Vita: Problema viabilità. Due questioni: la cerchia dei Navigli va chiusa al traffico? E poi, che fare dell’Ecopass?
Onida: La linea non può che essere di chiudere al traffico automobilistico privato le aree centrali. È dimostrato che la pedonalizzazione fa vivere meglio le aree della città in cui si applica. I commercianti resistono all’inizio, poi sono molto contenti. L’Ecopass così com’è non ha senso. Non è una misura anti smog (è troppo piccola l’area) né anti traffico perché non disincentiva l’uso dell’auto. Tra l’altro si paga solo se si ha un mezzo inquinante. Il modello dev’essere Londra.
Vita: I centri sociali vanno sgomberati?
Onida: Le situazioni di illegalità devono essere tutte rimediate. Però la risposta non può essere solo repressione. Bisogna essere capaci di integrare nella legalità certe esperienze di aggregazione. Certo, è più difficile che mandare 400 poliziotti la mattina a fare gli sgomberi…
Vita: E i campi nomadi irregolari come Triboniano?
Onida: Se si sgombera si deve dare anche un’alternativa.
Vita: Meglio puntare sull’edilizia popolare o sull’housing sociale?
Onida: Abbiamo una grande tradizione di edilizia popolare, che si è un po’ persa. Non costruiamo quasi più case popolari, così non aumenta la disponibilità, non si liberano gli alloggi perché anche le persone che abitano case popolari e che per reddito potrebbero passare ad altre soluzioni non possono andare via, perché Milano ha una grande offerta per i ceti abbienti ma ha un grosso gap per l’offerta di fasce medio-basse. Bisogna lavorare quindi su edilizia convenzionata e affitti calmierati.
Vita: Come si immagina l’area dell’Expo dopo il 2015?
Onida: L’Expo non dovrebbe essere in nessun modo un’operazione immobiliare privata. Ma il lascito non può essere solo fisico. Dobbiamo rimanere la capitale mondiale permanente del tema (alimentazione, sostenibilità), magari con una struttura culturale e di ricerca.
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