Sostenibilità
Ogm: Legambiente, nel 2001 irregolare 1 sito privato su 5
Un quinto dei siti privati nei quali erano sperimentate colture ogm in campo aperto (26 in tutto, pari al 10% dei 289 registrati in Italia dal 1992 al 2001)
di Redazione
”In Italia come in Europa vale la moratoria sugli ogm. Inoltre, le passate esperienze sulla sperimentazione in campo aperto hanno mostrato evidenti pericoli e incertezze”. E’ questa la replica di Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, alle dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, sulla prossima emissione di un decreto sull’argomento. ”Dai controlli eseguiti nel 2001 dall’Agenzia nazionale per la protezione ambientale (Anpa) e dal Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri -ha ricordato Ferrante- un quinto dei siti privati nei quali erano sperimentate colture ogm in campo aperto (26 in tutto, pari al 10% dei 289 registrati in Italia dal 1992 al 2001) non ha rispettato le regole di sicurezza piu’ elementari, come informare il personale che lavora a contatto con organismi geneticamente modificati o rispettare le indicazioni relative alle recinzioni e quelle relative alla distruzione del materiale al termine della sperimentazione”. ”Non c’e’ alcun motivo per volere pomodori ogm made in Italy, ne’, dunque, per emanare una normativa provvisoria sulle sperimentazioni in campo aperto”, ha sottolineato Ferrante. ”L’elenco delle altre irregolarita’ e’ lungo -ha spiegato- non sempre sono state rispettate le distanze minime da altri campi coltivati con specie compatibili; il materiale organico di scarto non sempre e’ stato opportunamente distrutto, ne’ sono stati fatti i controlli del campo nei due anni successivi alla sperimentazione”. ”Troppo spesso -ha proseguito- e’ mancata ogni forma di documentazione utile ai controlli; troppo spesso non e’ stato possibile identificare la provenienza delle sementi destinate alla sperimentazione e altrettanto spesso i siti di sperimentazione non venivano adeguatamente segnalati”. ”Non c’e’ nessuna pregiudiziale -ha concluso Ferrante- ma trasformare terreni agricoli in laboratori senza opportune garanzie e’ una potenziale porta d’ingresso alle contaminazioni, contro le quali lo stesso Alemanno si e’ sempre pronunciato con forza”.
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