Cultura

Onu, al via la Disarmament Week

Continuerà fino al 30 ottobre. Tre le campagne italiane

di Redazione

Ha preso il via da ieri e continuerà fino al 30 ottobre, la Settimana Onu del Disarmo. Con questa settimana le Nazioni Unite intendono richiamare tutti i paesi del mondo all’impegno contro l’evidente pericolo nella corsa alle armi, ribandendo la necessità di una loro riduzione e al contrario di una crescita di consapevolezza pubblica verso il disarmo come scelta di fondo della politica internazionale.

“Pur nella diversità di obiettivi specifici e temi particolari – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo – tutte le nostre campagne convergono sul medesimo orizzonte disarmista ed offrono un momento di riflessione e di approfondimento sulla devastazione portata nel mondo dalla diffusione incontrollata degli armamenti”.

Le tre mobilitazioni attualmente in corso che Rete Italiana per il Disarmo propone a tutti per la Settimana Internazionale per il Disarmo sono:
1/ La difesa della legge 185/90
È la legge che regola l’export militare italiano. Non ci può essere un vero disarmo se non c’è prima un controllo nella diffusione degli armamenti prodotti. Il rischio ora è che questa legge venga smantellata poiché il recepimento di una norma europea, che il Governo ha inserito nella legge “comunitaria” e che vuole gestire con una delega e senza approfondita discussione, potrebbe comportare delle modifiche pesanti e problematiche. La campagna di mobilitazione è raggiungibile all’indirizzo: www.disarmo.org/appello185.  

2/La richiesta di riduzione delle spese militari
L’investimento mondiale in armi è in continua crescita. La Rete italiana è da tempo impegnata nel sottolineare l’inutile e continuo spreco di risorse che i Governi compiono con il sostegno alle spese militari, che anche nel nostro paese ormai raggiungono i 25 miliardi di euro all’anno. La Rete Italiana per il Disarmo ha da tempo scelto di mobilitarsi contro uno dei programmi di armamento più scellerati, l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter. Anche se il Governo tiene bloccata da tempo (almeno dalla fine 2009) la decisione definitiva, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35: un programma che ad oggi ci è costato già 1,5 miliardi di euro ne costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei velivoli, arrivando ad un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l’acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero fare molte cose: ad esempio costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un’indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro. Per sostenere questa azione e per visualizzare i materiali relativi il sito da raggiungere è www.disarmo.org/nof35.

3/Il disarmo nucleare
La Rete Italiana per il Disarmo ha rilanciato la campagna internazionale ICAN, un movimento globale di base a favore del disarmo nucleare totale attraverso una Convenzione sulle Armi Nucleari, legalmente vincolante e sottoponibile a verifica. Proprio in questi giorni è stata lanciata una mobilitazione verso i maggiori paesi ONU affinché terminino le inutili e infruttuose trattative sul disarmo nucleare totale e si arrivi finalmente ad un accordo concreto ed efficace. A sostegno è anche stato diffuso un bel video “virale” che come la mobilitazione è raggiungibile all’indirizzo www.alittlemoreaction.org

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