Cultura

Onu: Rapporto sviluppo 2002. Italia 20°

Norvegia ancora prima, Stati Uniti sesti, Italia solo ventesima. Sono alcuni dati della classifica degli indici dello sviluppo umano raggiunto dai vari paesi del mondo secondo il rapporto ONU 2002

di Redazione

Norvegia ancora prima, Stati Uniti sesti, Italia solo ventesima. Sono alcuni dati della classifica degli indici dello sviluppo umano raggiunto dai vari paesi del mondo secondo il rapporto ONU 2002. Il Rapporto richiama l’attenzione su tragiche eccezioni in Europa centrale e orientale, nell’ex Unione Sovietica e nell’Africa sub-sahariana, dove molti paesi hanno effettivamente un ISU (indice sviluppo umano) oggi inferiore rispetto ai loro dati relativi all’inizio degli anni ’90. In alcuni casi, l’ISU e’ piu’ basso che nel 1975. Piu’ di 60 paesi, da diverse parti del mondo, hanno oggi un reddito pro capite inferiore rispetto a prima del 1990 – e in 26 paesi, il reddito e’ inferiore rispetto ai dati del 1980. L’Indice di Sviluppo Umano (ISU), aggiornato annualmente, classifica quest’anno 173 paesi secondo una misura composita di aspettativa di vita, istruzione,e reddito pro capite. La Norvegia rimane in cima all’ISU, subito seguita da Svezia, Canada e Belgio, al quarto posto che ra dell’Australia e superando gli Stati Uniti. Ma le posizioni tra i paesi sono molto ravvicinate: l’Australia, per esempio, e’ scesa dal secondo al quinto posto, ma la differenza tra queste posizioni e’ minima. Anche i cambiamenti nelle ultime posizioni della classifica sono stati molto limitati. La Sierra Leone e’ ancora ultima, con gli ultimi 24 paesi dell’Indice tutti nell’Africa subsahariana. Tuttavia, ci sono stati grandi cambiamenti nella classifica rispetto al 1990. In cima all’indice, la Norvegia ha scalato 6 posizioni dal 1990, e la Svezia e l’Australia sono entrambe salite di 9 posizioni. Gli Stati Uniti, l’Islanda, e la Francia sono tutti scesi di 4 posizioni nello stesso periodo di riferimento. Il Giappone e’ sceso di 5 e la Svizzera di 6. Nell’Asia orientale, molte economie hanno fatto notevoli progressi dal 1990, a dispetto delle crisi finanziarie che hanno colpito la regione verso la fine del decennio. La Cina si e’ portata davanti a tutte, con un aumento di 14 posizioni. Singapore e la Repubblica di Corea sono entrambe avanzate di 8 posizioni, la Thailandia di 10, e la Malaysia di 12. Anche nove paesi nell’America Latina e nei Caraibi sono saliti di cinque posizioni o piu’ dal 1990, compresi Cile, Costa Rica e Panama. Allo stesso tempo, la sofferta transizione economica ha preteso i propri tributi in molti paesi dell’Europa centrale e orientale e dell’ex Unione Sovietica. La Federazione Russa e l’Ucraina sono scese di 20 posizioni dal 1990 e la Moldavia e il Tagiikistan sono precipitati di 30 o piu’ posizioni. Solo Croazia, Ungheria e Polonia si oppongono a questo andamento, essendo salite rispettivamente di 5 e 8 posizioni dal 1990. ”I dati – secondo Mark Brow – ci danno due informazioni. Primo, ci sono stati tragici capovolgimenti. Secondo, il progresso rapido e’ possibile. Gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio che sono stati sottoscritti da 189 paesi in occasione dello storico Summit del Millennio delle Nazioni Unite quasi due anni fa offrono una cornice all’interno della quale tutti i paesi possono avanzare. Ma se il mondo vuole raggiungere questi obiettivi, i paesi poveri dovranno ulteriormente raddoppiare il proprio impegno verso riforme sociali, economiche e politiche mentre i paesi ricchi dovranno impegnarsi seriamente nel fornire opportunita’ commerciali, maggiore aiuto e altre risorse”.


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