Politica
Onu: lo stupro di guerra è crimine contro l’umanità
La relazione approvata dalle Nazioni Unite il 21 giugno ha una portata storica, secondo le organizzazioni umanitarie. Anche se il testo ha delle ombre
di Redazione
Lo stupro è un’arma di guerra. E d’ora in poi sarà anche un crimine contro l’umanità. Ad affermarlo una volta per tutte è la risoluzione 1820 delle Nazioni Unite, approvata all’unanimità il 21 giugno dal consiglio di sicurezza, e sponsorizzata da oltre trenta Paesi tra cui l’Italia. Scoprire oggi che lo stupro è un’arma «per umiliare, dominare, instillare paura, cacciare o obbligare a cambiare casa i membri di una comunità o di un gruppo etnico» potrebbe suonare superfluo, se non irridente. «Tutta intera la modernità delle guerre che hanno affollato la nostra epoca è segnata da questo tipo di violenza» ha commentato su “La Stampa” Giovanni De Luna, docente di storia contemporanea all’università di Torino, «ovunque nel mondo, per gli eserciti vittoriosi gli stupri sono stati l’occasione per l’esercizio di un potere assoluto, totale, in grado di espropriare gli sconfitti non solo della loro dimensione pubblica, privandoli del loro Stato, del loro territorio nazionale, ma anche di quella privata, penetrando nelle loro case, squarciandone l’intimità, distruggendo le famiglie. Gli stupri di massa, la brutalizzazione dei corpi femminili, persino dei corpi gravidi, la mutilazione dei genitali – punto focale simbolico della continuità della vita – sono state le prove ultime e definitive dell’inumanità della guerra».
Nei conflitti più recenti – a partire dalla ex-Yugoslavia, passando per il Rwanda, la Sierra Leone, la Liberia, la Colombia, il Perù, per arrivare all’Iraq e all’Afghanistan – la violenza su donne e bambine è stata usata sistematicamente come vero e proprio strumento di terrore per punire, umiliare e dominare i civili e distruggere le comunità o i gruppi etnici. Un’abitudine, quella dello stupro di guerra, tutt’altro che tramontata, se il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha affermato, in occasione dell’approvazione di questa risoluzione, che la violenza contro le donne ha raggiunto nel nostro tempo “proporzioni indescrivibili”.
Ma allora perché è importante la presa di posizione delle Nazioni Unite, addirittura “storica”, come l’hanno definita organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch?
«La nuova risoluzione è un risultato storico per un organismo internazionale che ha troppo spesso ignorato le sofferenze delle donne e delle ragazze che vivono in territori sconvolti da guerre e conflitti» afferma Marianne Mollman, avvocato per i diritti umani di Human rights watch. L’organizzazione ha espresso in un comunicato la sua «soddisfazione per aver aperto un sentiero verso una sistematica raccolta di informazioni sulle violenze sessuali. Fino ad oggi, infatti, il Consiglio di Sicurezza si è interessato di queste violenze soltanto per specifici casi». «In questo modo – sostiene HRW – il Consiglio fa un passo avanti verso un serio confronto con la realtà delle violenze sessuali in guerra, per capire che ogni giorno molte donne e altrettante bambine vengono stuprate».
«Questa risoluzione manda un chiaro messaggio alle Nazioni Unite: lo stupro è un crimine che deve essere prevenuto e, quando ciò non avviene, le autorità dovrebbero esserne subito informate per perseguirlo con tenacia» sottolinea la Mollman. «La risoluzione è un mattone portante per quello che potrebbe diventare un ponte per colmare lo spazio tra le buone intenzioni e i fatti, la triste realtà di cui molte donne sono vittime. Ma affinché questa abbia un buon impatto, il Consiglio di Sicurezza, e tutte le Nazioni Unite, non dovrebbero fermarsi alle parole, ma prendere provvedimenti concreti».
Più sfumata la posizione di Amnesty international, che ha partecipato al gruppo di lavoro di una ventina di ong internazionali che ha fatto lobby sui governi per arrivare alla risoluzione (www.womenpeacesecurity.org).
«Dal punto di vista giuridico non cambierà molto» afferma Riccardo Noury di Amnesty Italia, tuttavia «gli effetti della risoluzione si tradurranno, sul piano della prevenzione, in maggiore attenzione sul campo e in un aumento della collaborazione delle ong nel meccanismo di reporting delle violenze registrate alle agenzie dell’Onu». Inoltre, «adesso che l’organo più influente dell’Onu individua lo stupro come tattica di guerra, i governi saranno più condizionati».
«Il testo approvato dal Consiglio di sicurezza mette anche in rilievo la necessità di una piena ed eguale partecipazione delle donne nella prevenzione dei conflitti, nella loro risoluzione e nella costruzione della pace nella fase di post-conflitto» fa notare Amnesty International. «Importante è anche il riferimento alla necessità che il Segretario generale e le agenzie delle Nazioni Unite assicurino la partecipazione delle donne e delle loro organizzazioni allo sviluppo di meccanismi idonei a proteggere le donne e le bambine dalla violenza sessuale».
Accanto alle luci ci sono anche le ombre, per il gruppo di ong che ha seguito la risoluzione: «Il contenuto avrebbe potuto essere più forte» afferma la coordinatrice di “Womenpeacesecurity”, Gina Torry. «Il Consiglio avrebbe dovuto attuare ciò che il Segretario Generale aveva affermato, cioè di creare un meccanismo specifico per monitorare la violenza contro le donne all’interno della storica risoluzione 1325 su Donne, Pace e Sicurezza, adottata nel 2000». Una risoluzione, la 1325, che riconosceva il ruolo fondamentale delle donne nei processi per la costruzione della pace e della sicurezza, ma che di fatto che è rimasta quasi lettera morta.
«La qualità del monitoraggio delle Nazioni Unite rischia di essere troppo scarsa per fermare le violenze sessuali contro donne e bambine» continua la Torry. «Avere risorse adeguate ed esperti, così come il necessario supporto dei funzionari delle Nazioni Unite sul campo, saranno fattori importanti per migliorare la qualità del controllo dell’Onu e rispondere alle violazioni dei diritti umani delle donne nei paesi in guerra».
«Continueremo a porre attenzione sull’attuazione della risoluzione per assicurare che quest’ultima porti dei veri risultati per le donne e le ragazze che rischiano quotidianamente di subire violenze», annuncia la Torry.
Entro il 30 giugno 2009 il Consiglio di sicurezza chiderà al Segretario generale di produrre un rapporto sulle modalità più efficaci per ridurre la violenza sessuale contro le donne e le bambine. Alla stesura del rapporto potranno contribuire le Ong.
Il testo della dichiarazione Onu
Per approfondire:
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