Mondo
ONU: possibile apertura di centri di accoglienza in Nord Africa
Per prevenire le traversate del Mediterraneo, l’ONU considera l’apertura di centri di accoglienza in Nord Africa. Preoccupazione delle ONG internazionali per la tutela dei diritti dei migranti
Per la prima volta le Nazioni Unite stanno considerando l’apertura di centri di accoglienza in Nord Africa. Una decisione estrema frutto di un’emergenza che ha raggiunto cifre record nei primi mesi del 2014. Da gennaio ad aprile sono stati registrati circa 42 mila migranti diretti verso le coste sud dell’ Europa, il triplo rispetto ai 12.400 dello stesso periodo nel 2013.
La proposta dell’ONU, arrivata proprio alla vigilia dell’estate, stagione di maggior intensità dei flussi migratori, sarebbe limitare i drammatici tentativi di attraversamento del Mediterraneo da parte di un numero crescente di migranti. L’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha infatti dichiarato che l’apertura di campi di accoglienza potrebbe essere necessaria in Egitto, Libia e Sudan, vista la mancanza, di un supporto adeguato alle autorità di frontiera da parte dell’Unione Europea. “Potremmo non essere totalmente contrari all’apertura di centri d’accoglienza in Nord Africa, se avessimo la certezza che certe misure vengano rispettate, come ad esempio il diritto dei migranti di ricorrere in appello, di ricevere un procedimento giusto e di rimanere nei centri fino a quando la propria pratica non viene evasa.” Ha dichiarato al Guardian Vincent Cochetel, direttore dell’UNHCR. “L’Unione Europea non ha ancora trovato dei sistemi efficaci per evitare la morte dei migranti in mare. Invece di concentrarsi esclusivamente sulle politiche di respingimento, l’Unione Europea dovrebbe lavorare allo sviluppo di percorsi sicuri.”
Hanno espresso invece preoccupazione riguardo a questa possibilità diversi esponenti di organizzazioni internazionali che si occupano di accoglienza e diritti dei migranti. Obiezione principale, l’apertura di campi di accoglienza in Paesi in cui i diritti umani non vengono rispettati: “In teoria non abbiamo nulla in contrario con l’aprire canali esterni di accesso alla richiesta di asilo in Europa da parte dei migranti,” ha affermato Judith Sutherland, “ma non ci sono le condizioni perché questo avvenga in paesi come la Libia, l’Egitto o il Marocco. Non può funzionare.”
La scorsa settimana, il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in audizione al Comitato Schengen, aveva affermato la necessità di rafforzare Frontex, trasferendone la sede dalla Polonia, in Italia e anticipando anche l’intenzione di porre il tema dell’immigrazione tra le priorità del semestre italiano in Europa.
L’aumento dei migranti è dovuto anche al numero di rifugiati siriani in fuga dalla guerra civile. Quest’anno in Italia sono il gruppo più numeroso, dopo gli eritrei.
Solo nell’ultima settimana sono state registrate decine di morti nel Mediterraneo. Si calcola che circa un terzo delle imbarcazioni dirette verso le coste della Grecia si ritrovino in pericolo e finiscano poi per dover ricorrere ai soccorsi.
Anche Amnestry International, ha condannato l’indifferenza dell’Unione Europea: “Senza nessuna possibilità di percorsi sicuri e legali, i migranti sono praticamente spinti ad affidarsi ai trafficanti e costretti a rischiare la propria vita in mare.”
La scorsa settimana durante i funerali di 17 migranti, morti nel Mediterraneo, il sindaco di Catania, Enzo Bianco, aveva dichiarato la neccessità di un intervento dell’UE. “L’’Europa deve scegliere – e deve farlo oggi – se seppellire, con loro, anche la nostra coscienza di uomini civilizzati.” Aveva affermato, ricordando poi, più tardi il bisogno di un intervento congiunto da parte del governo italiano e d tutta l’Unione Europea, che un’emergenza di tali proporzioni richiede. “Se non agiamo con forza sarà un disatro.” Ha dichiarato Bianco. “Se siamo in crisi davanti a 50 mila arrivi, cosa succederà se dovremo gestire 500 o 600 mila accoglienze?” Questa è la domanda a cui sta cercando di rispondere l'ONU.
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