Volontariato

Oligarch, lezione di cinema alla moscovita

Recensione del film "Oligarch" di Pavel Lounguine.

di Giuseppe Frangi

La Russia? è come un orso. Se t?azzanna ti fa molto male. Nella Mosca dell?era Eltsin questa massima, proclamata da uno dei protagonisti di Oligarch, bellissimo film di Pavel Lounguine, non conosce smentite. Sembra di vedere l?America selvaggia della depressione, e Vladimir Maskhov, l?attore protagonista, sembra la reincarnazione di De Niro o Al Pacino. La storia è assolutamente classica: un gruppo di amici approfitta delle praterie di illegalità spalancate dalla caduta del comunismo, per costruire dal niente un impero economico e soprattutto mediatico. Il leader è un personaggio carismatico, dal nome impegnativo: Plato Makowski. Nei suoi confronti non ci sono sentimenti in mezzo, o lo si adora o lo si detesta. Tra chi lo detesta c?è il Cremlino, che gli scatena una guerra senza mezze misure. Una guerra alla quale, lui, irriducibile, risponde colpo su colpo, grazie alla tenuta di quella iniziale rete di amici. Sembra una trama da grande film americano. E così in buona parte è. Ma poi la mano del regista svela una vena documentaristica, fitta di flashback, che decisamente è figlia di un?altra tradizione. Niente inseguimenti, quindi. Niente effetti speciali. Niente musiche enfatiche. Per scatenare la tensione gli basta un?accelerazione di ritmo. L?affondo in uno sguardo. Non perdetevi Oligarch.


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