Volontariato
Omicidio Biagi. Veneto al setaccio: 3 i “presunti” Br
Nuovo messaggio firmato dalle Br giunto all'email di Rete 55: "Falsi i volantini con la stella a cinque punte, vero quella dei NTA". Caso Biagi, perquisizioni tra Padova e Bologna
Altri comunicati falsi, ma verosimili, tanto per intorbidire le acque in questa estate di “veleni”, secondo la peggiore tradizione di casa nostra. Questa volta – ieri – sedicenti brigatisti hanno inviato una e-mail a Rete 55, tv privata con sede in provincia di Varese (una volta di propirietà di Antonio Marano, vicino alla Lega ed oggi direttore di Rai Due), per sostenere che il volantino Br con minacce al ministro Alemanno e ad altri sindacalisti era falso, mentre quello spedito dai Nuclei territoriali antimperialisti al quotidiano “il Mattino” di Padova era autentico. La confusione aumenta proprio mentre la Procura di Bologna ha messo sotto inchiesta cinque appartenenti all’area dell’ultra sinistra veneta per “associazione sovversiva”. Una iniziativa che, tuttavia, a ben guardare non ha nulla a che vedere con il “filone principale” dell’omicidio Biagi. Alla tv varesotta già lo scorso 4 luglio erano arrivati volantini, sempre a firma Br-Pcc, con minacce contro l’ex ministro del’interno Claudio Scajola e il direttore del Tg4 Emilio Fede.
Riportiamo ora le analisi di un esperto di terrorismo, Gianni Cipriani:
A parere degli inquirenti, il documento non è autentico, anche se l’informazione riportata al suo interno è corretta: infatti non c’è dubbio che il documento siglato Nta fosse autentico e quello di minaccia verso Alemanno falso. Ma questa notizia, hanno fatto notare gli inquirenti, era già stata ampiamente scritta sui giornali e diffusa dai media. Le indagini sono in corso e gli uomini dei servizi stanno valutando se questa mail sia opera di un semplice mitomane o se invece rappresenti una strategia di disinformazione.
Su ordine della magistratura di Bologna, nel frattempo, sono state compiute una serie di perquisizioni nei confronti di alcuni esponenti dell’ultrasinistra considerati vicini all’area dei Carc, cioè i cosiddetti Comitati di appoggio alla resistenza comunista sospettati di contiguità con le Br-Pcc (ma l’indagine principale è stata archiviata). Alla fine della giornata a 5 appartenenti a questa area è stata notificato un avviso di garanzia con l’ipotesi di reato di associazione sovversiva. Nulla a che vedere, comunque, con l’indagine principale che riguarda l’assassinio del professor Marco Biagi. I 5 indagati sono infatti personaggi minori che già in passato, soprattutto dall’omicidio D’Antona in poi, sono stati oggetto dell’attenzione degli investigatori.
Gli indagati padovani, tutti difesi dall’avvocato Carlo Covi, hanno un’età tra i 36 e i 45 anni e sono considerati esponenti di estrema sinistra: C.L., coinvolto in passato nelle indagini su Autonomia Operaia, ha subito una perquisizione nella sua casa di Padova, in quella di Milano, dove lavora in una cooperativa editoriale, e nell’alloggio dove sta trascorrendo le vacanze, nel Sud Italia; gli altri due, D.B., operaio in una fabbrica metalmeccanica, e R.S, insegnante elementare, si considerano comunisti e sono impegnati nel mondo del lavoro. Ancora massimo riserbo, invece, sugli altri due indagati veneziani.
Secondo le prime indiscrezioni durante i controlli sono stati trovati un volantino intitolato ”un passo oltre il Carc”, una copia del Patto per l’Italia, una copia di un articolo di giornale sulla vicenda D’Antona, foto dei prigionieri a Guantanamo, Cuba. Tuttavia, come ben sanno coloro che seguono la materia, è del tutto ovvio che un militante della sinistra rivoluzionaria abbia materiale di quel genere, senza necessariamente far parte delle Brigate Rosse.
Il decreto di perquisizione, come riportano alcuni giornali locali, fa riferimento a un procedimento contro ignoti per il reato previsto dall’art 270 bis del codice penale, ”commesso in epoca anteriore e prossima al 18 luglio 2002 in Bologna”. ”Una formula – spiega l’avv. Covi – che non consente di capire quale sia l’episodio contestato”. La data precede di due giorni la notizia di alcuni messaggi Br contro il ministro Alemanno recapitati in stabilimenti Fiat e Zanussi e la risoluzione degli Nta.
Un ”atto persecutorio”. Così i tre militanti comunisti commentano le perquisizioni subite ad opera della Digos nell’ambito di un’indagine bolognese per associazione eversiva. ”Nel merito – si legge in una nota diffusa tramite il loro avvocato – l’atto giudiziario colpisce, senza minimamente motivare e genericamente collocando nel tempo, attivisti che dedicano la loro esistenza alla lotta per la difesa dei lavoratori”. I tre indagati ”respingono recisamente l’atto persecutorio a loro rivolto ed evidenziano come in questo specifico momento di lotta in cui vengono messi in discussione le condizioni di vita dei lavoratori, con l’attacco all’articolo 18 con la richiesta di massima flessibilità senza regole, vengono colpiti coloro che dimostrano maggiore determinazione nella lotta contro il Governo di Destra”.
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