Mondo

Open Arms: resta il sequestro ma cade l’accusa di associazione a delinquere

Il gip di Catania smonta parzialmente la ricostruzione di Zuccaro e rimane in piedi solo l'accusa di immigrazione clandestina, gli atti quindi saranno trasferiti alla procura di Ragusa. Continua la campagna a sostegno dell'Ong

di Ottavia Spaggiari

Resta sequestrata la nave dell’Ong spagnola Proactiva Open Arms, ormeggiata al porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso dopo il salvataggio di 215 migranti, cade però la pesante accusa di associazione per delinquere.

È questa la decisione del gip di Catania, Nunzio Sarpietro, che ha accolto la richiesta della procura distrettuale etnea. Il gip non ha però ritenuto che sussistesse il reato di associazione per delinquere ma soltanto quello di immigrazione clandestina, rigettando così l'ipotesi del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Gli atti saranno trasferiti alla Procura di Ragusa.

Il giornalista Sergio Scandura, inviato di Radio Radicale che ha seguito tutta la vicenda dell’imbarcazione spagnola dai primi delicatissimi momenti delle operazioni di salvataggio a largo della Libia, comprese le minacce di morte avanzate dalla Guardia Costiera Libica all’equipaggio dell’Ong davanti al rifiuto di consegnare le persone salvate, ha reso noto su Twitter che “il GIP di Catania a Zuccaro ha anche annullato gli interrogatori fatti ai membri della nave di Open Arms a Pozzallo, per 10 ore. Erano già indagati e quindi non potevano tenersi come "sommarie informazioni" senza la presenza dei difensori”.

Nel frattempo continua la campagna a sostegno dell’Ong. Con l’hashtag #freeopenarms e #searescueinotacrime letteralmente, salvare vite in mare non è un crimine, hanno dimostrato la propria solidarietà migliaia di persone, tra cui il giornalista dell’Agenzia Reuters , Steve Scherer e l’attore Richard Gere.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.