Cultura
ONU: più aiuti per il Sud del mondo
Pubblicato oggi il rapporto 2004 della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (CNUCS) nei Paesi meno avanzati
?Mondializzazione e strategie di sviluppo, rafforzamento delle capacità di produzione e competitività internazionale, il commercio al servizio dello sviluppo, commercio e povertà?. Questo il sottotitolo fiume e i temi principali affrontati dal rapporto 2004 presentato oggi dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo che misura lo sviluppo nel Sud del mondo analizzando le politiche economiche e sociali adottate dai paesi meno avanzati (PMA).
Il bilancio del rapporto 2004 è piuttosto magro e il futuro per i cosiddetti PMA preoccupante. In sintesi, dopo aver snocciolato i soliti dati economici che segnano una disparità sempre più grande tra Nord e Sud del mondo, lo CNUCS chiede ai Paesi ricchi di aumentare gli aiuti destinati ai PMA, a loro volta incitati dal rapporto a rafforzare le propria capacità di produzione.
Il responsabile del dipartimento dei paesi meno avanzati presso lo CNUCS, il maliano Habib Ouane, ha da parte sua posto l?accento sulla riduzione della povertà sottolineando un paradosso che vede i PMA, e in particolare quelli africani, registrare tassi di crescita positivi ? 4.9% in media -, che tuttavia non bastano a frenare un tasso di povertà altrettanto in crescita.
?Nonostante la crescita, il vissuto quotidiano delle popolazioni civili peggiora? sentenzia il rapporto. Lo CNUCS individua vari fattori di questo fenomeno rapportandolo all?espansione mondiale del commercio. In primis, la persistenza di economie in balia delle fluttuazioni del mercato internazionale; a seguire, l?insufficienza di investimenti stranieri diretti, un?importazione eccessiva di prodotti che finiscono per danneggiare i PMA nel quadro di un?economia globalizzata.
Sul piano occupazionale, il rapporto ribadisce la necessità ?di assicurarsi che la popolazione in grado di lavorare sia impiegata e in modo produttivo?. Purtroppo, lo stato di salute attuale dei PMA sul piano economico non potrà a lungo termine sopportare una pressione demografica che vede entro il 2010 la popolazione lavorativa crescere del 30% circa.
Inoltre, il rapporto sottolinea le disparità crescenti in materia di redistribuzione sociale delle ricchezze produttive. In altre parole, nei Paesi meno avanzati oltre il 50% della popolazione ?vive? con meno di un dollaro al giorno; 16 bambini su 100 muoiono senza nemmeno aver raggiunto i cinque anni di vita (il rapporto è di 1 a 100 nei paesi dell?OSCE). Infine, nei PMA le famiglie non dedicano più di 4 dollari all?anno per le cure sanitarie (contro i 1 456 dollari nei paesi OSCE).
Per quanto riguarda le strategie di sviluppo, quelle adottate dai paesi asiatici sono di gran lunga più efficaci rispetto a quelle africane. In special modo, i paesi del sudest asiatico hanno adottato politiche economiche che vedono gli scambi inter-regionali rappresentare oltre il 40% del volume di affari. Altro elemento fondamentale per la crescita del tenore di vita della popolazione, l?affermazione progressiva di una piccola industria di trasformazione.
Al contrario, i PMA africani non sembrano in grado di rispondere ai propri bisogni. A titolo di esempio, il Mali, primo produttore africano di cotone con più di 600 000 tonnellate trasforma in loco solo 1% della propria produzione annua. La riduzione della povertà rimane in molti paesi africani un miraggio perché non vi sono strategie di scambi commerciali interregionali, allorquando questi ultimi secondo il CNUCS rafforza le capacità produttive e ?riduce la vulnerabilità delle industrie locali dinamizzando le esportazioni?.
In ultima analisi, il rapporto chiede ai paesi ricchi di accrescere gli aiuti al fine d?integrare meglio i PMA nel commercio internazionale. ?Le misure internazionali destinate a rendere positivo l?impatto del commercio sulla riduzione della povertà devono superare la logica di una liberalizzazione multilaterale del commercio?.
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