Terremoto in Turchia e Siria
Oltre le macerie, i sogni e i visi di Aleppo
Dodici anni di guerra hanno spezzato la Siria. Poi il terremoto del 6 febbraio 2023 ha lasciato detriti nelle strade e paura tra gli abitanti. In una Aleppo segnata e divisa dalle sue tragedie, la ong Avsi lavora per portare il suo aiuto umanitario alla popolazione. Vicino ai suoi abitanti e alle sue storie, affinché la città torni a vivere. Un reportage fotografico
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Alle 4.20 del mattino del 6 febbraio 2023 una scossa di magnitudo 7.8 ha colpito la Turchia e la Siria. Le scosse hanno provocato conseguenze devastanti anche sulla città di Aleppo, colpita dopo dodici anni di guerra e nel pieno di una profonda crisi economica. Centinaia di persone sono morte la mattina del sisma. Migliaia di aleppini sono rimasti senza casa e senza beni di prima necessità come acqua, cibo e indumenti caldi per affrontare l’inverno. Per settimane, i centri di accoglienza hanno ospitato le famiglie che non potevano rientrare in casa per paura di nuovi crolli.
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«Durante la guerra avevamo un solo luogo in cui ci sentivamo al sicuro: le nostre case», racconta Elena Makdis, assistente sociale della ong italiana Avsi, nata e cresciuta ad Aleppo. «Il terremoto ci ha tolto anche la nostra ultima sicurezza».
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Dal 2015 Avsi è stabilmente in Siria e lavora per sostenere la popolazione siriana. Lo staff della ong italiana, sin dalle prime ore dopo le scosse, è intervenuto ad Aleppo per assicurare aiuti umanitari alle vittime.
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Ha contribuito a fornire soccorso medico immediato alle vittime, grazie alla collaborazione con l’ospedale Saint Louis e al progetto “Ospedali aperti”. Ha sostenuto alcuni centri di accoglienza di emergenza allestiti in città.
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Ha distribuito cibo, beni di prima necessità, indumenti per l’inverno, materiale scolastico. Continua a organizzare attività psico-sociali per aiutare i bambini e i ragazzi a gestire le conseguenze dei traumi subiti. Ha riabilitato alcuni edifici danneggiati dal sisma.
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«Spero che la vita migliori per i siriani, che la crisi passi e tutto torni come prima. Come è successo a me dopo l’incidente», racconta Nanor Tankokia, una ragazza ventisettenne che la mattina del terremoto ha rischiato la paralisi dopo esser stata travolta dal crollo di un palazzo mentre scappava.
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È stata curata grazie al progetto Ospedali aperti e ora pianifica il suo matrimonio rimandato a causa dell’incidente. «Sogno che la vita migliori per tutti i siriani, che la crisi passi e tutto torni come prima. Come è successo a me dopo l’incidente».
Credit foto Aldo Gianfrate.
Didascalia foto di apertura: Wafa Dali, 27 anni, aiuta sua figlia a indossare uno zaino appena ricevuto nel corso di una distribuzione di materiale scolastico e beni di prima necessità organizzata da Avsi nel quartiere aleppino di Ansari Al-Sharqi.