“… Che la sola ragione della guerra è di non aver ragione (ché, dove è ragione, non vi è guerra); che le guerre vere ed efficaci sono soltanto le guerre ingiuste; e che le vittime innocenti sono le più utili e di odor soave al nutrimento degli dèi”. Purtroppo, è triste doverlo ammettere, queste parole di Carlo Levi, grande scrittore e saggista torinese, sono di grande attualità. Esse esprimono efficacemente quanto sta avvenendo nella Repubblica Democratica del Congo, dove si sta consumando un’indicibile mattanza lontano dai riflettori dei media internazionali. È di oggi la notizia del massacro di oltre 300 persone avvenuto nel dicembre 2009, durante una feroce incursione della guerriglia nordugandese dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) in numerosi villaggi dell’ex Zaire. A questo proposito è stato presentato stamane a Kinshasa un rapporto dettagliato realizzato da Human Rights Watch (Hrw) nel quale si precisa che nelle incursioni armate sono anche state sequestrate 280 persone tra cui figurano 80 ragazzi.
I villaggi razziati dai famigerati ribelli dello Lra, si trovano a sud del fiume Uelé e a una quarantina di chilometri a sudovest della città di Niangara. I loro nomi sono quelli di Mabanga, Makombo, Ngbiribi, Tapili, Kiliwa… Località distanti, nell’estrema periferia del villaggio globale, il cui dramma è anni luce distante dal nostro immaginario. Secondo quanto riferito dal vicario episcopale della diocesi di Isiro-Niangara, monsignor Dieudonné Abakuba, i fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 13 e il 18 dicembre quando una trentina di ribelli hanno messo a ferro e fuoco i villaggi del distretto di Haut-Uelé, nella provincia orientale del Congo (Nordest). Detto questo, va rilevato che la popolazione locale in questi mesi non ha beneficiato di alcuna assistenza, dimenticata da tutto e da tutti, in un territorio tagliato fuori dalle vie di comunicazione congolesi.
I ribelli dello Lra – è bene rammentarlo – sono sotto la guida di un pazzo sanguinario, un certo Joseph Kony, su cui pesa un mandato di cattura internazionale da parte della Corte penale internazionale dell’Aja, che a partire dalla fine degli anni ‘80 ha fatto disastri a destra e a manca nel Nord Uganda. Da ormai cinque anni, incalzato dall’esercito regolare ugandese, s’è trasferito con i suoi uomini nell’ex Zaire dove purtroppo è libero di fare il bello e cattivo tempo. E dire che da quelle parti le Nazioni Unite hanno dispiegato la più imponente e dispendiosa missione di peacekeeping della storia…
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