Volontariato

Oltre la comunità terapeutica

Mazzi: «Non possiamo limitarci ai servizi per i tossici»

di Redazione

Anche quest’anno, in concomitanza con la festa di San Francesco, si celebra a Sirmione il ventitreesimo incontro internazionale di Exodus. Quattro giorni di verifica e di programmazione per tutte le comunità e i progetti in Italia e in molti Paesi del mondo.

Sono più di mille i ragazzi, gli educatori ed i volontari che insieme al padre fondatore, don Antonio Mazzi, fanno il punto della strada. Exodus mette sul tavolo 12 mesi di avventure educative condotte nelle 50 case cui l’opera di don Mazzi ha dato vita in Italia e nel mondo.

Nelle scuole, negli oratori moderni, sulle piazze incontrando migliaia di giovani per le attività di prevenzione. Nei centri di ascolto, nelle comunità, nelle cooperative per il reinserimento di persone che hanno vissuto esperienze di droga e di grave marginalità sociale.

Ma i ragazzi del don si trovano anche per costruire insieme il programma dell’anno che viene: i temi, i contenuti, gli obiettivi, i programmi e le prossime avventure. Per questo don Mazzi spiega ai suoi che Exodus non è una solo comunità di recupero e in effetti Exodus è sempre stata una comunità particolare, non si è mai accontentata di mettere i cerotti alla società e ancora oggi è un avamposto sociale che sa cogliere i segni dei tempi e muove i primi passi su strade nuove.

Don Mazzi intanto ci spieghi il programma di questi giorni…
I lavori di gruppo sono stati momenti intensi di confronto, di valutazione del lavoro svolto e di pianificazione delle prossime tappe. Poi abbiamo fatto la veglia e celebrato la Santa Messa per offrire al Signore le fatiche, le gioie, le sofferenze di un anno e per chiedere la benedizione sui sogni del nostro piccolo popolo in cammino. Nella celebrazione è stato letto il messaggio di benedizione del Card. Martini, emerito arcivescovo di Milano che ci ha sempre seguito molto da vicino ed è sempre stato per noi un importantissimo punto di riferimento. Il secondo giorno è venuto a trovarci un altro amico d’eccezione: padre Enzo Bianchi, il priore di Bose. Ha condiviso una giornata con noi e ci ha aiutato a riflettere sul tema proposto “Dove c’è casa, c’è festa e c’è perdono”.

Un tema inusuale per una comunità terapeutica…
Infatti Exodus non è una comunità terapeutica, o meglio, non solo una comunità. Ci sono scuole per genitori, centri per adolescenti, progetti in Africa e in Latino America… Da tempo diciamo che dobbiamo guardare oltre il servizio di aiuto alle persone dipendenti. Oggi anche le dipendenze non si possono ridurre agli interventi di aiuto che possiamo mettere in campo ma interpellano complessivamente la società, le sue illusioni, la sua difficoltà a trovare una via d’uscita dalla stagnazione. Per questo motivo il tema proposto è una questione di fondo che riguarda tutti i servizi e il modo di essere presenti nei servizi. E per prima cosa diciamo che le nostre sono anzitutto Case. E quando ci sta a casa non c’è bisogno di fingere, di nascondersi, di mascherarsi. Quando ci si sente a casa si è autentici. E dove c’è casa, c’è festa, c’è amicizia, c’è calore, ci sono avventure formative straordinarie. Ma soprattutto c’è la capacità di perdonare e di perdonarsi. Il perdono richiama poi il tema della  paternità. Come nella parabola del padre misericordioso, il perdono è un gesto gratuito, non meritato. Come l’amore. Come vedi sono tematiche essenziali, specialmente oggi, ma non solo per le comunità terapeutiche


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