Mondo

Oltre 3 milioni le persone colpite

Da Unicef a Caritas, ecco la mappa degli aiuti

di Emanuela Citterio

Tre milioni e 200 mila persone danneggiate dalle alluvioni, e 1400 morti accertati. Sale il bilancio della catastrofe naturale che sta continuando a colpire il Nord-Ovest del Pakistan e le autorità del Paese prevedono che il peggio debba ancora venire, con le nuove intense piogge monsoniche attese in settimana. A dare informazioni dalle zone colpite sono soprattutto le agenzie umanitarie e le organizzazioni non governative.

 

Unicef: 1,4 milioni di bambini colpiti – «Circa 3,2 milioni di persone sono state colpite dalle alluvioni; tra queste 1,4 milioni sono bambini» ha fatto sapere Abdul Sami Malik, portavoce dell’Unicef ad Islamabad.??In un comunicato l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha) ha sostenuto che sono circa un milione i pachistani, soprattutto nel nord-ovest del paese, che hanno bisogno immediato di aiuto.??Malik ha precisato che 1,3 milioni di persone hanno subito gravi danni per le piogge, le inondazioni e gli smottamenti del terreno, mentre il governo cerca di soccorrere quanti hanno perso case, raccolti e bestiame.??Il portavoce ha infine detto che di fronte alla gravità della situazione il governo ha convocato per oggi un vertice con gli organismi specializzati nazionali ed internazionali e con le ong per verificare le necessità ed eventualmente rivolgere un appello alla comunità internazionale per ulteriori aiuti.

 

Cesvi: pronti a intervenire, ma il peggio deve ancora arrivare – «Le piogge si sono momentaneamente fermate ma il dipartimento meteorologico ha previsto l’arrivo di nuove perturbazioni a partire dai prossimi giorni, come prevede la stagione monsonica che generalmente si protrae per tutto il mese di agosto» spiega Claudia Bini, responsabile Cesvi in Pakistan, «non appena le condizioni meteorologiche lo permetteranno, Cesvi avviera’ i primi interventi di emergenza. Al momento siamo in contatto con organizzazioni locali nello Swat allo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni per la pianificazione di un intervento di emergenza mirato». Attualmente gli operatori locali Cesvi stanno monitorando le zone colpite, anche se gli spostamenti sono molto difficili: i fiumi sono ancora in piena, le strade interrotte e i ponti crollati. Il Cesvi, presente in Pakistan dal 2005, si sta muovendo per assistere le popolazioni colpite dall’alluvione e partirà con interventi di emergenza attraverso la distribuzione di tende, rifugi temporanei, cibo, pasticche per depurare l’acqua. Nel frattempo sta per partire una missione di valutazione dello stato dell’emergenza nelle aree di Gilgit/Baltistan e Chitral.

 

MSF: la priorità è prevenire le epidemie – A Bakthirabad, distretto di Sibi, MSF ha distribuito kit igienici, teli di plastica e alimenti. Il progetto di MSF a Timurgara, nel Lower Dir, è inaccessibile da tutte le zone, dal momento che sono stati distrutti tutti i ponti che collegavano l’area; tuttavia MSF sta continuando il suo progetto e l’equipe ha curato da subito 10 casi nel pronto soccorso di MSF allestito presso l’ospedale della città. Attualmente MSF si sta anche concentrando sulla fornitura di acqua potabile all’ospedale. Le autorità locali temono che nelle zone colpite possano scoppiare epidemie come il colera o altre gravi patologie. Medici senza frontiere ha allestito tre centri per il trattamento del colera nei distretti di Swat, Lower Dir e Dargai, oltre al centro già esistente per il trattamento del colera nel distretto di Hangu che sta continuando la sua attività. «Queste alluvioni sono le peggiori che hanno colpito la zona da generazioni» fanno sapere dagli uffici di Msf. «Molte case sono costruite con il fango e ciò le rende ancora più fragili in questi casi. Parecchie persone non riescono a raggiungere le strutture sanitarie visto che le diverse zone sono rimaste isolate a causa dell’acqua. Per coloro che sono stati colpiti è di vitale importanza poter avere una risposta immediata ai bisogni primari, come l’igiene e la sanità».

 

Caritas Pakistan: aiuti immediati a 1300 famiglie – Fra le organizzazioni che da subito si sono attivate per l’emergenza c’è la rete Caritas, presente da diversi anni in Pakistan con progetti che vanno dalla prima emergenza, come quelli che hanno caratterizzato il post-terremoto del  2005 e il post-ciclone del 2007, ad interventi di ricostruzione e sviluppo. «Caritas Pakistan si è attivata e, nonostante le difficoltà logistiche ed operative, fornisce cibo aiuti d’urgenza a 1.300 famiglie, in due zone del Punjab meridionale: Rajan Pur e Dera Ghazi Khan» si legge nel comunicato di Caritas Italiana. «Nei prossimi giorni prevede anche di vaccinare 3.000 persone e fornire assistenza sanitaria». Caritas Pakistan fa sapere che le inondazioni hanno distrutto  anche i raccolti di cotone, riso e canna da zucchero. Caritas Italiana ha espresso solidarietà e vicinanza alla popolazione del Pakistan colpita da questa terribile tragedia e ha messo a disposizione 100.000 euro per sostenere i primi interventi.

 

Cei: un milione di euro dall’8 per mille – La Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall’otto per mille. «L’apposito Comitato per gli interventi caritativi a favore del terzo mondo – precisa una nota – provvederà all’erogazione della somma stanziata, accogliendo le richieste, che stanno pervenendo o perverranno». La Presidenza della Cei inoltre «invita le comunità ecclesiali a pregare per quanti in queste ore vivono il dramma causato da questo tragico evento e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana con l’obiettivo di alleviare le sofferenze di quella popolazione».

 

Gli aiuti della comunità internazionale – La comunità internazionale ha iniziato a mobiliare aiuti finanziari: gli Usa si sono impegnati per 10 milioni di dollari e circa 50mila pasti e l’Onu ha offerto di fare altrettanto. Un milione e mezzo di dollari è stato messo a disposizione dalla Cina mentre la Commissione europea ha annunciato lo sblocco di 30 milioni di euro a favore del Paese. Onu, Unione europea, Usa, Cina e Germania hanno finora promesso aiuti per 60,8 milioni di dollari.


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