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ONG. Intersos: chiarezza sul decreto missioni

L'ong chiede che sia distinta in modo chiaro l'azioen svolta dai militari e quella delle organizzazioni umanitarie

di Redazione

«L’azione umanitaria deve restare fedele ai principi umanitari di umanità, neutralità, indipendenza, imparzialità, non discriminazione e non strumentalizzazione dell’aiuto, definiti a livello internazionale, che richiedono una chiara distinzione dei ruoli senza ambigue e strumentali invasioni di campo da parte delle strutture militari». Così si legge in un comunicato dell’ong Intersos, che chiede chiarezza sulla cooperazione nei Paesi in cui l’Italia è presente con l’esercito.

La Camera, con il parere favorevole del Governo, ha rimesso nel Decreto Missioni all’estero la previsione delle attività di cooperazione civile e il relativo stanziamento dei fondi. Come richiesto dalle Ong, è stata ribadita con generale consenso l’importanza dell’azione civile anche nei contesti in cui operano le Forze Armate a seguito di legittime decisioni internazionali.

Lo stanziamento di 45 milioni di euro per le attività di cooperazione civile si riferisce però solo al primo semestre 2009, lasciando ancora indefinita la seconda parte dell’anno.

«Intersos che aveva in merito lanciato un pressante appello ai parlamentari considera positivamente che sia stato scongiurato il tentativo di militarizzare l’azione umanitaria nei contesti di guerra ampliando arbitrariamente il ruolo dei militari anche nelle attività che devono rimanere civili» si legge nel comunicato. «Riprendendo anche le posizioni più volte espresse dalle Ong e organizzazioni umanitarie italiane e internazionali» Intersos «chiede che nell’iter di approvazione del Decreto al Senato siano prese in considerazione, attraverso un’apposita Risoluzione che impegni il Governo, le seguenti priorità:
 
– Rafforzare e ampliare nel prossimo decreto l’azione di cooperazione e ricostruzione civile nelle aree più significative di partecipazione alle missioni militari: essa e infatti da tutti considerata, anche per paesi quali l’Afghanistan, come componente prioritaria e indispensabile per la stabilizzazione e la pace.
 
– Affermare la necessità di distinguere in modo chiaro l’azione svolta dai militari da quella svolta dalle organizzazioni umanitarie, riconoscendo e valorizzando le specificità di ciascuno e definendone gli ambiti di intervento secondo i principi e le linee guida espresse dalle Nazioni Unite e dalle Agenzie umanitarie internazionali (OCHA-IASC,2008). La chiarezza dei ruoli può inoltre facilitare possibili forme di intesa e di cooperazione tra le componenti civili e militari, se richieste a maggiore beneficio delle popolazioni.

– Confermare, all’interno delle attività di cooperazione civile previste dal Decreto, la previsione della Conferenza di pace della Società civile afgana, ampia, plurale e con presenze di organizzazioni sociali dei paesi limitrofi,  da organizzarsi in Italia a cura delle Ong italiane che operano in Afghanistan, in coordinamento con la rete “Afgana”.
 
– Assumere un ruolo più attivo, per quanto riguarda l’aiuto umanitario e la cooperazione civile, negli altri paesi oggetto del Decreto e in particolare in Sudan/Darfur, Ciad, R.D. Congo e Somalia».


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