Volontariato

Oltre 2 mln italiani vivono con meno 268 euro al mese

La situazione di poverta' ed esclusione in cui vivono molte famiglie del nostro Paese e' stata illustrata oggi, a Napoli nel corso di un incontro promosso dal Cnr

di Paolo Manzo

Oltre due milioni di persone in Italia vivono con soli 268,55 euro al mese, considerata la soglia di accesso al Reddito Minimo di Inserimento (RMI), distribuito al 90% nelle regioni meridionali. Ma ora l’RMI, una misura introdotta nel 1998, che ha interessato inizialmente 39 comuni, per un totale, appunto, di 2,4 milioni di abitanti, 828mila nuclei familiari e una spesa complessiva di 220 milioni di euro, rischia di sparire entro il 31 dicembre del 2002. La situazione di poverta’ ed esclusione in cui vivono molte famiglie del nostro Paese e’ stata illustrata oggi, a Napoli, alla Casina del Boschetto della Villa Comunale, nel corso di un incontro promosso dal Cnr e dal Comune partenopeo. ”Il reddito minimo di inserimento e’ una misura attiva di politica sociale, che prevede un sostegno economico e interventi mirati di promozione e integrazione sociale quali, ad esempio, attivita’ di cura e sostegno familiare, percorsi di riabilitazione o di recupero dell’obbligo scolastico” spiega Sandro Turcio, dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e sulle Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sezione Welfare di Penta di Fisciano in provincia di Salerno, che assieme al Comune di Napoli, Assessorato agli Affari Sociali, e’ fra i promotori della giornata di studio napoletana. Ma non solo. ”Questa misura prevede anche l’inserimento in percorsi occupazionali per chi e’ abile e in eta’ lavorativa” aggiunge Turcio. In particolare, lo studio del Cnr sottolinea che nella prima fase sperimentale, svoltasi nel biennio 1999-2000, sono stati coinvolti 39 comuni – per un totale di 2,4 milioni di abitanti e poco piu’ di 828mila famiglie – 24 dei quali meridionali, compreso quello di Napoli, che rappresenta il 40% del campione. Dalla ricerca, inoltre, risulta che e’ il Mezzogiorno, anche in ragione dei piu’ elevati indici di poverta’, ad aver fatto la parte del leone, intercettando il 90% del volume complessivo del RMI. ”La sperimentazione – sottolinea ancora Turcio – dimostra che il successo di questa misura dipende da un insieme di fattori, quali il contesto socio-economico e la capacita’ gestionale dei Comuni: al Nord, la minore pressione ambientale ha consentito alle amministrazioni locali una gestione piu’ efficiente della misura, mentre al Sud sono emerse diverse criticita’ che trovano origine nelle problematiche strutturali di quest’area , come ad esempio, -conclude Turci- gli elevati tassi di disoccupazione, e nella relativa debolezza dei sistemi locali di welfare”. ”Il futuro del Reddito Minimo di Inserimento -rileva il Cnr- e’ ora strettamente legato alle decisioni del Governo: rinnovare la misura facendola diventare, come accade quasi in tutta Europa, un diritto soggettivo esigibile da parte dei cittadini o -conclude l’Ente di ricerca- rinunciarvi facendo arretrare il sistema di protezione sociale nel nostro Paese”.


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