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Ong, serve una svolta: l’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo scenda in campo

In queste settimane si dovrebbe sciogliere il nodo del nuovo capo del AICS dopo l'addio di Laura Frigenti. Per il segretario generale di Avsi Giampaolo Silvestri, «l’azione di un ente super partes può aiutare a superare barriere e diffidenze reciproche» e «favorirebbe una nuova narrativa della cooperazione e la restituirebbe all’opinione pubblica ripulita dal troppo fango che le è arrivato addosso negli ultimi tempi». Il contributo dal numero di VITA in distribuzione

di Giampaolo Silvestri

Che la “macchina” nuova dell’Agenzia per la cooperazione allo sviluppo sia stata messa in strada, che abbia superato i test, che il primo lavoro prodotto sia buono: sono tutti fatti evidenti, riconosciuti e apprezzati. Ma non ci bastano.

Le ong vogliono di più. Soprattutto ora che sono al centro di un attacco inedito per le modalità, la violenza, l’uso a scopo elettorale.

E paradossalmente proprio quando l’attualità ci documenta che cresce la domanda di competenze nel settore e c’è bisogno di chi sappia realizzare progetti ad alto impatto per affrontare le crisi che investono i più vulnerabili, con ricadute su tutta la società.

Quindi guardiamo con favore al prossimo concorso pubblico, fissato dopo tanti solleciti, necessario ad assumere nuovo personale preparato per l’Agenzia stessa; auspichiamo che si confermi l’aumento graduale dei fondi destinati alla cooperazione, che si intensifichino le sinergie tra Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo e Cassa Depositi e Prestiti, come previsto dalla legge. Se non si assestano e consolidano questi aspetti, rischia di crollare tutto il palco, e pure in tempi brevi.

Perciò l’Agenzia dovrebbe farsi promotrice instancabile di innovazione cioè incoraggiare, trovando strumenti nuovi, il lavoro comune di soggetti diversi come imprese, ong, enti locali. Cooperative e centri di ricerca.

Lavorare insieme è difficile, ma l’azione di un ente super partes può aiutare a superare barriere e diffidenze reciproche. Soprattutto se parte da un piano operativo, concreto, come proprio di un ente non politico. Basti pensare alla questione migrazioni: il know how delle ong su questo è sterminato lungo tutto il percorso che compiono i migranti dai Paesi di origine, a quelli di transito fino a quelli di arrivo.

Ma serve chi sappia metterlo a patrimonio per tutti, lo tuteli e difenda dagli attacchi, lo valorizzi con azioni mirate. Così facendo l’Agenza favorirebbe una nuova narrativa della cooperazione e la restituirebbe all’opinione pubblica ripulita dal troppo fango che le è arrivato addosso negli ultimi tempi.


Giampaolo Silvestri è il segretario generale di Avsi

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