Mondo

Ong per salvare il dialogo

Il Kosovo del dopo Rugova

di Daniele Biella

Ho raggiunto il Kosovo la prima volta nel 1999, dopo la fine della guerra, come volontaria. Dovevo gestire il rientro della popolazione dai campi profughi dall?Albania. Sette anni dopo in Kosovo c?è la stessa incertezza sul futuro. Illusi dalla comunità internazionale che ha fatto assaporare la possibilità d?ottenere l?indipendenza dalla Serbia, pochi giorni fa i kosovari albanesi hanno perso il loro presidente, Ibrahim Rugova. La sua morte porta con sé una chiara conseguenza simbolica: non è più possibile aspettare.
Per i kosovari albanesi è maturato il tempo per l?indipendenza, essendone morto il ?padre ispiratore?. Per i serbi, il successore del moderato Rugova sarà inevitabilmente più estremista, con pesanti conseguenze per il dialogo. In tutto questo, Unmik e Kfor, le forze di pace internazionali, hanno dimostrato più volte inadeguatezza. Due errori su tutti: il primo, considerare Rugova come leader del Kosovo per poi fargli perdere efficacia negli incontri istituzionali, dove venivano invitati anche altri interlocutori, come gli ex combattenti dell?Uck; il secondo, intervenire con le armi a favore di una delle due parti, non potendo così rappresentare un valido intermediatore alla fine del conflitto.
I colloqui per definire lo status del Kosovo, rimandati di qualche giorno per la morte di Rugova (il suo successore è il compagno di partito Fatmir Sejdin) riprendono il 20 febbraio a Vienna e sono fondamentali. La comunità internazionale che li ha organizzati li deve gestire: il compito di governo serbo e indipendentisti è trovare un orizzonte comune a cui arrivare, accompagnati dalle forze di pace straniere.
Per incidere positivamente in questo difficile processo, noi ong sul territorio kosovaro stiamo cambiando strategia. È finito il tempo dei microprogetti. Ipsia, Celim, Prodox e Rtm si metteranno in rete per creare un progetto inedito, che mira a un duplice scopo: facilitare la convivenza con meccanismi che coinvolgano serbi e albanesi nelle stesse attività e promuovere una partecipazione politica oggi inesistente per la disaffezione verso una classe dirigente in passato corrotta e clientelare. Solo l?associazionismo dal basso può cancellare l?accezione negativa che ha la politica nelle menti dei kosovari, menti troppo disabituate ad avere a che fare con la democrazia e i suoi strumenti.
*presidente di Ipsia, ong delle Acli
Testo raccolto da Daniele Biella

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