Mondo

Olimpiadi: Coldiretti, niente cibo Made in Italy

A lanciare l'allarme è Coldiretti

di Carmen Morrone

Riceviamo da Coldiretti e pubblichiamo:
“Alle Olimpiadi di Pechino agli atleti italiani non potranno essere serviti frutta e prosciutto Made in Italy se non verranno superate le barriere ancora presenti alle esportazioni in Cina di questi prodotti.
E? questo l?allarme lanciato dalla Coldiretti che chiede un rapido intervento in riferimento alle preoccupazioni sulla qualità e sicurezza del cibo cinese espresse da molte delegazioni che stanno valutando la possibilità di portare il cibo da casa, tanto che il Comitato Olimpico Statunitense che ha già addirittura pianificato il trasporto di tonnellate di carne e di altri alimenti.

A livello internazionale è infatti particolarmente alto l?allarme nei confronti della sicurezza dei prodotti cinesi che ha riguardato per ultimo i ravioli esportati in Giappone, dove hanno causato molte intossicazioni, ma che aveva coinvolto anche giochi per bambini, dentifrici, alimenti per cani e gatti, anguille, pesce gatto e conserve vegetali. Una escalation che – ricorda la Coldiretti – ha messo in allarme le stesse Autorità cinesi che sono intervenute ritirando le licenze per la produzione a centinaia di industrie alimentari per problemi legati alla sicurezza alimentare, dopo aver verificato che nei primi sei mesi del 2007 il 19,1 per cento dei prodotti cinesi destinati al mercato interno non rispettavano gli standard di qualità. Pesce essiccato e frutta e ortaggi in scatola presentavano, in particolare, i maggiori problemi a causa della presenza di additivi e di contaminazioni batteriche, secondo i dati dell’Amministrazione Generale per il Controllo della Qualita’, l’organismo statale cinese addetto al controllo delle norme di sicurezza.

Come garantire una alimentazione sana agli atleti impegnati nelle gare olimpiche è quindi – continua la Coldiretti – un interrogativo per molte delegazioni anche alla luce degli approfonditi controlli antidoping annunciati durante le gare. Un obiettivo che riguarda anche l?Italia che, nonostante le ripetute missioni diplomatiche, non è ancora riuscita a rimuovere gli ostacoli all?import di molti prodotti Made in Italy. In questa situazione gli atleti italiani potrebbero partire svantaggiati, non potendo inserire nel proprio menu? prodotti importanti nella dieta degli sportivi, a causa delle misure protezionistiche assunte dal Paese asiatico.

L?ultimo esempio risale a pochi giorni fa quando sono stati bloccati i primi prosciutti italiani sbarcati in Cina, nonostante il via libera formale all’importazione di prosciutti tricolore concesso dalle Autorità orientali già nel luglio 2007. Una cinquantina di prosciutti di Parma destinati ad arricchire le tavole dei ristoratori nel paese asiatico – riferisce la Coldiretti – sono stati fermati alle dogane con pretestuose motivazioni amministrative, nonostante le prime negoziazioni commerciali per superare gli ostacoli burocratici all’arrivo nel piatto dei consumatori cinesi di uno dei prodotti piu’ rappresentativi del Made in Italy alimentare risalgano al 2003 e sembravano aver avuto una svolta positiva nell’estate del 2007 con un accordo tra Italia e Cina. Le difficoltà di esportazione nel paese asiatico riguardano anche altri importanti prodotti italiani come l’ortofrutta fresca, in particolare mele e kiwi, anche questi ostacolati dal mancato superamento degli ostacoli di carattere burocratico, sanitario ed amministrativo, che hanno sino ad ora impedito le spedizioni.

Secondo la Coldiretti lo stop ingiustificato dei prodotti italiani alle frontiere italiane raffredda gli entusiasmi generati dai ripetuti annunci dei viaggi diplomatici ed evidenzia la necessità di rivedere i rapporti commerciali: le importazioni in Italia di prodotti agroalimentari dalla Cina superano di quasi sette volte in valore le esportazioni Made in Italy nel paese asiatico. Nell’agroalimentare – conclude la Coldiretti – è cresciuto del 20 per cento il deficit commerciale con la Cina che ha raggiunto valori insostenibili con le importazioni che superano del 580 per cento in valore le esportazioni, sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2007″.


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