Formazione

Onu: pubblicato Rapporto 2002 sullo sviluppo

Più è salda la democrazia piu' viene garantito lo sviluppo umano, il messaggio del Rapporto 2002

di Redazione

Piu’ e’ salda la democrazia espressa con politiche democratiche, piu’ viene garantito lo sviluppo umano rispetto ad ogni altra forma di governo, purche’ si tratti di una vera democrazia che, nel mondo, ha bisogno di essere allargata e rafforzata. E’ il messaggio centrale lanciato dal Rapporto annuale sullo sviluppo umano commissionato dal Programma ONU per lo sviluppo (UNDP) che sara’ pubblicato sui mass media domani. Il Rapporto 2002, dedicato precisamente alla qualita’ della democrazia denuncia in realta’ che l’ondata di costruzione della democrazia degli anni ’80 e ’90 si e’ bloccata, e molti paesi ricadono nell’autoritarismo o affrontano tensioni economiche e sociali in aumento. In risposta a tale situazione, il Rapporto – anche in ascolto delle voci critiche che si sono levate nei confronti dell’attuale modello di globalizzazione – invita a una nuova spinta alla partecipazione delle persone comuni riconoscendo loro maggiore voce in capitolo nel processo di elaborazione delle politiche sia nazionale sia globale. ”Fin dall’inizio degli anni ’80 le politiche di sviluppo si sono concentrate in gran parte sull’economia e sui mercati,” ha affermato Mark Malloch Brown, Amministratore dell’ UNDP. ”Entrambi sono elementi importanti. Ma la grande lezione appresa da questo periodo e’ stata di non ignorare mai il ruolo critico della politica nel permettere alle persone di modellare la propria esistenza. Lo sviluppo politico e’ la dimensione dimenticata dello sviluppo umano”. Andando oltre gli argomenti a favore del ‘buon sistema di governo’ che invitano alla trasparenza legislativa e all’efficienza gestionale per la crescita, il Rapporto 2002 delinea una concezione ampia di cosa sia il buon sistema di governo. Esso significa non solo liberare le societa’ dalla corruzione ma dare anche alle persone i diritti, i mezzi, e la capacita’ di partecipare alle decisioni che influenzano le loro vite e significa anche ritenere i loro governi responsabili di cio’ che fanno. Esso significa un sistema di governo giusto e onesto, nonche’ democratico. Il Rapporto considera il progresso della democrazia nel corso del XX secolo e come esso abbia influenzato i paesi in via di sviluppo e le persone povere. Esso sostiene che la democrazia non e’ ne’ un lusso ne’ una panacea per i paesi poveri. Essa e’ intrinseca al processo di sviluppo umano, alla liberta’ e alla scelta che permettono ad un individuo o ad un gruppo di avere dignita’ e di realizzarsi all’interno di qualunque societa’. Ma i legami tra le procedure democratiche, le istituzioni e il progresso sociale ed economico non sono automatici. Per esempio, disuguaglianze sono sorte dopo la transizione a democrazia dell’ex Unione Sovietica, disuguaglianze persistono in democrazie quali il Brasile. ”Nel mondo, c’e’ una crescente sensazione che la democrazia non abbia portato sviluppo in termini di maggior numero di posti di lavoro, di scuole, di maggiore assistenza sanitaria per le persone comuni,” ha affermato Sakiko Fukuda-Parr, autore principale del Rapporto. ”I politici usano spesso questo per giustificare l’autoritarismo e la decurtazione dei diritti umani. Tuttavia la storia e la ricerca accademica non forniscono alcuna prova che i regimi autoritari promuovano meglio il progresso economico e sociale”. In teoria, il mondo e’ piu’ democratico di quanto non sia mai stato, osserva il Rapporto. Per esempio: 140 dei quasi 200 paesi del mondo tengono ora elezioni pluripartitiche. Ma in pratica, solo 82 paesi, con il 57% della popolazione mondiale, sono pienamente democratici nel garantire i diritti umani, con istituzioni quali la liberta’ di stampa e una magistratura indipendente. E 106 paesi limitano ancora importanti liberta’ civili e politiche. Degli 81 paesi che hanno abbracciato la democrazia negli ultimi anni del XX secolo, il Rapporto puntualizza che solo 47 hanno progredito fino a diventare una democrazia pienamente funzionante. Diversi paesi hanno da allora fatto ritorno ad un regime autoritario: militare, come in Pakistan o a Myanmar, oppure, pseudo-democratico come in Zimbabwe negli ultimi anni. Dal 1989 gli eserciti nazionali sono intervenuti a vari livelli nelle questioni politiche di13 stati sub-sahariani: quasi 1 paese su 4 nella regione. Molti altri paesi sono rimasti bloccati da qualche parte tra democrazia e autoritarismo. In risposta a questi problemi, il Rapporto esorta a una nuova enfasi per quanto riguarda il ”radicamento della democrazia” a livello locale, nazionale e internazionale. Quest’azione si concentrerebbe non soltanto sul rafforzamento delle istituzioni democratiche, quali libere e oneste elezioni e una legislatura rappresentativa, ma anche su partiti politici ad ampio raggio, una magistratura indipendente, mezzi di informazione etici e professionali nonche’ liberi dal controllo sia dello stato sia delle societa’, e una vibrante societa’ civile. A livello internazionale, il Rapporto invita a radicare le pratiche democratiche nelle istituzioni internazionali dove il potere e’ concentrato nelle mani dei paesi piu’ ricchi. ”Il pluralismo globale non ha accompagnato l’integrazione economica globale”, ha affermato Fukuda-Parr. Sebbene forti istituzioni democratiche saranno cruciali per il progredire dello sviluppo nel XXI secolo, esse non sono sufficienti, conclude il Rapporto. I paesi dovranno anche promuovere una ”politica democratica” sostenendo la nuova ondata di coinvolgimento civico e di partecipazione popolare che sta percorrendo il mondo. Nel Madya Pradesh e nel Rajasthan, per esempio, due degli stati piu’ poveri dell’India, un maggiore coinvolgimento della comunita’ nella pianificazione dell’istruzione locale dal 1991 ha contribuito all’aumento del tasso di alfabetizzazione locale di venti punti percentuali. A Porto Alegre, in Brasile, il coinvolgimento diretto dei cittadini nel redigere i bilanci municipali ha quasi raddoppiato dal 1989 la quota della popolazione avente accesso a servizi sanitari.


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