Leggi e norme

Ok del Consiglio dei Ministri, il femminicidio sarà reato autonomo

Approvato un disegno di legge per introdurre nel codice penale il reato di femminicidio, che sarà sanzionato con la pena dell’ergastolo.

di Sara De Carli

Il Consiglio dei ministri del 7 marzo – alla vigilia della “Festa della Donna”, così e non Giornata Internazionale della Donna la chiama nella sua dichiarazione la premier che rivendica per sé “Presidente” al maschile – ha approvato un disegno di legge per introdurre nel codice penale il reato di femminicidio, che sarà sanzionato con la pena dell’ergastolo. Oggi in Italia non esiste il reato specifico di femminicidio: esiste il reato di omicidio. La nuova fattispecie penale di “femminicidio” che ora il Governo propone di introdurre è legata – dice lo stesso comunicato del Consiglio dei Ministri – «all’estrema urgenza criminologica del fenomeno».

Le novità

Il disegno di legge Roccella-Nordio in particolare prevede che sia punito con l’ergastolo «chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità». Anche per i delitti più tipici di codice rosso, quali maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn, viene previsto un aumento delle pene previste di almeno un terzo e fino alla metà o a due terzi, a seconda del delitto.

Il testo prevede – fra le altre cose – l’ascolto obbligatorio della persona offesa da parte del pubblico ministero, non delegabile alla polizia giudiziaria, nei casi di codice rosso; introduce specifici obblighi informativi in favore dei prossimi congiunti della vittima di femminicidio; modifica i benefici penitenziari per autori di reati da codice rosso; introduce il diritto per le vittime di reati da codice rosso di essere avvisate dell’uscita dal carcere dell’autore condannato, a seguito di concessione di misure premiali. Il testo verrà ora ovviamente esaminato dal Parlamento.

Il commento

D.i.Re-Donne in Rete contro la violenza, pur trovando alcuni elementi positivi del testo del ddl – in particolare, finalmente, la formazione obbligatoria dei magistrati – constata che l’articolazione delle proposte arriva prima (e senza) un vero confronto con chi lavora quotidianamente su questi temi: «L’introduzione della fattispecie di reato e il riconoscimento giuridico del reato di femminicidio non ci tranquillizza e credo che, solo attraverso il presupposto del riconoscimento delle fondamenta del reato, ovvero della esistenza delle discriminazioni di genere, si possa pensare all’efficacia dell’intervento», dichiara a caldo Antonella Veltri, presidente D.i.Re. «Non ci aspettiamo un calo del numero dei femminicidio, perché come abbiamo detto più volte, non è con pene severe o più severe che si afferma il diritto delle donne di vivere una vita libera dalla violenza».

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