Mondo
Onu: il malessere dei caschi blu africani
Buste paghe irrisorie e spesso non pagate all'origine dell'ammutinamento dei soldati africani della Minul (Liberia) in Guinea Bissau. Un caso non isolato
Il 6 ottobre, dei soldati guineani (e non) appartenenti alla Missione delle Nazioni Unite in Liberia (Minul) si sono ammutinati a Bissau scontrandosi con l’esercito guineano. Tra le cause dell’ammutinamento, il mancato pagamento di quattro mensilità legate alla loro missione in Liberia e di cui sarebbe stato ritenuto responsabile il capo di Stato maggiore dell’esercito guineano e ex presidente interimario, il generale Verissimo Correia Seabra, poi ucciso dagli stessi ammutinati.
L’ammutinamento guineano ripropone, nel suo risvolto più drammatico, il malessere che si sta diffondendo tra caschi blu africani per il trattamento che l’Onu e i loro rispettivi Paesi li riservano al termine delle loro missioni in Africa.
La Minul ha aperto i battenti nell’ottobre del 2003, per poi essere rimpiazzata dall’Ecomil (Missione della Comunità economica dell’Africa occidentale in Liberia). In totale, sette Paesi africani hanno fornito truppe alla Missione: Ghana, Senegal, Nigeria, Togo, Benin e Guinea Bissau.
“Non lasciaremo il suolo liberiano prima di ricevere ciò che ci è stato promesso” aveva dichiarato nel giugno 2004 un soldato togolese in riferimento alla Missione che sta all’origine dei fatti di Bissau, ovvero la Minul. “Ogni fine mese, gli ufficiali ci danno una paga miserabile raccontandoci storie che non stanno né in cielo né in terra. Ci dicono che ci mettono da parte i soldi. Coloro che sono tornati dalla Missione in Costa d’Avorio ci hanno messo in guardia: ragazzi, state attenti, fatevi dare i soldi qui in Liberia perché a casa vostra, non li vedrete più”.
Da mesi, i soldati guineani si lamentavano del mancato versamento delle mensilità. In tutta risposta, il colonnello bissau-guineano, Fodé Gassama, capo del contigente della Minul (650 uomini) assicurò che si trattava in realtà “di piccoli problemi amministrativi che presto risolveremo”. Un portavoce della Minul aveva da parte sua spiegato che i soldi consegnati dall’Onu ai paesi contributori di soldati di pace erano solitamente versati ai governi e non ai soldati stessi.
Secondo fonti dell’Onu citate dall’Agence France Presse, i soldati sono pagati in funzione della situazione economica del loro Paese, ovvero tra i 300 e i 1.300 dollari US al mese.
Ma prendiamo il caso del Senegal. Contrariamente a quanto sostenevano alcuni quotidiani di Dakar, nel luglio scorso, l’esercito senegalese aveva indictao che non ci sono mai stati problemi con i loro soldati impiegati in Liberia e che tutti i diritti dei militari in missione di pace sono stati sempre pagati.
Altro Paese, e stesso malessere. Siamo nel luglio del 1998, quando 100 soldati e sei ufficiali del contingente gabonese della Minurca (Missione Onu in Centrafrica) avevano deciso di manifestare per protestare contro la propria gerarchia militare, accusata di aver intascato una parte dei 2 milioni di Cfa (30.000 euro) allocata al contigente dal presidente Bongo. Contrariamente a quanto è accaduto in Guinea Bissau, l’ordine è stato ristabilito con l’intervento del capo gabonese della Minurca. Pochi mesi, paracadutisti senegalesi mandati in Repubblica Centraficana per una missione diversa (la Misab) avevano minacciato un ammutinamento qualora i premi a loro promessi non fossero stati pagati.
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