Famiglia

Oltre il giardino, storia di un’utopia realizzata

Un archivio multimediale mette in scena l'avventura basagliana

di Elisa Cozzarini

Volantini, manifesti, opuscoli, fotografie: le mille piccole storie che
hanno portato alla chiusura del manicomio di Trieste in un nucleo
di museo interattivo. Aperto al dialogo con la cittadinanza «Nei nostri cassetti abbiamo trovato miniere di volantini, manifesti, opuscoli, foto, documenti che raccontano l’uscita dal manicomio». Chiara Strutti, dell’Azienda per i servizi sanitari 1 di Trieste, ha fatto parte dell’équipe di Franco Basaglia. «Volevamo che tutte quelle cose riprendessero vita, proiettandole verso il futuro, non relegandole al passato. Per i trent’anni della legge 180, insomma, dovevamo evitare le commemorazioni, rilanciando quella straordinaria esperienza come spazio di vera democrazia».
Così, dall’incontro con gli esperti della comunicazione di Studio Azzurro, è nato Oltre il giardino, inaugurato nell’ex ospedale psichiatrico di Trieste a marzo 2009. «Abbiamo proposto un’idea diversa di archivio, qualcosa di vivo e dinamico, aperto ai commenti, che può crescere accettando sempre nuovi contenuti», spiega Stefano Roveda di Studio Azzurro. E Chiara Strutti aggiunge: «L’uso di tecnologie avanzate, combinate con l’intervento artistico, ha portato a un risultato originale, divertente e attrattivo. Allo stesso tempo abbiamo messo in sicurezza tutti quei reperti recuperati nelle nostre case, che rischiavano di deteriorarsi e andare persi con il tempo».
Il lavoro è iniziato creando un punto di raccolta del materiale, che è stato man mano digitalizzato e restituito ai proprietari. Si è sparsa la voce e molti cittadini hanno contribuito portando ciò che avevano. Studio Azzurro ha lavorato in parallelo, per cinque mesi, selezionando il materiale da mettere in mostra e raccogliendo tutto il resto in un più classico archivio generale. «Il prossimo passo sarà rendere disponibile i documenti per le ricerche tradizionali al computer, anche via web», continua Strutti, «e da settembre inizieremo a invitare le scuole per le visite guidate. Chiederemo il punto di vista dei ragazzi, cercheremo di renderli partecipi della grande avventura della chiusura del manicomio. Anche perché oggi questa storia non è finita, anzi, è quanto mai vivace lo scontro in atto per ridurre le conquiste della psichiatria».
Stefano Roveda assicura che Oltre il giardino è solo il primo passo verso la creazione di un museo vero e proprio dell’esperienza basagliana. «Credo che raccontare quest’utopia realizzata sia importante soprattutto per le nuove generazioni», dice, «proprio oggi che si tarpano le ali a chi ha delle visioni oltre ciò che è considerata la norma. E per dare maggiore diffusione a questo racconto sociale, stiamo pensando anche a una sua versione ridotta e portatile».
A differenza del Museo della mente di Roma, in cui il visitatore si immerge nell’istituzione totale (vedi l’articolo di Maurizio Regosa), il cuore di Oltre il giardino sono gli anni tra il 1971 e il 1979 quando, sotto la guida di Franco Basaglia, l’ospedale psichiatrico di Trieste viene svuotato e chiuso.
Ricorda Strutti che quando si sono aperte le porte c’erano 1.300 persone rinchiuse: «È stato un evento straordinario, che ha necessariamente coinvolto l’intera città in dibattiti spesso aspri e duri, ma anche in questioni pratiche come la ricerca di una casa per chi usciva, o per l’inserimento sociale di chi era rimasto senza una famiglia». È una costellazione di storie, quella che ruota attorno alla chiusura del manicomio. Studio Azzurro vuole dare visibilità a questi piccoli tasselli, che assieme fanno la storia generale. Roveda spiega: «È il punto cardine della nostra ricerca, perché le storie particolari di vita vissuta riescono a suscitare emozioni forti, anche se magari dal punto di vista storiografico non hanno grande valore».
Oltre il giardino è un ambiente interattivo per costruire una memoria collettiva nuova. Parla di una storia viva, che continua e non è lineare, «il cui filo conduttore a volte è chiaro, trasparente, esplicito, a volte interrato, frastagliato, opaco», per usare le parole di Franco Rotelli, il direttore dell’Ass triestina. E Strutti conclude: «È più semplice dare risposte perenni. Lasciare la porta aperta al confronto può portare spesso a discutere e litigare, a contraddizioni e conflitti, ma solo così è possibile un ascolto reale dei bisogni delle persone. Nell’archivio abbiamo voluto proseguire su questa linea, ricercando un percorso che metta in comunicazione i cittadini e l’istituzione».

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