Ognuno resti a casa propria, è un ritornello quotidiano, un modo per indicare che a casa mia non ti voglio, che il muro è alto e la porta è chiusa.
Ma infondo cosa significa casa? Chi ne parla? E a chi?
La casa è il luogo delle relazioni, il luogo che da sicurezza, agiatezza, ristoro. Ma casa è anche la Comunità a cui appartengo e con cui costituisco un’identità di popolo. E’ un concetto che geneticamente appartiene a tutti noi, al punto da diventare un bisogno primario. Senza una casa non sei nessuno, sei invisibile, emarginato e reietto. A pensarci bene però oggi casa è sinonimo di casta, serve a distinguere le persone dagli … altri uomini.
Allora forse dobbiamo andare più in profondità e cercare di capire se la parola uomo o persona appartiene a tutti o solo a coloro i quali fanno parte di una casta, che hanno uno status civile ed economico dominante, che hanno la loro Casa e di questa sono rappresentativi. Persone che hanno sentito il bisogno di ricercare, acquisire e comprare titoli aggiuntivi, di carriera e ricchezza per accumulare e gestire. E’ così che il potere si è nel tempo concentrato nelle mani di pochi, il benessere in poche porzioni di questa Terra, con una nuova forma di colonizzazione.
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Cosi sono iniziate le migrazioni verso quelle terre dominanti, sperando di diventare parte della casta, di avere una casa. La migrazione è stata ed è fenomeno circolare, nel tempo ha riguardato tutti, c’è chi ha trovato casa, c’è chi e divenuto casta, c’è chi è ancora in viaggio.
Sono taglienti, come sempre le parole di Papa Francesco pubblicate da Avvenire www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-no-al-nazionalismo-accogliere-i-migranti.it Ieri il Pontefice ieri ha incontrato i componenti della Pontificia Accademia delle scienze sociali guidati dal Stefano Zamagni e ha ribadito che "ogni persona o famiglia che è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità". Anzi, "in questa ottica il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l'umanità". Ecco allora riproporre i quattro verbi attorno alla questione migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
Mi è sembrato un grande invito a tutti noi a costruire e divenire casa e reagire e agire a un tempo in cui gli uomini migrano, le guerre per il potere distruggono Città, Nazioni e persone, la strada diventa casa e le tempeste sociali producono povertà lasciando uomini e donne senza casa, senza dignità. Se questo ragionamento ha un senso allora la frase Ognuno resti a casa propria suona come auspicio. E’ la concreta possibilità che si scelga finalmente una sostenibilità per tutti, si aderisca al concetto per cui la terra può sfamarci tutti e se tutti si sfamano, nessuno morirà più di fame e di opulenza.
Proviamo ad accettare questa nuova profezia, questa nuova ma antica legge naturale che ci fa nascere nello stesso modo, da un amore e per amore, che non accetta idoli d’oro e si nutre di laica fratellanza. Ognuno resti a casa propria perché tutti hanno le medesime opportunità Ognuno resti a casa propria, perché tutti hanno la capacità generativa di cambiare il mondo, perché la terra sia casa per tutti.