Volontariato

Onu, difficoltà per conferenza razzismo

Sionismo e riparazione della tratta degli schiavi al centro di forti discussioni. Gli Stati Uniti potrebbero non partecipare

di Giampaolo Cerri

A più di due settimane dalla Conferenza mondiale contro il razzismo di Durban, non si allontana lo spettro del boicottaggio. Una delle riunioni preliminari, svoltasi la scorsa settimana a Ginevra, ha riportato a galla i nodi di fondo: il problema del sionismo e della schiavitù. Su questi due scogli infatti sembra arenarsi la conferenza Onu. Sono i Paesi arabi e musulmani in generale ad insistere che il sionismo venga inserito nell’elenco comportamenti razzisti. Posizione che gli Stati Uniti hanno già spiegato di non accettare, minanciando di non partecipare ai lavori che si svolgeranno nella città sudafricana dal 31 agosto al 7 settembre. Della mediazione si sta incaricando il segretario Annan in persona, mentre il fronte dei moderati è capeggiato dall’Egitto che ha proposto di censurare “le pratiche razziste dei poteri occupanti” o “la discriminazione razziali contro i palestinesi” senza menzionare esplicitamente il sionismo. Sulla questione schiavitù sono invece alcuni Paesi africani a frenare. Si tratterebbe di prevedere compensazioni economiche sulla stregua di quelle che furono stabilite per le vittime dell’Olocausto, per i tre secoli di schiavitù dei neri di Africa. In questo caso è il Sudafrica a spingere e, oltre agli Usa, anche gli europei a frenare. Da notare che la tematica della riparazione del danno schiavitù sta riprendendo vigore proprio in questi giorni negli Usa, sostenuta anche dai parlamentari di colore del Congresso, il cosiddetto Black Caucus. Una causa collettiva per una richiesta di danni miliardaria contro lo stato federale è infatti allo studio da parte di Johnnie Cochrane, che fu il legale di O.J. Simpson.


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