Mondo

ONG, 100 millioni di fondi sono per voi

Forum in redazione con Patrizia Sentinelli: il trend si è rovesciato ma molto resta da fare

di Paolo Manzo

«Rispetto alle richieste delle ong – un miliardo di fondo a dono e il 10% destinato ai loro progetti – posso anticipare che le organizzazioni non governative avranno i cento milioni di euro domandati, anche se il fondo sarà più magro». Parla chiaro Patrizia Sentinelli, viceministra con delega alla Cooperazione internazionale, ospite in redazione e per un?ora sottoposta a un fuoco di fila di domande (a cui non si sottrae mai) su Aps – Aiuto pubblico allo sviluppo, debito, Africa, Forum sociale mondiale (a Nairobi, dal 20 al 25 giugno), Finanziaria, ong e 5 per mille. Parla chiaro e tranquillizza Sergio Marelli, presidente dell?Associazione ong italiane, preoccupato di tagli ulteriori per le organizzazioni non governative del nostro Paese, da anni obbligate a celebrar nozze (in Darfur, Afghanistan e decine di altre regioni a rischio) con i fichi secchi. <b>Vita:</b> Se la richiesta dei 100 milioni sarà soddisfatta, resta il fatto che i fondi a dono in Finanziaria non saranno un miliardo, bensì 600 milioni. Che ci può dire al proposito? <b>Patrizia Sentinelli:</b> Che si è invertito il trend in discesa, ma siamo ancora lontani dall?obiettivo dovuto. La cifra minima per poter parlare di inversione di tendenza era di 600 milioni di euro. In una Finanziaria così complicata come quella di cui si è discusso in questi giorni, mi sembra un grande passo avanti l?incremento del 55% rispetto alla somma precedente, che ammontava a 382 milioni. Voglio comunque far notare a tutti che i 600 milioni non sono sufficienti a raggiungere lo 0,33% e a fare quadrare i conti rispetto agli impegni presi a livello internazionale. <b>Vita:</b> A fine anno l?esercito lascerà l?Iraq e si libererà un fondo di circa un miliardo di euro. Una parte potrà andare alla cooperazione, come chiedono da anni Marelli & co.? <b>Sentinelli:</b> Marelli ha ragione e per ora ci sono 600 milioni e un trend in ascesa. Non sono sufficienti, ma lavoreremo diversamente e confido di riuscire a mantenere gli impegni internazionali, perché il rigore che c?è nella Finanziaria deve esserci anche negli Obiettivi del Millennio e nelle raccomandazioni dell?Ocse/Dac. <b>Vita:</b> Un altro problema è costituito dai mancati versamenti dell?Italia al Fondo globale contro Aids, tubercolosi e malaria. Vi muoverete per il Global Fund? <b>Sentinelli:</b> Certo. Bisognerà far sì che si stanzino al proposito finanziamenti con una legge ad hoc: 30 milioni di euro di arretrati e 150 milioni di euro per il 2006. Posso dirvi che su questa legge si sta già lavorando in Parlamento e si stanno vagliando varie proposte. Ugualmente penso che alcune aree di crisi del mondo – Afghanistan, Sudan e Libano – debbano ricevere un?attenzione maggiore e anche un finanziamento apposito, come è stato fatto per l?Iraq. <b>Vita:</b> Il volto della cooperazione è cambiato dal 1987, quando si approvò la legge 49 che regolamenta il settore. Ci sarà una riforma strutturale e legislativa che tenga conto del lungo termine della cooperazione internazionale? Si parla di un?agenzia centralizzata per la cooperazione per evitare che nella decentrata si prendano dei provvedimenti che poi entrano in conflitto a livello centrale, come accaduto con il Trentino… <b>Sentinelli:</b> Sono anni che si discute di un nuovo quadro normativo rispetto alla 49/87 e la riforma deve essere fatta prima possibile. Noi stiamo lavorando a un disegno di legge che presenteremo in Parlamento al più presto e abbiamo dato il via al tavolo partecipativo dove abbiamo discusso di grandi linee e, nello specifico, di un?agenzia ad hoc. Per me la cooperazione è una parte della politica estera fondamentale, per cui la programmazione degli interventi deve essere fatta dal ministero degli Affari esteri, con una delega di ruolo a un?agenzia con piena autonomia, che possa analizzare i progetti e velocizzare i tempi di intervento, attualmente troppo lunghi. <b>Vita:</b> Che spazio ci sarà per la sinergia tra privato e pubblico nel superamento della 49/87? <b>Sentinelli:</b> Al centro della riforma della cooperazione non metterei questa sinergia, bensì la responsabilità dell?Aiuto allo sviluppo e la sua maggior efficacia e, quindi, un?agenzia centralizzata e la valorizzazione degli attori sociali. Penso che, tuttavia, sia utile normare un diverso rapporto tra l?aspetto pubblico e la convergenza di alcune esperienze private. <b>Vita:</b> Può essere più chiara? <b>Sentinelli:</b> Certo. Se i privati mettono i fondi se li gestiscono, ma ci può essere un interesse a convergere. E non solo con il pubblico, che deve spiegare al privato cosa sono gli Aps, ma anche con i forum e con i mass media? <b>Vita:</b> Oltre a un problema quantitativo, la cooperazione internazionale italiana ha anche una serie di problemi qualitativi, dalla mancanza di una seria programmazione alla frammentazione dell?intervento. Che ci dice al proposito? <b>Sentinelli:</b> Che è importante, innanzitutto, favorire il multilaterale, rispettare gli impegni presi internazionalmente e valorizzare il ruolo delle ong. Basta con i progetti che si sommano e le contrapposizioni, sì invece alla programmazione triennale per definire le priorità dei Paesi e dei settori. Per quanto concerne la frammentazione, credo molto alle priorità d?intervento. In primis in Africa, soprattutto quella subsahariana, che ha elementi di maggior esposizione rispetto ad altri continenti. Soprattutto in merito alla mancanza di risorse da usare in modo equo tra la popolazione, con indici di mortalità infantile femminile altissimi, legati non solo alla mancata crescita del Pil ma anche all?insalubrità, alla malnutrizione, alla mancanza di case e alla sanità fatiscente. Un maggior coordinamento e una maggior concentrazione territoriale determinerebbe una minor frammentarietà d?intervento, e a questo dobbiamo puntare. Tuttavia non c?è solo l?Africa tra i Paesi meno avanzati verso i quali concentrare i nostri interventi. <b>Vita:</b> Sempre parlando di frammentazione di intervento non possiamo dimenticare la cooperazione decentrata, su cui lei ha detto di puntare molto. <b>Sentinelli:</b> Certo, se riuscissimo a mettere insieme quel che fanno gli enti locali senza nessun eccesso di dirigismo, si raggiungerebbe una maggior efficacia. Detto questo è inutile che si facciano le stesse cose, come spesso accade. Inoltre, ciò che fanno gli enti locali sfugge nel conto dell?Ocse/Dac ai fini della quantificazione del rapporto Aps/Pil. Io sono favorevole all?emersione di quanto in questi anni è stato fatto dalla decentrata ma, per farlo, si deve iniziare a parlare di cooperazione comunitaria e di partenariato territoriale al fine di incentivare i Comuni ad avere come partner soggetti dello stesso livello. L?importante nella decentrata, insomma, è che ci sia coordinamento sia a valle che a monte. <b>Vita:</b> C?è un settore prioritario della nostra cooperazione per raggiungere gli Obiettivi del Millennio entro il 2015? <b>Sentinelli:</b> Sono tre gli elementi principali da tenere presenti. Il primo è l?ambiente nel senso più generale del termine, ovvero l?acqua, la terra e il cibo. Il secondo è il settore socio-sanitario, con interventi finalizzati sì all?assistenza ma anche a ?formare per?, non a sostituirci, per favorire le espressioni locali che ci sono. Il terzo è il settore educativo-culturale, con particolare attenzione alla produzione di know-how nel campo scientifico, amministrativo e tecnologico.


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