Politica

Ok all’assegno “ponte” per figli

Elena Bonetti: «Con l’assegno per i figli diventa realtà il primo pezzo del Family Act. Il Presidente Draghi lo aveva promesso e oggi a vincere è l’Italia, con una politica di visione e di investimento nelle nuove generazioni»

di Redazione

Il Consiglio dei Ministri del 4 giugno ha approvato un “decreto ponte” da circa tre miliardi di euro per avviare l’assegno unico universale da luglio. Si tratta di una misura “ponte” perché in questo secondo semestre del 2021 non partirà l’assegno vero e proprio, con la sostituzione e il riordino del sistema delle detrazioni e degli assegni: quelle restano per tutto il 2021, ma si aggiunge per la prima volta una misura di sostegno ai carichi familiari per i lavoratori autonomi, partite Iva e incapienti, quelli cioè che fino ad oggi sono stati esclusi da misure di sostegno ai carichi familiari. Secondo quanto anticipato dall’Ansa, per loro l’assegno sarà collegato all’Isee e andrà da un minimo di 30 euro euro al mese a figlio per chi ha un Isee tra i 40 e i 50mila euro fino a un massimo di 217,8 euro al mese a figlio per le famiglie con Isee fino a 7.000 euro e almeno 3 figli. Sopra i 50mila euro di Isee l’assegno si azzera. Per i figli con disabilità è prevista una maggiorazione di 50 euro al mese.

«Con l’assegno per i figli diventa realtà il primo pezzo del Family Act. Il Presidente Draghi lo aveva promesso e oggi a vincere è l’Italia, con una politica di visione e di investimento nelle nuove generazioni. È un impegno chiaro che le famiglie italiane avevano atteso per anni e che finalmente riconosce il valore che ogni bambina e ogni bambino hanno nella vita di tutta la nostra comunità», ha scritto su Facebook la ministra per la Famiglia Elena Bonetti.

«L’Assegno Unico approvato oggi con un decreto-legge è una buona norma transitoria e, soprattutto, il primo passo di una “riforma epocale” come l’ha definita il Presidente del Consiglio Mario Draghi agli Stati Generali della Natalità», commenta il Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo. «È la prima volta che c’è una tale convergenza politica, sociale e mediatica su una riforma così importante, segno che si è compreso che la natalità è vitale per la ripartenza di tutto il Paese. Adesso bisogna trovare le risorse necessarie entro il 31 dicembre 2021 affinché nessuna famiglia ci perda, ma anzi tutte ci guadagnino. Questo è il nodo del cambiamento culturale che dimostrerà di considerare i figli non un costo ma un investimento e di iniziare a far ripartire la natalità», conclude De Palo. I 6 miliardi aggiuntivi stanziati rispetto alle cifre che attualmente il Paese destina agli assegni familiari e ai vari bonus/doti non sono infatti sufficienti a garantire un assegno universale, che quindi allarghi la platea dei nuclei beneficiari e che sia vantaggioso rispetto all’esistente per quelli che già ricevono un assegno.

Accanto all’allargamento della platea, una parte dei 3 miliardi "in capo" a questo secondo semestre del 2021 dovrebbe essere utilizzata per aumentare gli assegni ai lavoratori dipendenti, che già li ricevono.

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