizi alla persona. Manager etici Scienze per le politiche sociali e del terzo settore è il nome della laurea biennale dell?università Cattolica di Milano. «Formiamo manager sociali attraverso insegnamenti che vanno dalla gestione di tutte le fasi di un progetto, all?etica dei servizi fino alla sociologia del terzo settore», spiega Carlo Mario Mozzanica, docente di Organizzazione dei servizi alla persona proprio alla Cattolica. Mozzanica ricorda anche la laurea triennale in Tecnico esperto in psicomotricità. «È una figura che la Regione Lombardia annovera tra gli operatori sanitari nelle residenze per anziani e disabili insieme ai maestri d?arteterapia e di musicoterapia». Consuelo Corradi è invece docente di Sociologia generale al corso di laurea specialistica in Scienza del servizio sociale e del non profit della Lumsa di Roma. «Il sistema del 3+2 permette di creare percorsi che si adattano perfettamente alle professioni del welfare. Con i tre anni si forniscono nozioni di base che poi vengono calibrate nel biennio secondo le esigenze di curriculum e di lavoro dello studente. Questa flessibilità ci ha consentito di aumentare le ore di stage (320, svolte prevalentemente in cooperative) e di rafforzare i contenuti del fund raising e del marketing sociale». Quando la formazione di base finisce, ecco quella permanente, «fondamentale come momento di rimotivazione e aggiornamento professionale», dice Giuseppe Guerini, consigliere regionale Lombardia di Federsolidarietà. Il network, che conta più di 4mila cooperative sociali, mutue, imprese sociali, consorzi ha investito molto sulla formazione: «Soprattutto quella sull?operatore. L?approccio universitario ha infatti migliorato la preparazione scientifica e culturale a discapito però della capacità di gestire le relazioni». Formatori di formatori Da 25 anni Irecoop Lombardia, l?agenzia formativa di Confcooperative si occupa di sviluppo delle imprese cooperative. Il rafforzamento delle professioni sanitarie è ormai divenuto strategico. Spiega il direttore Erasmo Corbella: «In questo senso abbiamo avviato numerose iniziative tra cui quella con l?ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere. Si tratta di seminari, che presto trasformeremo in corsi, progettati per infermieri e medici e realizzati in collaborazione con cooperative sociali che gestiscono Rsa e hospice».


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