Famiglia

Onu: 767 milioni vivono con meno di un dollaro

Sono 767 milioni le persone che vivono nella trappola della miseria, con meno di un dollaro al giorno, lo sostiene Supachai Panitchpakdi, il segretario generale dell'agenzia delle Nazioni Unite per i

di Paul Ricard

Sono 767 milioni le persone che vivono nella trappola della miseria, con meno di un dollaro al giorno, nei Paesi piu’ poveri. Non e’ soltanto l’incapacita’ produttiva a bloccarli al palo: e’ un’arretratezza che anni di libero mercato non sembrano siano serviti ad abbattere. Per queste persone e Paesi esistono soltanto due strade: rimanere intrappolati, arrancando alle spalle di altri Paesi un via di sviluppo, in un basso livello di produttivita” e di occupazione, oppure crescere nella conoscente. Uno scenario, quest’ultimo, per il quale giocano un ruolo piu’ utile le politiche ordinarie di aiuti internazionali e una volonta’ politica di favorire il loro avanzamento, piuttosto che i ”fiammeggianti” interventi d’emergenza umanitaria. Lo sostiene Supachai Panitchpakdi, il segretario generale dell’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) introducendo il Rapporto 2007 sui Paesi meno sviluppati (LDCs) che viene pubblicato oggi. Il Pil dei Paesi meno sviluppati, segnala l’Unctad, sta crescendo, anche se lentamente. La maggior parte dei loro mercati e’ liberalizzata, sono inseriti nei flussi degli investimenti diretti esteri e nelle filiere transnazionali piu’ avanzate. Ma non crescono. Anzi, per meta’ di essi l’indice di capacita’ d’innovazione e’ peggiore nel 2005 di quanto fosse nel 1995. Analizzando il valore di 24 filiere nelle quali gli LDCs sono coinvolti nell’esportazione, l’Unctad rileva che solo in 9 di esse si registra una crescita nell’export per questi Paesi, e che esse riguardano appena il 18% del totale delle merci che gli LDCs esportano. In altre 12 filiere si registra, invece, un arretramento degli LDCs e queste catene di valore riguardano, pero’, il 52% del totale delle esportazioni dei paesi piu’ poveri. C’e’ chi pensa, inoltre, che un avanzamento in questi Paesi puo’ venire dagli Investimenti Diretti Esteri nei Paesi piu’ poveri. L’Unctad fa rilevare, pero’, che negli LDCs africani, ad esempio, la maggior parte degli investimenti esteri si concentra nel settore minerario, e che il trasferimento tecnologico in queste joint ventures e’ di fatto inesistente. Ma anche la crescita esponenziale della produzione d’abbigliamento nei paesi asiatici non ha provocato un avanzamento nei livelli tecnologici locali perche’ le politiche locali si sono concentrate nella costruzione di zone chiuse per l’esportazione e in infrastrutture, piu’ che in vera crescita per il Paese. Altra ‘spia’ del mancato trasferimento di know how si ritrova, secondo l’Unctad, nei ritorni economici generati dai diritti intellettuali tutelati dai brevetti. Su base pro capite, ciascun cittadino di un Paese in via di sviluppo riceve in diritti sui brevetti che il suo Paese ha registrato un valore corrispondente a 80 volte di piu’ rispetto a quanto riceva un cittadino di un Paese poco sviluppato. I 50 Paesi piu’ poveri non riusciranno a sconfiggere la poverta’ se non riusciranno a sostenere, con politiche e investimenti adeguati, l’avanzamento scientifico, tecnologico e l’innovazione autonomi, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite. Le nuove politiche di sviluppo non potranno essere ‘uguali per tutti’, ma personalizzate in base alle effettive esigenze dei diversi Paesi. Diversamente ”non funzioneranno”, ammonisce l’Unctad. Non bisognera’, infatti, puntare solamente alla crescita delle infrastrutture per facilitare i rapporti internazionali, ma anche a quella della capacita’ imprenditoriale e dell’iniziativa locale. L’attenzione alla dimensione della crescita locale sembra un po’ la ”cifra” del Rapporto 2007. Si parla, infatti, di nuova ”Rivoluzione verde” necessaria a migliorare la produttivita’ dei Paesi piu’ poveri, soprattutto per quanto riguarda le derrate di base alimentari. Ma, appunto, si guarda non piu’ tanto alle materie prime coloniali quanto agli alimenti, indispensabili alla sicurezza alimentare di questi Paesi, alla formazione e crescita di mercati locali, alla capacita’ di avanzamento delle industrie e aziende agricole nelle nuove tecnologie, all’investimento nella capacita’ dei lavoratori, alla diversificazione economica attraverso la creazione di filiere locali ma, soprattutto, al rafforzamento della conoscenza dei lavoratori e degli operatori di settore. A livello internazionale, l’Unctad richiama il sistema multilaterale ad occuparsi della ‘fuga dei cervelli’, dell’emorragia di competenze che si allarga col crescere dei flussi migratori, ma anche a rendere il sistema di protezione della proprieta’ intellettuale piu compatibile con i bisogni dei Paesi piu’ poveri, e ad accrescere l’aiuto pubblico internazionale a sostegno della scienza, della tecnologia e dell’innovazione.

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