Mondo

Onorati su Africa e campagna No dumping

Un'intervista esclusiva al presidente di Crocevia, ong italiana attiva dal 1958 nella solidarietà internazionale. Co-presidente del Forum per la sovranità alimentare

di Paolo Manzo

L?Africa muore. Per il Programma alimentare mondiale (Pam) e la Fao nel 2003 saranno oltre 38 milioni le persone che potrebbero non farcela e morire. Di fame. Per capire le cause di quello che rischia di essere un disastro umanitario annunciato, Vita ha intervistato Antonio Onorati, presidente del Centro internazionale Crocevia, una ong da anni impegnata con progetti agroalimentari in Africa. Sentiamolo per andare un po? oltre le terribili cifre che ci mettono davanti agli occhi le agenzie dell?Onu. L?Africa che muore di fame e la nostra campagna no dumping. Qual è la connessione, secondo lei, e perché appoggiare quindi la campagna no dumping? Dal punto di vista delle conseguenze materiali il fatto che le due grandi potenze agroalimentari del pianeta, Usa e Ue, conquistino mercati alimentari con un sistema basato sul principio della concorrenza sleale. Che significa vendere sui mercati locali a prezzi più bassi del costo di produzione in Europa, Usa e?Africa. Grazie alle sovvenzioni pubbliche della Pac. Questo elemento, il dumping, distrugge le economie locali ed è una causa dell?attuale tragica situazione del Continente nero. Non c?è nessuna agricoltura familiare che potrà mai essere competitiva per esportare in Europa la produzione alimentare di fronte a questo modo di conquistare i mercati. Perciò diciamo che dumping e sovvenzioni all?export sotto ogni forma uccidono le agricolture africane. Così come il miraggio di un?apertura dei prodotti agricoli del Continente nero sui mercati europei. Perché si oppone all?apertura? Perché questa sarebbe una seconda tragedia e significherebbe privarli anche quantitativamente di una disponibilità. Oggi ci sarebbe abbastanza cibo ma non ci sono abbastanza risorse economiche e finanziarie, non c?è un accesso, non c?è una rete distributiva. C?è una concorrenza sleale dei prodotti del nord che arrivano sui mercati africani a costi bassissimi e ciò li rende ancora più poveri ed esposti all?insicurezza alimentare. Se poi quel poco che si produce è direzionato per un?ipotetica conquista dei mercati del nord, che poi in verità sarebbe fatta dalle multinazionali, avremmo davvero completato il cerchio di una spirale inarrestabile. Non sono episodi, è una strategia. Una tragedia nella tragedia. L?agricoltura africana deve produrre per il mercato africano. Che deve essere protetto. Questo il punto. E sul rifiuto dello Zambia di aiuti alimentari transgenici? È un altro elemento che noi troviamo vergognoso. Che alcuni governi abbiano detto agli africani: ?come vi permettete di rifiutare gli aiuti transgenici!?. Il dumping non è solo economico, è anche sociale e ambientale. Se uno trasferisce una produzione in un Paese di cui vuoi conquistare il mercato, lo fa non solo con cibo prodotto a bassi prezzi, ma anche con beni che creano una disarticolazione della produzione agricola. Con la contaminazione degli ogm. Noi di Crocevia denunciamo fortemente l?invio in questi Paesi di aiuti alimentari transgenici, perché disarticola l?agricoltura locale, contaminando le produzioni. Ciò le rende ancor meno adeguate a soddisfare il mercato interno: un disastro. Davvero. Peggio dei gas tossici. Altro elemento è che parte di queste sementi sono sterili o irriproduttive. Da ultimo l?impatto su individui che hanno condizioni sanitarie assai fragili è del tutto sconosciuto. L?Africa può quindi essere aiutata con la nostra campagna in modo diretto. Ma allora viene da chiedersi se la Pac sia una politica agricola comune o un crimine legale? No, perché così criminalizzi anche i contadini poveri europei che non c?entrano nulla. Diciamo piuttosto che le politiche di conquista dei mercati internazionali per alcuni prodotti della Pac sono parte integrante del disastro africano. Questo è certo. La responsabilità della Ue e della sua politica agricola rispetto all?insicurezza alimentare dell?Africa è fondamentale e la ue non ne ha coscienza. Inoltre la politica di conquista di nuovi mercati, per una parte della produzione agricola europea che è meno del 10% e che quindi avvantaggia una fetta estremamente ristretta del sistema agro-alimentare europeo, questo sì è un crimine. Di certo. Perché è fatto con modalità impresentabili. La stessa politica poi demolisce le basi dell?agricoltura di qualità della Ue. Quindi la solidarietà tra contadini poveri europei e africani non è un?invenzione delle ong, è un dato di fatto. Non esiste un conflitto tra agricoltura Ue e africana, ma tra un modello di Pac basato sull?industrializzazione dell?agricoltura e sulla conquista del mercato mondiale e altri modelli basati sul lavoro e sui mercati locali, di prossimità. Mi fa un esempio di modello alternativo? L?esempio più grande è quello delle organizzazioni contadine dell?Africa francofona, che negoziano coi governi nuove linee di politiche agricole e che stanno cercando ci creare un mercato locale per la regione, il Sahel. Regioni che i grandi soloni dell?agronomia internazionale ritengono improduttive. Ma non è vero. In Zambia, in Tanzania, nel Malawi se ci fosse l?accesso alla terra, una possibilità di produrre a condizioni accettabili, non ci sarebbero problemi di fame. Lo stesso vale per Etiopia ed Eritrea che sono i luoghi in cui l?agricoltura è nata. Certo si lega anche alla questione della guerra. È evidente. Ma nella regione dei Grandi Laghi il problema non è solo la guerra, ma anche il controllo delle terre. Questo è una causa di cui non si parla quasi mai. Il conflitto sulla terra in Zimbabwe è diventato lo scontro con Mugabe. Sulla democrazia. Quello in Sud Africa è tabù, quello nella regione dei Grandi Laghi e una delle cause della guerra ed è stato occultato. Lo stesso accade in Mozambico, in Angola e in Mali. L?alternativa alla Pac è una politica agricola africana basata sul principio della sovranità alimentare, col diritto degli africani di fare la loro Politica agricola comune. Prodi firmerebbe la nostra campagna? La politica di conquista dei mercati basata sul dumping è il 10% della Pac. La pagano i contribuenti. La domanda da porsi è: tu contribuente preferisci che le tue risorse siano usate per sostenere le industrie agroalimentari europee che così possono vendere le coscie di pollo a un prezzo così basso che neanche i polli africani sono concorrenziali, o preferiresti che le stesse risorse siano usate per sostenere l?agricoltura familiare, in Africa e nella Ue? Questa è una proposta che la Coldiretti firmerebbe anche domattina. E te la firmerebbe anche Prodi. Per noi l?agricoltura africana deve essere protetta e sostenuta. Nel ?90 quando il Fmi ha imposto gli aggiustamenti sul debito, ha fatto tagliare del 25% l?intervento dello stato. Su tutto. In particolare agricoltura e scuola? Ma perché le politiche economiche neoliberali da un lato chiedono all?Africa d?aprire i mercati e dall?altro usano sussidi all?agricoltura e protezionismo per trarne vantaggi? Una contraddizione grossa, vero? Io credo che l?Organizzazione mondiale del commercio (Omc) non abbia al suo interno gli strumenti per correggere tale contraddizione, che è sotto gli occhi di tutti. Agricoltura e cibo non possono essere trattati come pezzi di macchine e su di loro si dovrebbe discutere in altri luoghi. Per esempio la Fao, o l?Unctad. Luoghi in cui il voto conta uno, non quanti dollari versi come in sede di Omc. Rispetto alla questione dell?aggiustamento strutturale, in agricoltura non c?è mai un libero mercato e i prezzi sono di natura politica. Sono fatti, dal punto di vista tecnico, dalla potenza dominante del periodo, oggi dall?Omc. Perciò come puoi chiedere a chi determina il disastro una soluzione? Non vai da nessuna parte. Piuttosto si deve discutere quale agricoltura va protetta, a chi dare i sostegni. Noi siamo in netta opposizione al modello industriale di agricoltura, che esiste ormai dappertutto anche in Africa e che vorremmo sostituire, o ripristinare, con quello basato sull?agricoltura familiare. Che ha al centro il lavoro e la persona. Globalizzazione, nel senso new global, è anche abolire le politiche di dumpling? Sì, perché c?è una parte della produzione agricola che finisce sul mercato mondiale: cereali, proteine vegetali e zootecnia. Per questo io propongo di rendere illegali le politiche di dumping. Globalizziamo anche questa regola, che ogni tanto appare nei documenti dell?Omc ma che poi non è mai coniugata con proposte concrete. Il futuro dell?Africa? Negativo se continua il processo di liberalizzazione. Pessimo se continua la penetrazione in Africa di nuove tecnologie, ogm in primis. Pessimo se l?accesso alla terra sfocia in guerra civile. Positivo per quanto concerne le capacità che alcuni capi di stato africani hanno manifestato ultimamente. La produzione agricola è tornata a fare discutere i capi di stato e ha fatto nascere movimenti contadini quali il Roppa, del Sahel. Una piattaforma di organizzazioni che rappresentano 25 milioni di persone. Poi ce ne sono di forti in Kenya, come la NFUKenya, che tiene testa alle politiche neoliberali del governo. Un futuro positivo se si guarda la capacità di dialogo che alcuni governi hanno con tali movimenti. Soprattutto in Senegal. Sul numero di Vita in edicola tanti servizi di approfondimento sull?emergenza alimentare in Africa, con interviste e i numeri sui Paesi più colpiti dalla crisi


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