Sostenibilità
Ogni anno in discarica 2,8 miliardi di potenziali combustibili
Lo evidenzia una ricerca di Nomismaenergia sull'impiego dei Combustibili Solidi Secondari
di Redazione
Le discariche sono piene di potenziali combustibili ma l'Italia non approfitta dell'opportunità, restando indietro rispetto altri paesi europei. E così Davide Tabarelli, presidente di Nomismaenergia, «in Italia ogni anno si buttano in discarica 2,8 miliardi di euro di potenziali combustibili» che invece potrebbero essere impiegati in produzioni industriali.
In particolare Nomismaenergia, in collaborazione con Aitec-Confindustria (Associazione italiana tecnico economica cemento) ha elaborato una ricerca che evidenzia i benefici derivanti dall'impiego dei Combustibili Solidi Secondari (Css), ottenuti dai rifiuti urbani (Ru), nel settore industriale, in particolare nei cementifici. La combustione di Css nei processi di produzione del cemento rappresenta la soluzione più sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale, energetico ed economico.
Tutto ciò che finisce in discarica, spiega Tabarelli, «ha un contenuto energetico che se non viene recuperato si disperde con pesanti conseguenze per l'ambiente, visto che rilasciano Co2, ma anche per l'economia, visto che l'Italia importa oltre l'80% del fabbisogno di energia». Le circa 17 milioni di tonnellate di rifiuti che ogni anno finiscono in discarica, dunque, sono «un totale spreco». Secondo la ricerca, supponendo un contenuto medio dei Ru di 2.200 kcal/kg, significa buttare 3,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio in discarica.
Dallo studio emerge che in Italia nel 2010 solo l'8% dell'energia termica necessaria per produrre il cemento è stata ottenuta da combustibili alternativi (rifiuti), mentre il restante 92% è stato ottenuto da combustibili fossili non rinnovabili, prevalentemente di importazione e soggetti all'andamento dei prezzi del petrolio.
Il fuel mix di combustibili alternativi utilizzati nelle cementerie italiane (312 mila tonnellate nel 2010) è costituito per circa il 15% da combustibili liquidi e il restante 85% da Css (combustibili derivati da rifiuti urbani, plastiche e gomme, pneumatici fuori uso, fanghi da depurazione acque reflue).
L'utilizzo di combustibili alternativi in parziale sostituzione di combustibili fossili tradizionali in cementeria ha consentito nel 2010 il risparmio di circa 260 mila tonnellate di combustibili fossili e conseguenti 340 mila tonnellate di emissioni di Co2 evitate. In Germania, nello stesso anno, il tasso di sostituzione termica media dell'industria cementiera tedesca è risultato pari al 61%.
Il tasso medio europeo di sostituzione termica in cementeria dagli ultimi dati disponibili è pari al 19%: questo ha consentito alle cementerie europee di risparmiare 5 milioni di tonnellate di combustibili fossili e di evitare 8 milioni di tonnellate di emissioni di Co2. L'Italia nel 2010 e' risultata essere il primo produttore di cemento in Europa, seguito dalla Germania che ne ha prodotto circa il 12% in meno.
Sempre secondo lo studio, le cementerie italiane sono pertanto ad oggi già in grado, con gli opportuni investimenti necessari, di raggiungere il 50% di sostituzione calorica media (valore pari all'ordine di grandezza di quello raggiunto in Germania) ottenendo un risparmio di 1,3 milioni di tonnellate di combustibili fossili e una diminuzione di emissioni di Co2 di 3,6 milioni di tonnellate annue (pari a circa il 12% delle emissioni totali del settore nel 2010).
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