Sostenibilità

«Ogni cittadino è come un capo di Stato»

Il ministro degli Esteri illustra le politiche per il clima

di Redazione

«I governanti devono fare la loro parte, ma anche i singoli hanno responsabilità precise: risparmiare energia, riciclare i rifiuti, rispettare l’ambiente». Copenhagen? «Grazie agli accordi raggiunti al G8 c’è da essere ottimisti» Quali politiche per il clima, come si sta muovendo il governo italiano? Ecomondo ha intervistato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in vista dell’appuntamento decisivo di Copenhagen.
Ecomondo: Ministro, qual è l’impegno italiano per assicurare il successo dei negoziati sul cambiamento climatico a Copenhagen a dicembre?
Franco Frattini: Come presidente del G8, l’Italia si è impegnata a fondo in vista della Conferenza di Copenhagen. A L’Aquila siamo riusciti ad ottenere importanti risultati, che ci fanno guardare a questo appuntamento con un moderato ottimismo. Sono risultati notevoli, che spianano la strada ad un riavvicinamento tra le posizioni dei Paesi più avanzati e quelle dei Paesi emergenti sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, cioè il problema, indubbiamente, più spinoso. Vorrei anche sottolineare che la positiva conclusione del negoziato europeo sul pacchetto clima-ambiente ha consentito alla presidenza italiana del G8 di adoperarsi con maggiore efficacia per il successo del negoziato ambientale globale, e ci ha sicuramente fornito uno stimolo in più per richiedere maggiori sforzi ai Paesi non europei.
Ecomondo: Come si sta muovendo l’Italia per sostenere l’adattamento e la mitigazione dei Paesi in via di sviluppo?
Frattini: Deve valere il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. Occorre richiedere a ogni Paese uno sforzo commisurato al proprio “contributo” all’inquinamento del pianeta, riconoscendo, allo stesso tempo, la particolare vulnerabilità dei Paesi più poveri che, pur avendo minori responsabilità nei fenomeni legati ai cambiamenti climatici, ne subiscono spesso gli effetti in misura maggiore rispetto ai Paesi più industrializzati. È nostro dovere, quindi, aiutarli a sviluppare più efficaci misure di adattamento. Il punto fondamentale è favorire il trasferimento di risorse e tecnologie avanzate. Gli Stati devono fare la loro parte, ma devono anche favorire un coinvolgimento del settore privato, incoraggiando gli investimenti in tecnologie verdi con adeguati incentivi e facilitazioni.
Ecomondo: Cosa intende fare l’Italia internamente per attuare politiche di adattamento e mitigazione coerenti con le posizioni assunte durante il G8?
Frattini: Il governo italiano è impegnato su più fronti: il sostegno alle energie pulite, al risparmio e all’efficienza energetica; la promozione della mobilità sostenibile e dell’utilizzo di combustibili meno inquinanti; il rinnovamento dei vecchi impianti mediante altri meno inquinanti; gli accordi con le grandi imprese. Molto significativo è il recente «Patto per l’ambiente». Siglato con importanti gruppi industriali italiani, prevede, tra l’altro, investimenti ingenti nelle energie rinnovabili e un fondo di rotazione per le piccole e medie imprese che vogliono investire in questo settore, stimolando investimenti fino a tre miliardi di euro che porteranno a una riduzione di circa cinque milioni di tonnellate all’anno di CO2, pari al 17% delle 30 milioni di tonnellate annue il cui abbattimento si stima necessario per raggiungere gli obiettivi di Kyoto da parte dell’Italia. Insomma, stiamo incanalando l’Italia verso un futuro in cui la sostenibilità è motore di sviluppo.
Ecomondo: Quale impatto ritiene che potrebbero avere i cambiamenti climatici sulla sicurezza a livello globale?
Frattini: Un impatto pesante. Rischi che un pianeta la cui popolazione è in rapida crescita non può permettersi di affrontare: alterazioni permanenti delle caratteristiche climatiche di questa o quella regione del globo, e intensificazione dei fenomeni atmosferici violenti. In entrambi i casi le ripercussioni sulla sicurezza sono significative: pensiamo innanzi tutto all’Africa ed ai piccoli Paesi insulari. È un fenomeno che, per la sua portata, richiede uno sforzo globale da parte di tutta la comunità internazionale. Non esistono soluzioni nazionali al problema dei cambiamenti climatici. Ma le soluzioni adottate a livello internazionale rischiano di essere inefficaci se non inserite nel quadro di una strategia globale di ampio respiro. Senza dimenticare che la difesa della nostra sicurezza, e di quella dell’intero pianeta, ha inizio anche nei piccoli gesti e nelle abitudini quotidiane. Dobbiamo tutti imparare a risparmiare il più possibile l’energia che utilizziamo, a riciclare i rifiuti favorendone la raccolta differenziata, a rispettare l’ambiente che ci circonda. In questo, la responsabilità che spetta ad ognuno di noi non è diversa da quella che fa capo ai singoli Stati.

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