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Ok all’adozione di embrioni congelati
Impossibile definire un embrione orfano, e quindi distruggerlo. La Commissione voluta dalla Roccella dice anche che i costi per la crioconservazione non saranno a carico delle coppie
Stop alla biobank per la conservazione di tutti gli embrioni orfani. Divieto alla loro distruzione. Sì invece alla possibilità di adottarli, impiantarli in utero e far nascere un bambino. Sono queste, secondo l’anticipazione fatta oggi dal Corriere della Sera, i principali contenuti del documento finale elaborato dalla Commissione di studio sulle problematiche relative agli embrioni conservati nei centri di Procreazione medicalmente assistita, istituita per volere del sottosegretario Eugenia Roccella nel maggio 2009, che ieri avrebbe presentato al ministro Fazio il frutto del suo lavoro.
Compito della commissione era quello di dirimere i tanti problemi innanzitutto giuridici emersi negli anni scorsi, quando si tetntò di fare un censimento degli embrioni congelati e abbandonati dai legittimi genitori. L’Iss riuscì a raccogliere le rinunce formali all’impianto per soli 2.527 embrioni su circa 20mila. «Molti genitori», spiegava a Vita Giulia Scaravelli, responsabile del registro nazionale della procreazione medicalmente assistita, «hanno espresso l’intenzione di non decidere nulla finché non saranno date loro informazioni precise sul destino degli embrioni abbandonati. D’altro canto abbiamo capito che dichiarare abbandonati gli embrioni i cui genitori in dodici mesi non hanno dato alcuna risposta è una strada impraticabile, da un punto di vista umano, etico e legale».
Ecco quindi la decisione della Commissione: è impossibile dichiarare un embrione orfano, perché l’eventuale rinuncia al trasfrimento in utero è sempre revocabile. Gli embrioni quindi andranno tutti conservati sine die, o meglio, fino a che si potrà stabilire con certezza, grazie alla ricerca scientifica, la morte degli embrioni crioconservati. Oppure dati in adozione.
Il documento ha avuto il voto contrario di Carlo Alberto Redi e Amedeo Santosuosso. «L’apertura all’adozione è una bella proposta, ma credo che cadrà nel vuoto. Perchè di fatto è impraticabile», ha commentato il biologo Redi, direttore scientifico della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia. «Stiamo parlando di decine di migliaia di embrioni in sovrannumero e adottarli tutti, trovando donne che accettino di farli crescere in utero, mi sembra una soluzione davvero impraticabile, anche perchè il numero di questi embrioni inutilizzati continua a crescere».
Una sentenza della Corte Costituzionale, infatti, a maggio 2009 ha tolto il limite massimo dei 3 embrioni da realizzare per ogni ciclo, previsto dalla legge 40 e ampliato di fatto la possibilità di congelare embrioni. Cosa che i centri sono tornati a fare. Per questo la commissione ha dato anche la sua indicazione su un altro tema caldo: chi deve pagare i costi del congelamento. Escludendo che possa essere a carico delle coppie.
Ecco un passaggio del comunicato del Ministero: «La Commissione ha concluso i suoi lavori lo scorso 8 gennaio 2010. Nella relazione viene sottolineata l’opportunità di aggiornare le attuali modalità con cui esprimere il consenso informato. È inoltre indicata la necessità di modificare le attuali disposizioni normative relative all’istituzione della banca degli embrioni cosiddetti “abbandonati” e al loro trasferimento. Secondo la commissione non risulta infatti possibile qualificare gli embrioni crioconservati come “abbandonati” in via definitiva, seppure in presenza di una dichiarazione esplicita da parte dei genitori in quanto il consenso è sempre revocabile. Anche in considerazione della recente sentenza della Corte Costituzionale, la 151/2009, rimane il divieto di distruzione degli embrioni stessi. Tutti gli embrioni attualmente crioconservati nei Centri, e in particolare quelli generati prima dell’entrata in vigore della L. 40/2004, dovrebbero rimanere a carico dei Centri stessi, non delle coppie. La commissione auspica un investimento nella ricerca scientifica al fine di individuare criteri certi, attualmente non definiti, per stabilire la morte o la perdita di vitalità degli embrioni, ed evitarne quindi una possibile conservazione a tempi indefiniti. Per consentire un’informazione quanto più completa possibile alle coppie che accedono alle tecniche di Pma, la commissione auspica la massima trasparenza dei dati relativi alle attività di ogni singolo centro. Il documento prodotto dalla Commissione è attualmente all’attenzione del Ministro per la valutazione di eventuali provvedimenti».
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