Welfare

Oim e Unicef in aiuto ai minori fuggiti dalla Libia

Identifica diversi bambini fuggiti verso la Tunisia e che rischia di divenire soggetti di abusi e sfruttamento

di Redazione

«Sono stati identificati numerosi minori non accompagnati, fuggiti dalla Libia verso la Tunisia che rischiano di diventare i principali soggetti di abuso, sfruttamento e violenza. Molti di loro, negli scorsi mesi, hanno cercato protezione nei campi per migranti posti lungo la frontiera tra Tunisia e Libia».
È quanto afferma l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) che, insieme all’Unicef, sta lavorando per aiutare tutti questi bambini e quelli che arriveranno nei prossimi giorni dai confini libici.

«Secondo l’Unicef – spiega l’Oim – dall’inizio della crisi libica sono stati identificati 150 bambini che come tanti altri migranti sono fuggiti dalle violenze riversandosi nei paesi limitrofi. Sono ragazzi tra i 15 e i 17 anni, provenienti da piccoli villaggi vicini al confine libico con Ciad e Niger: altri, invece, sono minori di origine maliana, ivoriana, ghanese, etiope e sudanese. I bambini, mandati in Libia da genitori e parenti per poter inviare soldi a casa – continua l’associazione – avevano lavoretti occasionali o erano impiegati da famiglie e da imprese di costruzione».

Il team dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, presente a Ras Adjir, principale punto d’accesso alla Tunisia, riferisce che «sono state, inoltre, identificate alcune ragazze vittime di tratta che sono apparentemente arrivate nel paese per studiare e lavorare, ma che alla fine sono finite in un giro di prostituzione». Il responsabile per la Protezione dei Minori Oim, Agnès Tillinac, ammette di non sapere «se queste ragazze sono arrivate al confine con i loro stessi sfruttatori o con dei compatrioti che si sono solo offerti di aiutarle. Purtroppo, abbiamo poche fonti e risorse per approfondire queste indagini».

«Il nostro obiettivo – spiega Tillinac – è quello di facilitare il ricongiungimento dei bambini con le loro famiglie. Già 41 di loro sono tornati dalle famiglie in Ciad, Niger e Senegal dopo aver ricevuto cibo, vestiti, supporto nell’istruzione o un’opportunità di formazione professionale. È un processo lungo e difficoltoso – continua – I genitori dei bambini devono essere rintracciati dalla Croce Rossa Internazionale e poi contattati dalla nostra associazione. In seguito  ci assicureremo che il ricongiungimento con la famiglia offra ai bambini delle condizioni di vita dignitose».

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