Non profit

Opera: tanto sociale, tanta lega

Casa della Carità, Comunità di Sant’Egidio, una parrocchia attivissima, comunità di immigrati integrate. E dal 13 aprile, per la prima volta nella storia, un sindaco leghista.Com'è stato possibile?

di Daniela Verlicchi

La Festa dei Popoli e il presidio anti rom. L?allarme sicurezza e i livelli di criminalità più bassi dell?hinterland milanese. Associazioni di stranieri e, adesso, un sindaco leghista. Opera, oggi, è tutto questo. Insieme. Contraddizioni di termini che alle scorse elezioni sono esplose e hanno portato ad un risultato shock: il primo leghista sulla poltrona del primo cittadino. E che leghista: Ettore Fusco nel 2006 ha capeggiato la protesta contro il campo nomadi temporaneo che l?amministrazione e la Casa della Carità avevano allestito all?ingresso del paese, beccandosi pure una denuncia per istigazione alla violenza quando qualcuno diede fuoco alle tende allestite dalla Protezione civile.

Opera non è uno dei tanti paesi dormitorio dell?hinterland: la società civile è vigile e attiva e la realtà non è fatta di criminalità e disgregazione sociale. Sono 41 le associazioni che lavorano da queste parti: si occupano di sostegno agli anziani, disabili e integrazione degli immigrati. C?è un centro diurno che accoglie 15 disabili; ci sono associazioni come Jonathan Opera, 25 volontari, che da quasi un decennio accompagnano i pomeriggi dei portatori di handicap. C?è la Festa dei Popoli che ogni anno, a maggio, riunisce oltre mille persone, tra stranieri e operesi. Insieme. Poi c?è la parrocchia: un vero gigante della solidarietà con i suoi 500 giovani impegnati nelle quattro realtà di volontariato che hanno sede proprio nel centro pastorale. Lo ammette lo stesso sindaco: «A Opera si sta bene, è un paese tranquillissimo». Rispetto ai paesi limitrofi c?è più lavoro e meno criminalità.

Gli immigrati sono il 6,5% della popolazione e ci sono esempi di integrazione riuscita come quelli della comunità coreana o ecuadoregna. Tra loro c?è chi si è integrato a tal punto da pensarla quasi alla leghista: «La sinistra è stata troppo tollerante in questi anni. Noi stranieri dobbiamo rispettare le leggi italiane ma lo Stato non può dimostrarsi debole nei confronti di chi sbaglia». Parola di Edy Omar Ponce Vaca, il presidente di Ecuador Solidario, l?associazione che riunisce gli ecuadoregni operesi.

Un sindaco leghista dopo 50 anni di regno incontrastato della sinistra. Come è potuto succedere? Per capirlo, occorre tornare al dicembre 2006, quando ad Opera si sono alzate le prime fiamme sul campo rom. A detta di tutti e dello stesso sindaco, la costruzione del consenso è iniziata lì, appena fuori dal campo, con l?esperienza del ?presidio?: un gruppo di cittadini, capeggiati da Fusco, che hanno dimostrato, con urla e slogan, che i rom ad Opera proprio non erano graditi. «Un clima di assedio», ricorda Elisabetta Cimoli di Sant?Egidio, che ha spaccato la comunità: da una parte «quelli del presidio», dall?altra, oltre la Casa della Carità, Sant?Egidio e il comitato organizzatore della Festa dei Popoli. «Mi sono ritrovata a litigare con i miei comparrocchiani», spiega Laura Cosina, portavoce del comitato, che ora sta vivendo un?esperienza di servizio civile in Argentina.

La linea del Piave tra amici e nemici dei rom passava proprio al centro della parrocchia dei santi Pietro e Paolo. L?allora parroco, don Renato Repuzzini, si è schierano con i rom e lo ha fatto pubblicamente, alla Messa di Natale, quando ha impedito che i fedeli si scambiassero il segno della pace («una comunità che non accoglie non dà pace», ha spiegato). Una presa di posizione forte, che ha creato polemiche tali da indurlo a lasciare l?incarico e che tuttora gli impedisce di intervenire sull?argomento. Il presidio è rimasto in piedi fino all?11 febbraio, quando il campo è stato smantellato. Poi si è trasferito sul web ed è diventato un blog (www.operasicura.blogspot.com): uno strumento di informazione, gestito dallo stesso Fusco, attorno al quale, col tempo, si è creata una piccola comunità virtuale.

La comunicazione, d?altra parte, è sempre stato il pallino del neo sindaco. Non è difficile trovare Fusco: il suo numero di cellulare è online. È il «Bossi pensiero»: sempre vicini alla gente, sempre pronti a difendere i loro interessi. Soprattutto, gli interessi di quel migliaio di nuovi residenti che si sono stabiliti nei quartieri residenziali a due passi da dove si trovava il campo. «Gente nuova», spiega Patrizio Ponti, dell?associazione Baobab, «che considera Opera poco più di un quartiere dormitorio e non ha compreso la complessa realtà sociale della città».


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