Cultura

Onlus e web: una guida per esserci di più e meglio

I social network possono essere ottimo strumento per aumentare la fidelizzazione. I consigli e il report di ContactLab

di Gabriella Meroni

Utilizzano i social network, più o meno spesso, per scrivere post o caricare foto, ma solo in parte li frequentano per tenersi aggiornati sui progetti delle Onlus di proprio interesse, preferendo newsletter e siti web: cercano un contatto diretto con le organizzazioni, chiedono trasparenza e concretezza. Il Non Profit Report, l’indagine realizzata la scorsa primavera da ContactLab in collaborazione con VITA Consulting aveva scattato una fotografia dei comportamenti digitali degli utenti fedeli nel terzo settore e oggi l’infografica di approfondimento appena pubblicata ci offre qualche dettaglio in più per conoscere meglio questi stessi utenti.

I social network: un mondo ancora da esplorare

La metà degli intervistati (oltre 20.000 contatti già presenti nei database di più di 30 organizzazioni non profit in Italia, invitati a rispondere ad un questionario online) dichiara di utilizzare i social network (per scrivere post, caricare foto, partecipare a gruppi, ecc.), se pur con diversa frequenza: solo il 14% riconosce infatti di avere una presenza social attiva ed assidua, mentre un ulteriore 35% scrive, commenta o condivide contenuti sul proprio profilo più raramente, pur mantenendosi aggiornato sulle attività dei propri amici e contatti.

Quando si parla invece in modo più specifico di non profit, un utente su quattro dichiara di seguire una o più Onlus sui social network. Lo fa perché trova che la comunicazione sui social media sia più diretta e vicina alla gente (50%) o per fedeltà ad una specifica Onlus, sulle cui iniziative desidera tenersi sempre aggiornato (16%). È interessante invece sottolineare come tra chi al contrario dichiara di non frequentare le pagine social delle organizzazioni non profit, l’11% non ne trova interessante o rilevante la presenza. Ancora una volta sono i contenuti che potrebbero fare la differenza: chi ricorda una particolare fanpage, cita l’organizzazione della pagina (47%), i post (29%) e le foto pubblicate (13%).

«La presenza sui social network va pensata e integrata all’interno di una strategia online che miri a costruire e mantenere un dialogo coi propri sostenitori e donatori. – commenta Massimo Fubini, amministratore delegato di ContactLab- Non basta creare una fanpage per catturare l’attenzione degli utenti: solo una comunicazione costante e coerente con le specificità dei mezzi utilizzati può diventare determinante per fidelizzare i propri contatti e potenziare il fundraising».

Trasparenza, chiarezza, continuità dei messaggi uguale fidelizzazione

Gli utenti chiedono trasparenza e concretezza. Lo fanno manifestando l’esigenza di un’area riservata all’interno del sito delle Onlus (62%), per poter seguire da vicino lo sviluppo dei progetti o chiedendo maggiore cura dei contenuti, nelle newsletter così come nelle pagine social, dove vorrebbero che venissero raccontate più storie, magari illustrate da fotografie e accompagnate dai commenti degli stessi utenti che desiderano condividere la propria esperienza e portare una testimonianza del proprio impegno a sostegno di una causa. Il passaparola, ancora oggi principale strumento di informazione per un utente su sei, aumenta esponenzialmente la sua portata grazie ai social network: un’opportunità da sfruttare allargando e rafforzando la propria rete di contatti e sostenitori, oggi più che mai capaci di diventare ambasciatori delle iniziative delle Onlus.

«La fidelizzazione oggi passa soprattutto attraverso la chiarezza, la trasparenza, la semplicità e la continuità dei messaggi – commenta ancora Fubini -. Per creare engagement e convincere i donatori occasionali a sposare non più solo una specifica iniziativa, ma una Onlus con tutta la sua storia e la sua mission, sarà sempre più necessario sfruttare la sinergia tra i diversi canali di comunicazione online, intuendone e mettendone a frutto le specificità. La sfida per le organizzazioni non profit rimane quella di coinvolgere e coltivare l’interesse delle fasce più giovani: in quest’ottica l’integrazione tra i canali dell’offline e dell’online, con il quale i più giovani hanno già maggiore dimestichezza, si rivela sicuramente vincente. Non dimentichiamoci infatti che questi futuri adulti saranno i donatori di domani».

L’edizione integrale dell’indagine che ha visto coinvolte 39 organizzazioni non profit (grandi, medie e piccole, attive in nove diversi ambiti) e oltre 20.000 contatti presenti nei loro database che hanno completato il questionario online, è disponibile per il download qui

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