Torino per l'economia sociale
Borsa sociale: cambiare l’approccio per quotare l’impatto
Dalla Borsa dell'impatto a un fondo per i Neet fino al recupero degli immobili pubblici con progetti dal valore sociale. La rete dei 330 partner di Torino Social Impact presenta cinque ricette per il futuro al Sottosegretario Mef onorevole Lucia Albano
Una Torino che è sostanza molto più che forma, composta da una moltitudine di attori in grado di sperimentare a partire da progetti coraggiosi e a volte «spericolati» (per usare le parole di uno dei relatori) si è presentata ieri pomeriggio al Sottosegretario di Stato onorevole Lucia Albano. La figura a cui il Governo ha affidato la delega per la costruzione del piano nazionale per l’economia sociale è stata ospite, in un parterre di esperti e figure di rilevo, dell’assemblea di Torino Social Impact. In collegamento video di fronte agli oltre 300 partner che costituiscono il grande insieme sociale torinese, ha preso parte a una delle cinque sessioni di confronto con cui l’ente ha disegnato il domani. La città al centro, l’Europa all’orizzonte.
Il metodo Torino Social Impact
«Mi complimento per la preziosa attività che svolgete con la finalità di mettere in rete progetti, attività, competenze, opportunità per trovare soluzioni a bisogni sociali del territorio. Oltre ai contenuti affrontati dalla vostra organizzazione, condivido anche il metodo di lavoro: voler mettere in rete le competenze per rispondere al meglio alle esigenze sociali». Una platea attenta, all’interno dell’antico complesso torinese originariamente votato alla cura dei cavalli delle regie scuderie, ha ascoltato l’intervento del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze rivolto ai protagonisti di Torino Social Impact. «Un metodo che ho applicato nell’operatività di due mie deleghe, quella alla valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e quella all’economia sociale. Lo scorso 7 novembre, si è insediata al Ministero dell’Economia la cabina di regia sulla valorizzazione e dismissione degli immobili pubblici, da me coordinata. Istituita dal Governo, per la prima volta, coinvolge tutti gli attori istituzionali che saranno partecipi di un percorso comune, così da classificare e valorizzare il real estate pubblico per la funzione di servizio alla comunità. Per rispondere alla raccomandazione dell’Unione Europea del 27 novembre 2023 riguardante lo sviluppo delle condizioni quadro per l’economia, ho istituito un gruppo di lavoro sull’economia sociale composto dalle principali rappresentanze del settore. Questo tavolo mira a dare ai partecipanti un ruolo attivo e propositivo per valorizzare l’economia sociale, sensibilizzando in merito al suo potenziale e agevolandone la crescita».
Come si disegna il domani
Se le parole contano, le immagini nutrono. Come le illustrazioni di due artisti dello Studio Rubra che dai grandi monitor della Cavallerizza Reale (oggi sede dell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino) hanno tradotto visivamente i cinque progetti su cui si è concentrata l’assemblea. «Tutti all’ultimo miglio», ha spiegato il portavoce di Torino Social Impact, prof. Mario Calderini, «tutti cuciti seguendo lo schema di lavoro che ci caratterizza: come un grande incubatore e acceleratore di processi, creiamo le condizioni affinché progetti ad alta complessità sistemica possano diventare un modello da consegnare a istituzioni ed enti del territorio, e non solo».
Oltre ai contenuti affrontati dalla vostra organizzazione, condivido anche il metodo di lavoro: voler mettere in rete le competenze per rispondere al meglio alle esigenze sociali
Onorevole Lucia Albano, Sottosegretario di Stato al Mef
I numeri restituiscono la portata di un’intuizione che in sette anni, a partire dall’iniziativa della Camera di commercio di Torino con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo, è cresciuta in modo esponenziale: 12 enti all’esordio nel 2017, un centinaio nel 2022, 330 oggi (ne abbiamo ricostruito la storia, e i luoghi, qui). «Siamo un riferimento», ha sottolineato Calderini: «collaboriamo con 50 reti e partner europei e, se guardiamo al recente passato, Torino ha ospitato tutti i più grandi eventi dell’economia sociale. Una città che oggi può contare su un sapere diffuso, un unicum in Europa, con 280 valutatori di impatto per un monte di 600 ore di formazione». Le traiettorie che hanno portato Torino a diventare uno dei migliori posti al mondo per fare impresa e finanza sono molteplici. E il futuro promette nuovi frutti, almeno cinque.
La Borsa dell’impatto. Se c’è un’immagine che più di tutte racconta uno scambio, quella è la stretta di mano. Da un lato gli investitori, dall’altro le imprese. Poco distante, due nuvolette con le scritte al centro: modello operativo per la Borsa dell’impatto sociale. Sembra un sogno tanto l’idea appare pionieristica, e invece il termine “operativo” nell’illustrazione proiettata ieri dal maxischermo è pertinente. Creare un mercato di capitali dedicato a imprese che realizzano in modo intenzionale, addizionale e misurabile un impatto sociale positivo è il progetto della Borsa dell’impatto sociale, nato da uno studio di fattibilità nel 2019, costituitosi in Comitato promotore nel 2021. Una quotazione simulata con otto imprese italiane e 100 professionisti che a titolo gratuito si sono messi a disposizione sono le premesse per l’annuncio di ieri pomeriggio, nelle parole della project manager Laura Cosa. «A inizio 2024, il progetto è stato apprezzato a Bruxelles sia in ottica di potenziale replicabilità a livello europeo sia in ottica di allineamento agli obiettivi di sviluppo dell’economia sociale. Oggi, un accordo di collaborazione siglato con il partner finanziario Vorvel SIM, ci consente di compiere un ulteriore passo verso la concreta creazione del nuovo mercato di capitali dedicato alle imprese a impatto. È partita una fase di lavoro che consentirà di definire le regole di funzionamento del mercato, con particolare attenzione alla dimensione dell’impatto e in modo da garantire agli investitori la possibilità di accedere a un set di informazioni affidabili e comparabili tra loro. Nell’attività esplorativa in corso è inoltre prevista la creazione di strumenti dedicati al supporto della liquidità del mercato, per crearne le condizioni sufficienti di dinamicità e sostenibilità». Guido Romano, responsabile Monitoraggio e Analisi di impatto Cassa depositi e prestiti, l’ingresso più recente nella compagine che sostiene il progetto, ha definito la Borsa dell’impatto sociale «uno strumento che guardiamo con grande attenzione».
Il Social procurement. Con la campagna di comunicazione “All Included – Attenzione al profitto, attenzione al sociale”, Torino Social Impact ha lanciato un portale sperimentale che punta a favorire gli acquisti sociali delle imprese e promuovere il potenziale di collaborazione ancora inespresso tra imprese profit e organizzazioni dell’economia sociale. Nel portale si trovano differenti realtà di imprenditorialità sociale, cooperative e imprese sociali, società benefit e startup innovative a vocazione sociale, ed è possibile filtrarle in base al servizio o prodotto offerto, al tipo di impresa e alla missione sociale prevalente. «A breve sarà integrato con le informazioni relative alla possibilità di stipula di convenzioni finalizzate all’integrazione nel mercato del lavoro delle persone con disabilità che presentino particolari difficoltà d’inserimento nel ciclo lavorativo ordinario», ha spiegato l’advisor Raffaella Scalisi. Secondo Marco Piccolo, vicepresidente Piccola Industria con delega alla Sostenibilità, «trovare modalità di collaborazione reciproca è fondamentale per attivare filiere virtuose e costruire una cultura dell’impatto». Irene Bongiovanni, vicepresidente del Comitato imprenditorialità sociale Camera di Commercio di Torino, ha messo sul tavolo gli obiettivi per alzare ancora l’asticella: «Rendere realtà le intuizioni che oggi somigliano sempre più a delle necessità, continuare a far emergere il lavoro di Torino Social Impact, fare innovazione soprattutto di pensiero, dare indicazioni alla politica».
Un fondo a impatto per i Neet. «L’outcome fund è un meccanismo finanziario pubblico-privato che in Europa è molto diffuso nell’ambito dell’innovazione. Nel remunerare gli impatti sociali secondo la logica del pagamento in base al risultato sociale raggiunto e misurato, sostiene processi d’innovazione e promuove partnership pubblico-privato», ha spiegato Gianluca Gaggiotti, co-fondatore IMPACTips. «Abbiamo deciso di adottare questo strumento per affrontare il problema dei Neet, giovani che non lavorano, non studiano né sono in cerca di occupazione. Partendo dalle prime sperimentazioni sul territorio piemontese che vedrà coinvolti attori pubblici e privati in qualità di investitori e outcome payers, il modello sarà poi condiviso a livello nazionale». A offrire lo sguardo del privato che si pone come alleato a sostegno all’ecosistema, è intervenuto Marco Romei, deputy chief innovation officer Banca Sella: «Questo è un veicolo finanziario in grado di dare velocità all’impatto».
Il piano metropolitano di Torino. Il professor Calderini, con Simona De Giorgio (coordinamento Comitato imprenditorialità sociale Camera di commercio di Torino) e Sonia Cambursano (consigliera delegata Città Metropolitana di Torino) si è rivolto direttamente all’onorevole Albano per presentare l’accordo che vede Camera di Commercio e Città Metropolitana impegnate insieme nella redazione di un Piano metropolitano per l’economia sociale: «I 300 partner che ha di fronte guardano con grande entusiasmo all’avvio del gruppo di lavoro “Economia sociale” da lei coordinato. Seguiremo i lavori del Mef nella struttura del piano metropolitano a partire dallo schema della Raccomandazione del Consiglio europeo».
Il patrimonio pubblico per l’impatto sociale. Marella Caramazza, direzione strategica CeVIS, board member Cottino Social Impact Campus e Istud Business School, insieme all’assessore all’Urbanistica della Città di Torino Paolo Mazzoleni hanno presentato la ricetta per definire «un metodo per poter concedere uno sconto a chi voglia acquistare un immobile pubblico per progetti con valore sociale». Un modo per rispondere a due esigenze: riqualificare gli immobili pubblici invenduti e rispondere alle sfide sociali. «Valorizzare un immobile non significa soltanto monetizzare a partire dalla vendita ma anche farne un buon uso. Se a quel buon uso si può attribuire un valore economico, nasce uno strumento operativo unico in Italia».
Le sfide di oggi hanno bisogno di paradigmi nuovi per rimettere al centro la persona. Torino ha iniziato a scriverli.
Le immagini sono di Torino Social Impact. In apertura, un’illustrazione di Studio Rubra.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.