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Open Data: ecco i governi più trasparenti

L’ Open Data Barometer 2015 stila una lista dei governi che utilizzano di più gli open data, per promuovere la trasparenza e combattere la promozione. L’Italia tra i peggiori d’Europa, ma in miglioramento

di Ottavia Spaggiari

La strada per la trasparenza rimane ancora lunga. Ad affermarlo l’ Open Data Barometer, un rapporto sviluppato dalla World Wide Web Foundation, che tiene monitorato l’utilizzo degli Open Data da parte delle pubbliche amministrazioni. Un movimento globale per rendere i governi più “aperti”, infatti aveva preso vita nel 2013, quando i leader del G8 avevano firmato la Open Data Charter, promettendo di rendere il settore pubblico più accessibile ai cittadini. Nel 2014 i governi del G20 avevano dato seguito alle promesse di trasparenza, impegnandosi a promuovere gli open data, come strumenti di contrasto alla corruzione e le Nazioni Unite avevano riconosciuto la necessità di una Rivoluzione dei Dati, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo globali.

Eppure la seconda edizione dell’ Open Data Barometer, mostra che molti governi faticano ancora a rendere i dati accessibili ai cittadini. Tra le informazioni giudicati evidentemente più “sensibili” e più difficili da diffondere in molti Paesi, quelle riguardanti le spese pubbliche e l’efficienza dei servizi, i dati utili a contrastare la corruzione e promuovere la giusta competizione, l’accesso alle informazioni relative alle gare d’appalto pubbliche e ai bilanci delle aziende private, è ancora molto limitato.

Regno Unito, Stati Uniti (con alcune pratiche virtuose a livello globale, come il caso della città di Chicago) e Francia, i Paesi in cui le politiche per la promozione degli open data sono più avanzate. In Europa, ottime posizioni anche per Svezia, Olanda Norvegia, Danimarca, Germania, Finlandia, Estonia, Austria, Svizzera, Belgio e Islanda. In questi Paesi l’accesso ai dati è reso disponibile da diverse agenzie governative, e dalle amministrazioni locali. Secondo il rapporto, qui l’accesso e la condivisione di informazioni, sta avendo un impatto positivo crescente sul rapporto tra cittadini e governo, sulla società civile e anche sul settore privato, promuovendo appunto la trasparenza e la concorrenza equa.

L’Italia, arriva dopo Spagna, Cile, Repubblica Ceca e Brasile e rimane tra i peggiori in Europa, ancora relegata al cluster “Emerging and Advancing”, di cui però è tra i primi 5,  tra i Paesi insomma, che stanno iniziando a capire l’importanza dell’accesso ai dati e che, secondo l’ Open Data Barometer, hanno grande potenziale, nonostante gli ostacoli, per la promozione di politiche efficaci.

Trentacinque i Paesi, classificati nel cluster “capacity constrained”,  a capacità limitata, per varie ragioni, dall’instabilità governativa, ai conflitti interni, alla ridotta libertà di espressione dei cittadini e della società civile. Tra questi, i peggiori secondo il rapporto, Yemen, Camerun, Mali, Haiti e Myanmar.

Malesia, Kazakistan, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Bahrain e Qatar,  risultano invece tra i Paesi, in cui esistono alcune, sporadiche iniziative di open data, che però non risultano avere un impatto efficace, a causa della limitata libertà di espressione dei cittadini e della società civile. Senza una maggiore libertà politica, infatti è impossibile tradurre i dati in azioni concrete per promuovere la trasparenza e contrastare la corruzione.

L’Open Data Barometer, ha individuato 5 punti su cui lavorare per la promozione dei dati:

–       Impegno politico per la divulgazione delle informazioni relative al settore pubblico

–       Investire nella formazione della società civile e degli imprenditori, nell’utilizzo efficace dei dati

–     Contestualizzare l’utilizzo degli open data ai bisogni locali, per esempio, rendendo i dati accessibili graficamente, nei Paesi con uno scarso livello di alfabetizzazione

–       Sostenere le iniziative di open data a livello locale, come completamento dei programmi nazionali

–       Promuovere riforme legislative per garantire il diritto all’informazione e alla privacy

Nei prossimi 6 mesi, i leader internazionali avranno diverse possibilità per dimostrare concretamente l’impegno nella diffusione degli open data, lavorando su questi punti, durante diversi appuntamenti importanti , tra cui la  United Nation’s high-level data revolution in Africa conference , il marzo prossimo, la Canada’s global International Open Data Conference, in Maggio e il G7 in Germania, a giugno.

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