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Onu, se ci sei batti un colpo

Il j’accuse di Khadija Elmadmad, consulente Unesco: un’avvocatessa marocchina, da sempre in prima linea per i diritti dei migranti, propone la sua ricetta, di Francesca Lancini

di Redazione

Ècambiato poco da quando, in primavera, alcuni emigranti morirono nei pressi delle Canarie: oggi un gran numero di magrebini, soprattutto subsahariani, insiste nel cercare una via di speranza verso l?Europa, in particolare verso Spagna e Italia. «La globalizzazione ha fatto esplodere il fenomeno dell?emigrazione senza produrre un diritto condiviso che protegga chi è costretto a lasciare la sua terra a causa della miseria». A parlare è Khadija Elmadmad, che tra Casablanca e Rabat si divide fra la professione d?avvocato, di docente universitario e di consulente dell?Unesco per il programma Migrazione e diritti umani. In collaborazione con ong e associazioni, tra cui Coopi e Caritas, cerca gli strumenti legali per proteggere i migranti, ma molto resta da fare perché «pochi si occupano di questo problema e urge una revisione del diritto internazionale creato dall?Occidente ». Vita ha intervistato la Elmadmad durante la conferenza Diritti umani e cittadinanza in un mondo multiculturale, organizzata a Milano dall?Ispi – Istituto per gli studi di politica internazionale. Vita: Da quanto tempo il Marocco è terra di migrazioni? Khadija Elmadmad: Per la sua collocazione geografica i marocchini hanno sempre viaggiato all?estero, accogliendo allo stesso tempo i popoli dell?Africa subsahariana e i pellegrini che si recavano a La Mecca. Ne è prova la composizione sociale del Paese, un melting pot con diverse etnie e due religioni principali, l?islam e l?ebraismo. Il Marocco è un microcosmo con genti africane, arabe, berbere ed europee. Vita: Oggi che tipo di flussi migratori interessano il suo Paese? Elmadmad: Siamo sempre più terra di passaggio per il salto verso l?Europa. Il fenomeno migratorio è osteggiato dalle autorità ed è molto difficile da gestire. A partire dagli anni 90 la Ue ha posto restrizioni nella concessione dei visti, ma la misura non ha fermato nessuno. Vita: C?è una legge marocchina? Elmadmad: Sì, è del novembre 2003 ed è molto dura. Per i clandestini sono previsti carcere, espulsione e multe. Per i trafficanti si arriva alla pena capitale se qualcuno dei migranti muore nella fuga. La legge, invece, è più indulgente con richiedenti asilo, donne incinte o accompagnate da un bambino e minori, per i quali non è prevista l?espulsione. Vita: Il governo potrebbe creare centri di detenzione sul modello libico? Elmadmad:Dopo il 2005, quando sono stati uccisi alcuni migranti che cercavano di superare le frontiere di Ceuta e Melilla, sono stati creati due campi nel Sud, ma sono durati poco: dopo una settimana sono stati chiusi per le proteste delle ong. Vita: Chi assiste i migranti che restano in Marocco e Algeria? Elmadmad: Le ong marocchine e straniere, come Coopi, e la Caritas, fanno il possibile per offrire assistenza, ma in tutto sono meno di una decina. Siamo molto preoccupati perché le leggi europee e marocchina dicono di proteggere le donne che emigrano accompagnate da un bambino, ma non sono applicate e, per sopravvivere, molte finiscono nel traffico della prostituzione. Vita: Da avvocato che soluzioni propone? Elmadmad: La società marocchina sta invecchiando e nel 2020 avrà bisogno come l?Italia di molta manodopera. Propongo di abolire i visti per l?Europa, in mancanza dei quali coloro che sono partiti come clandestini non possono rientrare in Marocco e sono trattati come criminali. Vita: Lei collabora con l?Unesco. A suo avviso l?Onu sta facendo abbastanza per il problema delle migrazioni? Elmadmad: Serve un?organizzazione più forte e democratica. L?Onu è incapace di gestire i problemi e va riformata. Bisogna iniziare a combattere sul serio lo sfruttamento dei Paesi del Sud del mondo. L?Africa è ricca di risorse ma che danno profitti solo ai governi e alle multinazionali occidentali. E le guerre sono possibili grazie alle armi che provengono dal Nord del mondo, dato che gli africani non ne producono. Sono questi i problemi che la nuova Onu dovrebbe affrontare.


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