Milano Cortina 2026

Olimpiadi, cantieri in ritardo, allarme sicurezza per i sindacati

Sono partiti con il taglio degli alberi, e con un ritardo di quasi tre anni, i lavori per costruire la nuova pista da bob a Cortina, per quelli che dovevano essere i primi giochi “sostenibili”. Il cantiere dovrà avanzare a ritmi serratissimi, perché l’impianto deve essere omologato a marzo 2025. «Chiederemo il rispetto delle regole e tutti i controlli per garantire la sicurezza degli operai», dice Denise Casanova della Cgil di Belluno. Non solo gli ambientalisti, ma anche il Comitato olimpico internazionale, hanno detto no a un’opera che farà la fine della pista di Cesana, fatta per Torino 2006 e poi abbandonata

di Elisa Cozzarini

A Cortina hanno vinto l’orgoglio veneto e nazionale: con quasi tre anni di ritardo, sono iniziati – più o meno – i lavori per la contestatissima nuova pista da bob, skeleton e slittino per le Olimpiadi invernali del 2026, annunciate come le prime basate sulla sostenibilità. All’alba del 21 febbraio, le motoseghe hanno iniziato il taglio del lariceto secolare ai piedi delle Dolomiti patrimonio dell’Umanità. La nuova pista, lunga 1.650 metri, con sedici curve, dovrà essere pronta per l’omologazione a marzo 2025. Se non lo sarà, bisognerà trasferire le competizioni in altra sede, all’estero. Per trovare un’azienda disposta a prendersi in carico il lavoro, dopo tre gare andate a vuoto, è stato fatto un appalto molto ridimensionato, per 81 milioni di euro, andando incontro alle esigenze delle aziende, e ha risposto il gruppo Pizzarotti.

Ma gli ambientalisti avvisano che i costi lieviteranno, perché alcuni interventi necessari sono stati tolti dal bando “light” voluto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. I tempi del cantiere sono serratissimi. Nei momenti di picco ci lavoreranno fino a duecento operai e si prevedono fino a due turni al giorno, per sei giorni alla settimana. Il Comitato olimpico internazionale – Cio ha ribadito più volte di non considerare necessaria l’opera, che rischia di diventare una cattedrale nel deserto, come la pista da bob di Cesana delle Olimpiadi di Torino 2006, e chiede un piano per la gestione futura della struttura. (Ne abbiamo parlato qui: https://www.vita.it/cortina-linsostenibile-pista-dei-giochi-green/ e qui: https://www.vita.it/i-ragazzi-di-cortina-gli-attivisti-contro-la-pista-di-bob-convincono-zaia/).

«Ai rappresentanti del Cio in visita a Cortina è stato detto che i lavori sono iniziati. Ma non è vero. Gli operai non sono ancora arrivati. Mancano anche gli alloggi temporanei dove vivranno. Quindi il cantiere non è realmente partito ed è già passata una settimana dalla consegna dei lavori. Ancora tempo perso», affermano le associazioni ambientaliste dell’Alto Bellunese. Loro è lo scatto con i larici appena tagliati, sepolti dalla neve, venerdì 23 febbraio, a testimonianza che i lavori sono già fermi.

Larici tagliati sepolti dalla neve il 23 febbraio

«Come sindacato pretendiamo massima attenzione e rispetto delle regole. Per prima cosa abbiamo chiesto i documenti che attestano la bonifica bellica dell’area di sette ettari, che è stata interessata dalla prima e dalla seconda guerra mondiale. E, se parliamo di sicurezza, quando lavori a ritmi tanto serrati, che pressione metti agli operai? Con quali conseguenze?», si chiede Denise Casanova, della Cgil di Belluno. «In questa questione, la politica è stata prevaricatrice di ogni buon senso e minima regola che possa esserci in un Paese civile. Ci sarà uno spreco di soldi pubblici per costruire e mantenere una nuova pista che per il Cio è inutile, che non risponde al bisogno dei cittadini e nemmeno degli sportivi. Non solo: si costruirà un villaggio olimpico “usa e getta” a Fiames, invece di ristrutturare la colonia Eni di Borca di Cadore progettata da Edoardo Gellner, che avrebbe potuto ospitare, dopo i giochi, i lavoratori che non trovano alloggio a basso costo a Cortina».


Casanova sottolinea anche che il sindacato e molte altre realtà del territorio non sono stati coinvolti nelle scelte fatte in vista delle Olimpiadi. «Potevano essere un’opportunità, invece la gestione è stata pessima e, se non si riusciranno a finire i lavori della pista, a Cortina resterà un mostro che nessuno più utilizzerà. In compenso avremo devastato ettari di bosco. Abbiamo politici che pensano solo alle elezioni: solo in funzione di questo, il cantiere doveva essere aperto a tutti i costi».

Sin dall’inizio le associazioni ambientaliste del Bellunese e nazionali si sono opposte alla costruzione della pista. Lunedì 19 febbraio, giorno in cui era stata annunciata l’apertura dei lavori, circa 150 persone si sono date appuntamento ai piedi delle Tofane, per dire ancora una volta: “Non in mio nome”. Roberta De Zanna, consigliera comunale di minoranza per la lista civica Cortina Bene Comune, commenta: «Non è importante sapere se oggi siamo in tanti o in pochi, l’importante è esserci. Qualcuno dirà che non serve, ma non è così, la presenza serve sempre. Serve a far vedere che non accettiamo supinamente le decisioni calate dall’alto. Serve alle nostre coscienze, per poter dire ai nostri figli e nipoti: “io c’ero e mi sono battuta per evitare la costruzione di quest’opera insostenibile”».

Il presidio ambientalista del 19 febbraio a Cortina

Dall’annuncio delle Olimpiadi a oggi, molti cittadini, associazioni, comitati, politici hanno dedicato le loro energie al tema della pista da bob. Prosegue De Zanna: «Abbiamo letto e studiato pacchi di carte e progetti, abbiamo scritto lettere a tutti gli enti coinvolti, fatto interrogazioni e interpellanze parlamentari, abbiamo inviato comunicati stampa, siamo stati attivi sui social network e tanto altro. Tutto per portare alla luce le incongruenze di questo progetto e per informare la popolazione con dati e fatti reali, mentre dalla controparte non è mai stato organizzato nulla. A oggi ancora non è stato illustrato il progetto e gli abitanti della zona circostante il cantiere non sanno neanche se potranno transitare o meno per andare a casa. La pista da bob è solo uno dei tanti temi che dovremo affrontare per portare avanti una visione differente dei territori montani, con un’attenzione rivolta ai bisogni dei residenti, un’offerta turistica che non trasformi la montagna in un parco giochi e che tenga conto dei cambiamenti climatici». 

Intanto su LinkedIn, si è chiusa da poco la finestra per presentare le candidature alla Fondazione Milano Cortina per la posizione del Sustainability Content and Special Projects Manager: https://www.linkedin.com/jobs/view/sustainability-content-and-special-projects-manager-at-fondazione-milano-cortina-2026-3809589838/?originalSubdomain=it. Sul suo tavolo, il dossier scottante dell’insostenibile pista di Cortina.

In apertura, nella foto di Marco Ottico/LaPresse, una manifestazione milanese contro i progetti delle Olimpiadi invernali.

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