Welfare

Olimpiadi, lo sponsor non batte ciglio

Prima il Darfur, oggi la repressione dei monaci. I Giochi di Pechino sono ad alto rischio. Ma per ora le grandi aziende che hanno investito non sentono ragioni.

di Christian Benna

Forse è vero che il denaro non ha odore, ma certo è altamente infiammabile. Lo sanno bene gli sponsor a cinque cerchi che hanno speso milioni di dollari per portare a spasso, su e giù per il mondo, tra una contestazione e l?altra, la fiaccola olimpica. E ora assieme alla torcia rischiano di bruciarsi pure loro. Stiamo parlando di multinazionali del calibro di Microsoft, Lenovo, Coca Cola, Samsung, Kodak, Panasonic, Swatch e Volkswagen, big del business che hanno pagato da 80 a 100 milioni il biglietto per un posto in prima fila a Pechino 2008.

Gli attivisti pro Tibet non hanno intenzioni di fare sconti. Anzi, non solo hanno reso incandescenti i passaggi della staffetta olimpica, ma contano di salire sul palcoscenico dei Giochi per gridare contro quei diritti umani negati nelle province cinesi, oltre alla repressione in Tibet, anche nello Xin Xiang, la regione a maggioranza islamica, e denunciare le politiche accomodanti del governo di Pechino con i regimi dittatoriali, come in Sudan.

La campagna internazionale for Tibet e altre 140 associazioni si sono unite all?attacco, hanno preso carta e penna e spedito lettere alla Coca Cola affinché la società delle bollicine chieda al Cio di far passare la fiaccola olimpica per Lhasa, la capitale tibetana. Proposta rinviata al mittente. «Le Olimpiadi», ha scritto in una nota Coca Cola, «sono un? occasione unica per mettere in contatto i consumatori di tutto il mondo».

Alla logica del business però potrebbe rispondere quella del boicottaggio. Almeno quello dei consumatori mobilitati contro le chiusure degli sponsor. Le multinazionali però non battono ciglio. McDonald?s ha risposto alle critiche sostenendo che «le Olimpiadi non sono il posto giusto per parlare di diritti umani e inoltre la Fondazione McDonald?s resta molto impegnata nei Paesi in via di sviluppo». General Electric, dopo aver incassato un crollo dei profitti, si è affrettata a dire che «non bisogna politicizzare l?evento».I

nsomma, affari e diritti umani viaggiano per strade opposte. In gioco non ci sono solo le sponsorizzazione olimpiche ma il mercato orientale, l?unico oggi che vanta tassi di crescita formidabili (Pil a più 11%), e la marea di investimenti in moneta sonante, dollari del debito Usa acquistati depositati nei forzieri di Pechino. A gettare altro fuoco alle polveri ci ha pensato Dream For Darfur, l?ong promossa dall?attrice Mia Farrow, che ha stilato una pagella sui silenzi degli sponsor olimpici in merito alle complicità cinese nel conflitto civile in Sudan. Bocciati tutti o quasi. I 19 principali sponsor passati al setaccio superano con difficoltà la F, il voto peggiore.

Ma c?è anche il rischio che il polverone sollevato diventi una bolla di sapone. Non è la prima volta che multinazionali finiscono nel mirino degli attivisti per la politica del laisser faire sulla Cina. Google, pour di entrare nel mercato del celeste impero, ha accetto di buon grado l?autocensura. Yahoo ha perfino concesso alle autorità di Pechino informazioni su alcuni utenti, giornalisti web, che sono poi stati incarcerati. E quel che è peggio è che gli abitanti del pianeta non cambieranno canale sdegnati per la mano di ferro di Pechino. Almeno questo è quanto si desume dalla vendita di spazi pubblicitari messi in vendita da Nbc, l?emittente americana che si è aggiudicata l?esclusiva sulle riprese olimpiche. Il network, secondo fonti aziendali, avrebbe già ceduto il 75% dell?advertising. Davvero «pecunia non olet». E l?unico brand che perderà credibilità non sarà quello delle bibite o dei pc, ma quello dei Giochi olimpici.

ECCO LE PAGELLE

  • Le pagelle di Sos Darfur

Adidas C, AnheuserBusch F, Atos Origin F, BHP Billiton F, CocaCola D, Eastman Kodak F, General Electric C+, Johnson & Johnson D, Lenovo Group Limited F, Manulife F, McDonald?s C, Microsoft F, Panasonic F, Samsung F, Staples F, Swatch F, UPS D, Visa F, Volkswagen F, Olympic Corporate Sponsor.

  • LEGENDA: A ottimo, B buono, C discreto, D sufficiente, E insufficiente, F gravemente insufficiente

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