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Ong: i punti critici del Codice di Condotta

Dopo l’incontro di martedì al Viminale per discutere l’adozione di un Codice di condotta per le organizzazioni impegnate in operazioni di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo, le Ong alla guida delle navi umanitarie restano caute ma sollevano alcune perplessità, ecco quali

di Ottavia Spaggiari

Per ora rimangono in attesa e sospendono il giudizio le nove Ong che martedì hanno partecipato all’incontro al Viminale sulla proposta di adozione di un Codice di condotta per le organizzazioni impegnate nel Mediterraneo in operazioni di Ricerca e Soccorso (SAR).

Il divieto di favorire il trasbordo dei migranti da un’imbarcazione all’altra e l’obbligo di accogliere a bordo ufficiali di polizia giudiziaria sarebbero, secondo alcune Ong, tra gli aspetti più delicati del codice.

Venerdì è previsto comunque un nuovo incontro, in cui le organizzazioni proporranno degli emendamenti, fino ad allora i rappresentati delle navi umanitarie sono cauti e si dicono disponibili a continuare il dialogo.

“È stato un meeting costruttivo quello con le autorità Italiane, e speriamo di poter continuare a discutere in maniera dettagliata del Codice di Condotta”, ha dichiarato Christopher Catrambone, co-fondatore di MOAS. “È positivo che il governo Italiano sia aperto a discutere l’argomento con le Ong, e MOAS affronterà i prossimi incontri con lo stesso spirito di aperta collaborazione che da sempre ci contraddistingue”.


Save the children ha definito l’incontro al Viminale “necessario” per chiedere chiarimenti su alcuni aspetti operativi del Codice di Condotta e ha puntualizzato che “Sin dall’inizio delle nostre operazioni di ricerca e salvataggio in mare, Save the Children ha agito nella massima collaborazione con la Guardia costiera e con tutte le autorità e gli altri attori coinvolti, e riteniamo che per fronteggiare l’emergenza umanitaria nel Mediterraneo sia fondamentale che questo dialogo prosegua, nella più grande lealtà e trasparenza. Nel corso dell’incontro, l’organizzazione ha ribadito come le attività della Vos Hestia di Save the children si svolgono già attraverso modalità operative corrispondenti a molte delle indicazioni contenute nel testo del Codice di Condotta in discussione”.

Un’affermazione condivisa anche da Medici senza frontiere (MSF), che qualche giorno fa, a Vita.it aveva spiegato come l’organizzazione segua già un codice de facto: “Noi lavoriamo con un codice che esiste già. Tutto il lavoro che facciamo viene già fatto in coordinamento con la Guardia Costiera con cui abbiamo ottimi rapporti. Senza di loro non ci muoviamo e seguiamo le indicazioni del ministero dell’Interno per quanto riguarda dove effettuare gli sbarchi”.

Rispetto all’incontro di ieri MSF, che dall’inizio delle proprie attività nel Mediterraneo ha soccorso oltre 69mila persone, ha dichiarato di aver “colto con favore gli sforzi volti a rafforzare la capacità di ricerca e soccorso (SAR), ma allo stesso tempo abbiamo espresso preoccupazione per alcuni elementi e ambiguità contenuti nel codice. Auspichiamo che inizi oggi un vero processo di consultazione e che i punti sollevati durante l’incontro siano presi nella dovuta considerazione, affinché qualunque codice proposto possa rappresentare il migliore strumento di collaborazione per salvare vite in mare”.

Più duri i commenti delle organizzazioni umanitarie più piccole, le tedesche Sea-Watch e Sea Eye.

“Capiamo le difficoltà dell'Italia”, ha dichiarato a Repubblica Sandra Hammamy di Sea Watch, “ma questo codice vìola le leggi del mare e la convenzione di Ginevra. Se l'obiettivo è che le Ong abbandonino il Mediterraneo, lo si dica chiaramente”. Anche Hammamy ha ribadito la di non essere mai entrati in acque libiche se non sotto le indicazioni della Guardia Costiera: “Noi non facciamo ricerche nelle acque territoriali libiche. Tutto quello che facciamo è andare lì sotto il comando del MRCC, questo seguendo le leggi del mare, in casi di emergenza bisogna intervenire e portare soccorso”.

Secondo Gunter Koertel, capitano di Sea Eye, "Il codice è solo una bozza, non è abbastanza chiaro, bisogna lavorarci ancora". Venerdì 28 luglio si aprirà un nuovo tavolo di lavoro.

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