Non profit

Ong e governi, si discute

Prosegue il dibattito su quale debba essere il ruolo svolto dalle organizzazioni umanitarie rispetto alle varie emergenze legate al conflitto in Iraq.

di Riccardo Bonacina

In questi giorni si levano diverse voci nel mondo delle ong per far emergere una dissociazione a volte reale e a volte forse meno chiara dalle iniziative che, speriamo, il nostro governo vorrà prendere per far fronte alla prevedibile crisi umanitaria che segue l?inizio del conflitto in Iraq. C?è chi sostiene che mai si farà finanziare interventi umanitari da un governo fiancheggiatore dell?invasione; ma c?è anche chi sostiene che sia invece un dovere degli Stati che stanno provocando la crisi l?intervenire anche ex post, per assicurare la ricostruzione. Infine c?è forse chi sovrappone questi ed altri piani creando qualche dubbio.
Azione Aiuto e Actionaid Alliance si sono opposti all?inizio di questa guerra, prevedendone le conseguenze umanitarie. Abbiamo ritenuto di voler prendere questa posizione chiara, pur non essendo presenti nella regione e non intendendo in ogni caso aprire un programma di lungo periodo a seguito di una crisi in Iraq. In effetti da soli o con i governi, nell?immediato e specialmente nel lungo periodo lavoriamo esclusivamente nei Paesi in cui siamo già attivi, desiderosi di produrre un cambiamento duraturo. Dovrebbe essere naturale per i governi dei Paesi ricchi e ancor più per quelli responsabili di una crisi umanitaria farsi carico della ricostruzione; dovrebbe essere altresì naturale cercare di farlo attraverso organizzazioni già presenti nel Paese, piuttosto che paracadutare, oltre ai soldati, anche operatori umanitari che poco hanno a che fare con la realtà locale semplicemente perché non la conoscono o perché vengono da Paesi percepiti come ostili.
Azione Aiuto può oggi stare fuori dalla corsa al finanziamento eventualmente disponibile per la ricostruzione, perché sappiamo che altre organizzazioni sono più preparate e conoscono meglio di noi quel terreno. In questi giorni c?è anche chi ha confuso un rapporto stabile tra alcune ong e il ministero degli Affari esteri (la cosiddetta ?idoneità?) e la volontà di queste o di altre di accedere a finanziamenti che per la crisi irachena fossero eventualmente stanziati direttamente dal governo o attraverso canali multilaterali. Azione Aiuto, ritengo abbastanza inspiegabilmente, non ha questa ?idoneità? presso il ministero. Del resto dal governo italiano non chiederemo fondi per agire in Iraq né ora, né quando il ministero degli Esteri volesse considerarci ?idonei?, dato che in questo caso siamo noi che non ci sentiamo idonei.
Marco De Ponte, Segretario generale Azione Aiuto

Il nostro intervento sul tema dei finanziamenti governativi alle ong ha suscitato numerose reazioni. Pubblichiamo quella di Marco De Ponte perché ci pare apporti elementi di chiarezza in una discussione che continua

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.